Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
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Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
- Istruzioni:
- Un post da 15 in cui vieni convocato dall' ufficio del Raikage per una missione. Ti presenti alla porta e bussi.
Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
Erano passati diversi giorni senza notizie dal villaggio. Oramai erano quasi 2 settimane che non ricevevo una missione, e cominciavo a patire la noia e la monotonia.
In tutta sincerità non pensavo che la vita del ninja fosse così noiosa.
Fra una missione e l'altra mi allenavo, e dividevo il mio tempo libero fra le arti ninja, il kendo e la cucina.
Ero davvero annoiato..
Dio che barba...
Quasi speravo che ci fosse qualche commissione da sbrigare in casa, giusto per rompere la monotonia.
Ero così annoiato che persino una di quelle missioni di recupero di animali scomparsi o simili sarebbe stata accolta come una benedizione.
Finalmente, le mie preghiere sembrarono essere esaudite.
Una mattina udii finalmente lo sfrego delle ali di un falco che atterrava nell'uccelliera del nostro giardino.
Corsi fuori di casa di scatto, saltando fuori dalla finestra e correndo sul tetto.
Non so come mai, ma ero convinto che quel messaggio fosse per me, nonostante tutta la mia famiglia fosse composta da ninja.
Probabilmente era solo auto-suggestione, indotta probabilmente dalla noia e dal mio desiderio di rompere la monotonia.
Saltai fuori in giardino e corsi verso l'uccelliera, afferrando il falchetto cui era stato legato alla schiena un rotolo di pergamena.
Quella maledetta bestiaccia però non era per nulla collaborativa, o forse io ero stato troppo brusco e brutale, fatto stà che quel maledetto uccellaccio cominciò a svolazzare tentando di divincolarsi, a sgraffiare ed a beccare.
Ed un falco FA MALE!!
Ci misi almeno una decina di minuti per riuscire a recuperare il rotolo.
Altri venti minuti mi sarebbero occorsi per disinfettarmi e bendarmi..
Bestiaccia maledetta...
Prima che potessi prendermi la mia vendetta sul malefico volatile quello se n'era già andato via.
Non ci giurerei, ma mi sembrava che la maledetta bestiaccia mi avesse fatto un gestaccio con le ali.
Come ultimo affronto, quella schifosa bestiaccia si fece un giro sopra di me e mi gettò addosso un suo bel ricordino.
SE TI PRENDO TI FACCIO ALLO SPIEDO MENTRE SEI ANCORA VIVO!!
Gridai all'indirizzo del mio "nemico" mentre mi pulivo la fronte con la manica del kimono.
Rientrai in casa, mi medicai alla meno peggio, ed aprii la pergamena.
Come speravo, si rivelò essere una convocazione per me.
L'ordine era di recarmi l'indomani nell'ufficio del Raikage entro le 6 del mattino..
Un orario insolito, ma probabilmente c'era un buon motivo..
Vista l'ora alla quale mi sarei dovuto presentare al palazzo del kage, andai a dormire ben presto.
Ma, nonostante tutto, non riuscivo a prendere sonno.
Sapevo che l'indomani avrei dovuto affrontare una giornata dura e pesante, ma il mio corpo si rifiutava di cedere al sonno ristoratore..
Nonostante fossero le 21 quando mi misi a letto, non riuscii ad addormentarmi prima della mezzanotte.
La mattina arrivò sempre troppo presto per i miei gusti, e la sveglia che suonava sul mio comodino mi sebrava una sorta di dichiarazione di guerra.
Da domani: Solo missioni pomeridiane..
Decisi, guardando le 4 sul quadrante della sveglia meccanica.
Lottai con tutte le mie forze per non rimettermi a dormire, ed alla fine accettai con rassegnazione di alzarmi dal letto per andare all'incontro.
Mi lavai e mi vestii svogliatamente, tanto che per annodare il kimono mi occorsero 3 tentativi.
Sembravo uno zombie mentre scendevo le scale in cerca di caffé..
Oh divino nettare degli dei, quale magnifica e corroborante sensazione mi doni...
Dissi mentre mi fiondavo sulla tazza e ne bevevo avidamente il cupo contenuto.
Dopo circa un ora dal momento in cui mi ero alzato dal letto, ero finalmente in strada, diretto all'ufficio del ninja più forte del mio paese, per rispondere alla convocazione mattutina.
Nonostante un mezzo litro di caffé trangugiato, ancora il sonno si riaffacciava, e sbadigliavo spesso e volentieri lungo la strada.
Meno male che avevo tempo..
Lungo la strada regnavano solo il silenzio ed il freddo pungente delle prime notti d'autunno.
I campi erano ancora avvolti nelle tenebre, ed il sole sembrava ben lungi dal sorgere..
Avrei probabilmente raggiunto l'ufficio del kage ben prima del giorno..
Quando arrivai davanti al palazzo ero ancora rintronato dal sonno, ed il freddo mi obbligava a strofinarmi le mani continuamente, nel tentativo di scaldarmi.
Dovetti attendere alcuni minuti prima di essere fatto accomodare.
Onestamente, vista l'ora, m'immaginavo di essere ricevuto dagli uomini del servizio di pulizia, piuttosto che da degli ufficiali ninja.
Invece, una coppia di chunin mi aprì la porta e mi scortarono fino all'ufficio del kage.
Era la mia prima volta nell'ufficio del kage del villaggio, e non sapevo se era la procedura standard o se era una eccezione, magari dovuta a mio padre, o alla ragione della mia convocazione.
Fatto sta che dopo pochi minuti, e dopo aver percorso almeno un 300 metri di scalini e corridoi, arrivai dinnanzi alla porta dell'ufficio del Raikage.
La porta era impressionante, seppur semplice: massiccia ed essenziale, pur se i materiali erano ricchi e ricercati; in linea col resto del palazzo.
Scavato interamente nel fianco della montagna più alta del villaggio, alto 50 metri distribuiti in 8 piani con il lato vertente all'esterno coperto di vetri anti-specchio con infissi in ferro battuto, conferendo al palazzo un design molto moderno: elegante e spartano al tempo stesso; almeno la metà della struttura si estendeva orizontalmente all'interno del fianco della montagna, scavata nel solido granito.
I passaggi e le stanze erano spoglie, con pochi adornamenti, come si confà al centro nevralgico di un villaggio di guerrieri.
I corridoi erano di pietra calcarea scura, i pezzi di pietra naturale erano sistemati in modo che per scorgere le spaccature fra le varie pietre del lastricato era necessario fermarsi e controllarle attentamente millimetro dopo millimetro.
Mi fermai a due passi di distanza dalla porta dell'ufficio; presi un bel respiro per mandare giù l'emozione.
Non ero mai stato un grande fan della vita del villaggio, e non potevo considerare di certo il Raikage come il mio idolo.
Potevo citare a memoria i nomi di tutti gli cheff con almeno 3 stelle Michelin, ma a stento sapevo che faccia avesse il kage del mio villaggio..
Se mio padre lo avesse mai saputo di sicuro sarebbe riuscito a farmela pagare.
Nonostante tutto ciò, ero comunque emozionato all'idea di incontrare un uomo così potente e rispettato.
Non ero un esperto di politica, ma sapevo bene che chiunque fosse riuscito ad assurgere al ruolo di Kage di uno dei 6 grandi villaggi ninja doveva possedere forza ed abilità straordinarie. Non bastava essere simpatici ai damjo; se non eri anche un grande guerriero, di certo non arrivavi a quel punto.
Quindi, trovarmi danti ad una persona di tale abilità e levatura era comunque emozionante; qualunque fosse il mio precedente interesse nei suoi riguardi.
Presi un altro paio di respiri profondi, mi sistemai capelli e vestiti, feci un passo avanti ed allungai la mano destra per stringere il battente ed annunciare la mia presenza.
In tutta sincerità non pensavo che la vita del ninja fosse così noiosa.
Fra una missione e l'altra mi allenavo, e dividevo il mio tempo libero fra le arti ninja, il kendo e la cucina.
Ero davvero annoiato..
Dio che barba...
Quasi speravo che ci fosse qualche commissione da sbrigare in casa, giusto per rompere la monotonia.
Ero così annoiato che persino una di quelle missioni di recupero di animali scomparsi o simili sarebbe stata accolta come una benedizione.
Finalmente, le mie preghiere sembrarono essere esaudite.
Una mattina udii finalmente lo sfrego delle ali di un falco che atterrava nell'uccelliera del nostro giardino.
Corsi fuori di casa di scatto, saltando fuori dalla finestra e correndo sul tetto.
Non so come mai, ma ero convinto che quel messaggio fosse per me, nonostante tutta la mia famiglia fosse composta da ninja.
Probabilmente era solo auto-suggestione, indotta probabilmente dalla noia e dal mio desiderio di rompere la monotonia.
Saltai fuori in giardino e corsi verso l'uccelliera, afferrando il falchetto cui era stato legato alla schiena un rotolo di pergamena.
Quella maledetta bestiaccia però non era per nulla collaborativa, o forse io ero stato troppo brusco e brutale, fatto stà che quel maledetto uccellaccio cominciò a svolazzare tentando di divincolarsi, a sgraffiare ed a beccare.
Ed un falco FA MALE!!
Ci misi almeno una decina di minuti per riuscire a recuperare il rotolo.
Altri venti minuti mi sarebbero occorsi per disinfettarmi e bendarmi..
Bestiaccia maledetta...
Prima che potessi prendermi la mia vendetta sul malefico volatile quello se n'era già andato via.
Non ci giurerei, ma mi sembrava che la maledetta bestiaccia mi avesse fatto un gestaccio con le ali.
Come ultimo affronto, quella schifosa bestiaccia si fece un giro sopra di me e mi gettò addosso un suo bel ricordino.
SE TI PRENDO TI FACCIO ALLO SPIEDO MENTRE SEI ANCORA VIVO!!
Gridai all'indirizzo del mio "nemico" mentre mi pulivo la fronte con la manica del kimono.
Rientrai in casa, mi medicai alla meno peggio, ed aprii la pergamena.
Come speravo, si rivelò essere una convocazione per me.
L'ordine era di recarmi l'indomani nell'ufficio del Raikage entro le 6 del mattino..
Un orario insolito, ma probabilmente c'era un buon motivo..
Vista l'ora alla quale mi sarei dovuto presentare al palazzo del kage, andai a dormire ben presto.
Ma, nonostante tutto, non riuscivo a prendere sonno.
Sapevo che l'indomani avrei dovuto affrontare una giornata dura e pesante, ma il mio corpo si rifiutava di cedere al sonno ristoratore..
Nonostante fossero le 21 quando mi misi a letto, non riuscii ad addormentarmi prima della mezzanotte.
La mattina arrivò sempre troppo presto per i miei gusti, e la sveglia che suonava sul mio comodino mi sebrava una sorta di dichiarazione di guerra.
Da domani: Solo missioni pomeridiane..
Decisi, guardando le 4 sul quadrante della sveglia meccanica.
Lottai con tutte le mie forze per non rimettermi a dormire, ed alla fine accettai con rassegnazione di alzarmi dal letto per andare all'incontro.
Mi lavai e mi vestii svogliatamente, tanto che per annodare il kimono mi occorsero 3 tentativi.
Sembravo uno zombie mentre scendevo le scale in cerca di caffé..
Oh divino nettare degli dei, quale magnifica e corroborante sensazione mi doni...
Dissi mentre mi fiondavo sulla tazza e ne bevevo avidamente il cupo contenuto.
Dopo circa un ora dal momento in cui mi ero alzato dal letto, ero finalmente in strada, diretto all'ufficio del ninja più forte del mio paese, per rispondere alla convocazione mattutina.
Nonostante un mezzo litro di caffé trangugiato, ancora il sonno si riaffacciava, e sbadigliavo spesso e volentieri lungo la strada.
Meno male che avevo tempo..
Lungo la strada regnavano solo il silenzio ed il freddo pungente delle prime notti d'autunno.
I campi erano ancora avvolti nelle tenebre, ed il sole sembrava ben lungi dal sorgere..
Avrei probabilmente raggiunto l'ufficio del kage ben prima del giorno..
Quando arrivai davanti al palazzo ero ancora rintronato dal sonno, ed il freddo mi obbligava a strofinarmi le mani continuamente, nel tentativo di scaldarmi.
Dovetti attendere alcuni minuti prima di essere fatto accomodare.
Onestamente, vista l'ora, m'immaginavo di essere ricevuto dagli uomini del servizio di pulizia, piuttosto che da degli ufficiali ninja.
Invece, una coppia di chunin mi aprì la porta e mi scortarono fino all'ufficio del kage.
Era la mia prima volta nell'ufficio del kage del villaggio, e non sapevo se era la procedura standard o se era una eccezione, magari dovuta a mio padre, o alla ragione della mia convocazione.
Fatto sta che dopo pochi minuti, e dopo aver percorso almeno un 300 metri di scalini e corridoi, arrivai dinnanzi alla porta dell'ufficio del Raikage.
La porta era impressionante, seppur semplice: massiccia ed essenziale, pur se i materiali erano ricchi e ricercati; in linea col resto del palazzo.
Scavato interamente nel fianco della montagna più alta del villaggio, alto 50 metri distribuiti in 8 piani con il lato vertente all'esterno coperto di vetri anti-specchio con infissi in ferro battuto, conferendo al palazzo un design molto moderno: elegante e spartano al tempo stesso; almeno la metà della struttura si estendeva orizontalmente all'interno del fianco della montagna, scavata nel solido granito.
I passaggi e le stanze erano spoglie, con pochi adornamenti, come si confà al centro nevralgico di un villaggio di guerrieri.
I corridoi erano di pietra calcarea scura, i pezzi di pietra naturale erano sistemati in modo che per scorgere le spaccature fra le varie pietre del lastricato era necessario fermarsi e controllarle attentamente millimetro dopo millimetro.
Mi fermai a due passi di distanza dalla porta dell'ufficio; presi un bel respiro per mandare giù l'emozione.
Non ero mai stato un grande fan della vita del villaggio, e non potevo considerare di certo il Raikage come il mio idolo.
Potevo citare a memoria i nomi di tutti gli cheff con almeno 3 stelle Michelin, ma a stento sapevo che faccia avesse il kage del mio villaggio..
Se mio padre lo avesse mai saputo di sicuro sarebbe riuscito a farmela pagare.
Nonostante tutto ciò, ero comunque emozionato all'idea di incontrare un uomo così potente e rispettato.
Non ero un esperto di politica, ma sapevo bene che chiunque fosse riuscito ad assurgere al ruolo di Kage di uno dei 6 grandi villaggi ninja doveva possedere forza ed abilità straordinarie. Non bastava essere simpatici ai damjo; se non eri anche un grande guerriero, di certo non arrivavi a quel punto.
Quindi, trovarmi danti ad una persona di tale abilità e levatura era comunque emozionante; qualunque fosse il mio precedente interesse nei suoi riguardi.
Presi un altro paio di respiri profondi, mi sistemai capelli e vestiti, feci un passo avanti ed allungai la mano destra per stringere il battente ed annunciare la mia presenza.
Rhodeus- Messaggi : 248
Data d'iscrizione : 05.06.14
Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
- Istruzioni:
- Aperta la porta trovi un segretario del raikage che ti consegna una lettera. Ok descrivi cosa fa il tuo personaggio e un breve discorso con il segretario, in un post da 15. Nel secondo post da 15 descrivi quando esci, leggi che la lettera ti dice di andare in una fattoria mezza disastrata ad un giorno di cammino. Arrivi alla fattoria e ti avvicini ad un contadino che guarda sconsolato il suo terreno. Non descriverlo ancora.
Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
Bussai 3 volte col battente in testa di leone ruggente.
Non avevo mai capito come mai in città ci fossero tante raffigurazioni di leoni di montagna, nonostante non fosse una creatura abituale dalle nostre parti.
Ma non ci feci caso.
Dopo che ebbi bussato, da dietro la porta udii una vocina stridula che mi invitava ad entrare.
Il suono di quella voce sembrava curiosamente fuori posto col resto del luogo, ma non ci diedi grossa importanza. Ero li per un lavoro, e non mi sarei fatto fermare per una sciocchezza del genere.
Aprii la pesante porta di legno pregiato, priva di ogni intarsio salvo per i battenti, ed aprendola verso l'interno della sala si udii il cigolo sordo del battiscopo di metallo sul calcare del pavimento, e dei cardini di metallo.
Così come i corridoi ed il resto del palazzo, tutto nella stanza era realizzato in modo sobrio ed elegante, pur senza adoperare alcun fregio o ornamento.
Era solamente la ricchezza dei materiali a dare l'idea della ricchezza e della potenza del villaggio, ma la sobrietà degli elementi trasmetteva l'idea della fierezza, della professionalità e della potenza marziale del villaggio.
A cominciare dalla parete in vetrate temperate che si ergeva dall'altro capo della stanza, sulla facciata esterna della montagna, ai mobili ed al pavimento, sempre in pietra importante e ricca, ma priva di inutili tappeti, moquette o quant'altro.
Aprendo venni investito dai primi raggi del sole che filtravano dalla grande vetrata di finestre dall'altro capo della stanza, davanti alla quale stava una scrivenia con diverse pile di fogli ammassati da entrambi i lati, lasciando lo spazio in mezzo all'enorme mobile di legno pregiato, semplice anch'esso nelle forme e nei decori, nonostante la preziosità dei materiali.
Evidentemente, il mio signore compieva il proprio dovere d'ufficio già dalle prime luci del mattino.
In mezzo alle scartoffie si intravedeva l'ombra di un uomo; inizialmente pensai fosse quella del Raikage. Con la luce del sole negli occhi, anche se era flebile era comunque accecante giacché non ci ero ancora abituato quel giorno.
Benvenuto, signor Himura.
Disse la vocina sgraziata al mio indirizzo.
Il Raikage ha davvero questa voce del cazz..?
Non può essere...
Mentre i miei occhi si abituavano alla luce, vidi che la sagoma dinnanzi a me era esile e ricurva.
M'immaginavo un omone tutto muscoli, alto almeno 2 metri, e largo altrettanti, ma l'uomo dinnanzi a me, e che io reputavo essere il mio kage, sembrava più che altro un passa-carte.
Era poco più alto di me, in verità, indossava un gessato grigio fumo di londra con una cravatta rossa e bianca regimental ed una camicia bianca ingiallita dall'età, o forse semplicemente di un colore orribile, ed un paio di occhiali spessi come fondi di bottiglia dalla montatura in finto legno che lo facevano sembrare un idiota.
Le rughe e la gobba sul suo corpo facevano sembrarlo probabilmente più vecchio di quanto non fosse realmente, i capelli erano pettinati con un riporto raffazzonato che non riusciva minimamente a nascondere la calvizie rampante, mentre i peli di naso ed orecchie, ingrigiti ed ingialliti dall'età e dal vizio del tabacco, sembravano compensare i capelli ormai perduti.
Se questo è un Kage, io sono Topolino...
Diamine, persino io potrei prenderlo a calci..
Come immagino avrà capito, io non sono raikage-sama. Egli è attualmente impegnato in un meeting militare di estrema importanza, ed ha incaricato me di distribuire le missioni.
Io sono il segretario Mortimer Boring.
Prego.
Nome azzeccatissimo, devo dire...
Disse porgendomi un rotolo di pergamena vergato col sigillo ufficiale del villaggio.
Allungai le mani e la presi senza dire una parola.
M'inchinai in segno di rispetto per la carica coperta da quell'ometto ridicolo e ripugnante, e mi girai sui tacchi per tornare fuori.
Ero rimasto un po' deluso in realtà. Mi ero immaginato di incontrare il kage del mio villaggio, invece avevo trovato una sorta di lecchino che si occupava solamente di distribuire scartoffie in giro...
In effetti, mi sentivo un po' insultato, anche se non capivo ancora in che modo.
Uscendo feci attenzione ad evitare di far fare troppo rumore alla porta, socchiudendola lentamente.
Non avevo mai capito come mai in città ci fossero tante raffigurazioni di leoni di montagna, nonostante non fosse una creatura abituale dalle nostre parti.
Ma non ci feci caso.
Dopo che ebbi bussato, da dietro la porta udii una vocina stridula che mi invitava ad entrare.
Il suono di quella voce sembrava curiosamente fuori posto col resto del luogo, ma non ci diedi grossa importanza. Ero li per un lavoro, e non mi sarei fatto fermare per una sciocchezza del genere.
Aprii la pesante porta di legno pregiato, priva di ogni intarsio salvo per i battenti, ed aprendola verso l'interno della sala si udii il cigolo sordo del battiscopo di metallo sul calcare del pavimento, e dei cardini di metallo.
Così come i corridoi ed il resto del palazzo, tutto nella stanza era realizzato in modo sobrio ed elegante, pur senza adoperare alcun fregio o ornamento.
Era solamente la ricchezza dei materiali a dare l'idea della ricchezza e della potenza del villaggio, ma la sobrietà degli elementi trasmetteva l'idea della fierezza, della professionalità e della potenza marziale del villaggio.
A cominciare dalla parete in vetrate temperate che si ergeva dall'altro capo della stanza, sulla facciata esterna della montagna, ai mobili ed al pavimento, sempre in pietra importante e ricca, ma priva di inutili tappeti, moquette o quant'altro.
Aprendo venni investito dai primi raggi del sole che filtravano dalla grande vetrata di finestre dall'altro capo della stanza, davanti alla quale stava una scrivenia con diverse pile di fogli ammassati da entrambi i lati, lasciando lo spazio in mezzo all'enorme mobile di legno pregiato, semplice anch'esso nelle forme e nei decori, nonostante la preziosità dei materiali.
Evidentemente, il mio signore compieva il proprio dovere d'ufficio già dalle prime luci del mattino.
In mezzo alle scartoffie si intravedeva l'ombra di un uomo; inizialmente pensai fosse quella del Raikage. Con la luce del sole negli occhi, anche se era flebile era comunque accecante giacché non ci ero ancora abituato quel giorno.
Benvenuto, signor Himura.
Disse la vocina sgraziata al mio indirizzo.
Il Raikage ha davvero questa voce del cazz..?
Non può essere...
Mentre i miei occhi si abituavano alla luce, vidi che la sagoma dinnanzi a me era esile e ricurva.
M'immaginavo un omone tutto muscoli, alto almeno 2 metri, e largo altrettanti, ma l'uomo dinnanzi a me, e che io reputavo essere il mio kage, sembrava più che altro un passa-carte.
Era poco più alto di me, in verità, indossava un gessato grigio fumo di londra con una cravatta rossa e bianca regimental ed una camicia bianca ingiallita dall'età, o forse semplicemente di un colore orribile, ed un paio di occhiali spessi come fondi di bottiglia dalla montatura in finto legno che lo facevano sembrare un idiota.
Le rughe e la gobba sul suo corpo facevano sembrarlo probabilmente più vecchio di quanto non fosse realmente, i capelli erano pettinati con un riporto raffazzonato che non riusciva minimamente a nascondere la calvizie rampante, mentre i peli di naso ed orecchie, ingrigiti ed ingialliti dall'età e dal vizio del tabacco, sembravano compensare i capelli ormai perduti.
Se questo è un Kage, io sono Topolino...
Diamine, persino io potrei prenderlo a calci..
Come immagino avrà capito, io non sono raikage-sama. Egli è attualmente impegnato in un meeting militare di estrema importanza, ed ha incaricato me di distribuire le missioni.
Io sono il segretario Mortimer Boring.
Prego.
Nome azzeccatissimo, devo dire...
Disse porgendomi un rotolo di pergamena vergato col sigillo ufficiale del villaggio.
Allungai le mani e la presi senza dire una parola.
M'inchinai in segno di rispetto per la carica coperta da quell'ometto ridicolo e ripugnante, e mi girai sui tacchi per tornare fuori.
Ero rimasto un po' deluso in realtà. Mi ero immaginato di incontrare il kage del mio villaggio, invece avevo trovato una sorta di lecchino che si occupava solamente di distribuire scartoffie in giro...
In effetti, mi sentivo un po' insultato, anche se non capivo ancora in che modo.
Uscendo feci attenzione ad evitare di far fare troppo rumore alla porta, socchiudendola lentamente.
Rhodeus- Messaggi : 248
Data d'iscrizione : 05.06.14
Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
Appena uscito dall'ufficio mi fermai dietro la porta ed aprii il rotolo.
All'attenzione del genin Himura Kenshin.
Con la presente si ordina al ninja succitato di presentarsi entro 24 ore dal ricevimento della stessa presso la fattoria di Keinochi Shuhei nel villaggio del farro dove prenderà contatto con il committente per ulteriori istruzioni riguardo l'incarico assegnatogli.
L'ordine è di mettersi a completa disposizione del committente e di aiutarlo con tutti i mezzi possibili sino al termine dell'incarico ricevuto.
Quindi, in sostanza devo solo andare da un contadino..
Non ci si capisce nulla riguardo cosa debba fare...
Uhm... il villaggio del farro mi pare sia abbastanza vicino.
Dovrei farcela..
Mi misi in moto e m'avviai a passo spedito verso la porta del villaggio.
Sarebbe stato un bel viaggio di un giorno ed una notte; se mi muovevo rapidamente potevo anche riuscirci in una sola giornata, ma forse non era il caso di arrivare sfinito all'appuntamento col committente.
Ero piuttosto sorpreso che non mi avessero assegnato un supervisore o un compagno; O l'incarico era di poco conto, O avevano grandissima fede nelle mie capacità.
In entrambi i casi, sentivo puzza di bruciato...
Arrivato all' ingresso del villaggio, mi fermai un secondo per ammirare la mia città.
Non sapevo quanto sarei stato lontano, ed era la prima volta che mi allontanavo per una missione. Poteva succedere di tutto per quanto ne sapevo.
Ammetto di aver avuto un groppo in gola guardando dietro di me le porte del villaggio che si chiudevano.
Ecco, Kenshin, ci siamo...
Eh.. La strada è lunga. Sarà meglio mettersi in marcia.
E con non poca rassegnazione mi avviai verso la mia destinazione.
Il tragitto era abbastanza agevole, stando alle mappe; ci doveva essere una comoda strada in terra battuta che portava al villaggio in questione, quindi si prospettava un viaggio rilassante e privo di intoppi.
L'unica cosa che mi dava pensiero lungo il viaggio, era che gli uccelli volavano bassi...
Presto sarebbe potuto venire a piovere.
Che fregatura..
Per tutto il giorno proseguii lungo la strada battuta, ed a sera inoltrata mi fermai per riposare quando ero ormai in vista del villaggio in questione.
Il buonsenso mi assicurava che non avrei dovuto entrare nel villaggio per incontrare il mio committente; con ogni probabilità, infatti, la fattoria sarebbe stata distante diversi metri, forse anche qualche kilometro dall'abitato, ma non tanto da non permettere al fattore di andare e tornare in poche ore di cammino dal mercato per vendere i suoi prodotti o acquistare quanto necessitava.
Avrei dovuto solo farmi una buona scarpinata l'indomani mattina, ma nessun problema. Probabilmente, sarei arrivato in tarda mattinata.
Visto che avevo avuto modo di fermarmi, mi presi la libertà di prepararmi una buona cenetta a base di omelette ai funghi.
Del resto, in un bosco non era difficile procurarmi uova e funghi freschi.
Se avessi voluto perdere un paio d'ore avrei potuto facilmente cacciare qualcosa, ma non è che morissi dalla voglia di scuoiare un coniglio.
Ed ero anche abbastanza stanco, una bella dormita mi avrebbe aiutato ben più di un pezzo di carne allo spiedo.
Salii su di un albero e mi raggomitolai nella mia coperta di cerata, visto che cominciavano a cadere le prime gocce di pioggia.
Sarebbe stata una nottata estremamente pesante..
La notte fu fredda, umida e scomoda, e la mattina dopo m'ero buscato pure il raffreddore.
Dopo aver imprecato per qualche minuto, raccolsi le mie cose e mi misi in marcia.
Come previsto, alle 7 del mattino ero già nei confini del villaggio.
La fattoria che cercavo doveva trovarsi poco lontana da li.
Fermai un passante e chiesi indicazioni.
Una volta scoperto dov'era la mia destinazione, non ci volle molto prima di arrivare.
Ero stato abbastanza corretto nelle previsioni.
entro le 8.30 ero arrivato alla fattoria del committente.
L'umo, un signore di mezza età, provato dalla vita dura, ma comunque dallo sguardo fiero e determinato, smise il suo lavoro nonappena mi vide all'orizzonte.
Si appoggiò su di un ceppo di legno li vicino, si sciacquò la faccia e mi aspettò.
Probabilmente sapeva del mio arrivo, e mi aspettava stringendo in mano l'accetta.
Arrivai da lui dopo pochi minuti e mi presentai dicendo:
Buondì.
Lei è Shuhei-san, dico bene?
L'uomo dal volto segnato dal lavoro dei campi si limitò a scuotere la testa in cenno d'assenso.
Vidi che era piuttosto rilassato, per quanto un uomo rude come lui potesse esserlo.
Quando vide il coprifronte del villaggio, si rilassò e lasciò la sua arma.
Mi chiamo Himura Kenshin e sono il ninja inviato dal villaggio della nuvola.
Molto lieto di fare la sua conoscenza, signore.
Il raffreddore mi dava un accento strano, dovevo sembrare un po' come uno straniero, credo.
Non so che impressione avrei fatto al nostro committente, visto che il mio aspetto non era dei migliori. Inoltre, ero anche un semplice ragazzino, chissà che dovevo fare e chissà cosa si aspettava che potessi fare..
All'attenzione del genin Himura Kenshin.
Con la presente si ordina al ninja succitato di presentarsi entro 24 ore dal ricevimento della stessa presso la fattoria di Keinochi Shuhei nel villaggio del farro dove prenderà contatto con il committente per ulteriori istruzioni riguardo l'incarico assegnatogli.
L'ordine è di mettersi a completa disposizione del committente e di aiutarlo con tutti i mezzi possibili sino al termine dell'incarico ricevuto.
Quindi, in sostanza devo solo andare da un contadino..
Non ci si capisce nulla riguardo cosa debba fare...
Uhm... il villaggio del farro mi pare sia abbastanza vicino.
Dovrei farcela..
Mi misi in moto e m'avviai a passo spedito verso la porta del villaggio.
Sarebbe stato un bel viaggio di un giorno ed una notte; se mi muovevo rapidamente potevo anche riuscirci in una sola giornata, ma forse non era il caso di arrivare sfinito all'appuntamento col committente.
Ero piuttosto sorpreso che non mi avessero assegnato un supervisore o un compagno; O l'incarico era di poco conto, O avevano grandissima fede nelle mie capacità.
In entrambi i casi, sentivo puzza di bruciato...
Arrivato all' ingresso del villaggio, mi fermai un secondo per ammirare la mia città.
Non sapevo quanto sarei stato lontano, ed era la prima volta che mi allontanavo per una missione. Poteva succedere di tutto per quanto ne sapevo.
Ammetto di aver avuto un groppo in gola guardando dietro di me le porte del villaggio che si chiudevano.
Ecco, Kenshin, ci siamo...
Eh.. La strada è lunga. Sarà meglio mettersi in marcia.
E con non poca rassegnazione mi avviai verso la mia destinazione.
Il tragitto era abbastanza agevole, stando alle mappe; ci doveva essere una comoda strada in terra battuta che portava al villaggio in questione, quindi si prospettava un viaggio rilassante e privo di intoppi.
L'unica cosa che mi dava pensiero lungo il viaggio, era che gli uccelli volavano bassi...
Presto sarebbe potuto venire a piovere.
Che fregatura..
Per tutto il giorno proseguii lungo la strada battuta, ed a sera inoltrata mi fermai per riposare quando ero ormai in vista del villaggio in questione.
Il buonsenso mi assicurava che non avrei dovuto entrare nel villaggio per incontrare il mio committente; con ogni probabilità, infatti, la fattoria sarebbe stata distante diversi metri, forse anche qualche kilometro dall'abitato, ma non tanto da non permettere al fattore di andare e tornare in poche ore di cammino dal mercato per vendere i suoi prodotti o acquistare quanto necessitava.
Avrei dovuto solo farmi una buona scarpinata l'indomani mattina, ma nessun problema. Probabilmente, sarei arrivato in tarda mattinata.
Visto che avevo avuto modo di fermarmi, mi presi la libertà di prepararmi una buona cenetta a base di omelette ai funghi.
Del resto, in un bosco non era difficile procurarmi uova e funghi freschi.
Se avessi voluto perdere un paio d'ore avrei potuto facilmente cacciare qualcosa, ma non è che morissi dalla voglia di scuoiare un coniglio.
Ed ero anche abbastanza stanco, una bella dormita mi avrebbe aiutato ben più di un pezzo di carne allo spiedo.
Salii su di un albero e mi raggomitolai nella mia coperta di cerata, visto che cominciavano a cadere le prime gocce di pioggia.
Sarebbe stata una nottata estremamente pesante..
La notte fu fredda, umida e scomoda, e la mattina dopo m'ero buscato pure il raffreddore.
Dopo aver imprecato per qualche minuto, raccolsi le mie cose e mi misi in marcia.
Come previsto, alle 7 del mattino ero già nei confini del villaggio.
La fattoria che cercavo doveva trovarsi poco lontana da li.
Fermai un passante e chiesi indicazioni.
Una volta scoperto dov'era la mia destinazione, non ci volle molto prima di arrivare.
Ero stato abbastanza corretto nelle previsioni.
entro le 8.30 ero arrivato alla fattoria del committente.
L'umo, un signore di mezza età, provato dalla vita dura, ma comunque dallo sguardo fiero e determinato, smise il suo lavoro nonappena mi vide all'orizzonte.
Si appoggiò su di un ceppo di legno li vicino, si sciacquò la faccia e mi aspettò.
Probabilmente sapeva del mio arrivo, e mi aspettava stringendo in mano l'accetta.
Arrivai da lui dopo pochi minuti e mi presentai dicendo:
Buondì.
Lei è Shuhei-san, dico bene?
L'uomo dal volto segnato dal lavoro dei campi si limitò a scuotere la testa in cenno d'assenso.
Vidi che era piuttosto rilassato, per quanto un uomo rude come lui potesse esserlo.
Quando vide il coprifronte del villaggio, si rilassò e lasciò la sua arma.
Mi chiamo Himura Kenshin e sono il ninja inviato dal villaggio della nuvola.
Molto lieto di fare la sua conoscenza, signore.
Il raffreddore mi dava un accento strano, dovevo sembrare un po' come uno straniero, credo.
Non so che impressione avrei fatto al nostro committente, visto che il mio aspetto non era dei migliori. Inoltre, ero anche un semplice ragazzino, chissà che dovevo fare e chissà cosa si aspettava che potessi fare..
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Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
- Codice:
Un quarantenne abbastanza sdentato ma magro e slanciato stava guardando impotente il campo colpito da una devastazione, mentre il giovane ninja venne verso di lui e gli parlò. Il contadino si riscosse quasi subito, e ascoltò senza muoversi le parole del ninja. Alla fine il contadino indicò una piccola capannina a 30 metri da loro.
Contadino: Ragazzino, io non so niente mi dispiace...forse laggiù possono darti una mano...io sono ancora scosso per questo disastro.
Il contadino fece un lungo e malinconico sospiro, poi si girò e andò ad riempire i buchi di un'orticello lì vicino. C'erano una grande quantità di buchi nelle centinaia di orti di varie dimensioni che c'erano lì. Il ninja non poté che andare nella capannina appena indicata e chiedere la stessa cosa alla famigliola lì dentro. Il primo a rispondere fu lo zio, cinquantenne anche lui, con una voce un po' ambigua, ma dalla faccia e dalle vesti assolutamente maschili.
Zio: E' da una settimana che la notte avvengono queste devastazioni...
- istruzioni:
- Mi pareva di essere stato chiaro nel dire di non descrivere il contadino. Tu lo hai fatto lo stesso.
Passando alla missione: 4 post dove alla fine del primo lo zio ti chiede di dare una mano in fattoria. Negli altri 3 descrivi vari lavori che svolgi fino all' ora di cena quando vi riunite attorno al tavolo.
Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
Il contadino mi palesò la propria ignoranza riguardo alla ragione della mia convocazione, e non sembrava intenzionato a fare altro che non contemplare i campi pieni di buche.
Non mi rimaneva che dirigermi in casa e chiedere li maggiori informazioni.
Una volta salutato il vecchio, mi avviai verso la casa dietro di lui.
Non sembrava un granché; era un tipico casolare di campagna, alto 2 piani, con un grosso piano terra utilizzato come stanza comune di giorno e stalla di notte, mentre al piano superiore si trovavono le camere, presumibilmente due, dove dormivano tutti gli abitanti della casa assieme.
Non era insolito che i membri dello stesso ceppo familiare abitassero assieme e dormissero nello stesso letto in campagna. Del resto, il riscaldamento era un lusso troppo spesso sacrificato in quei luoghi remoti, e sospettavo che anche al villaggio lo avessero in pochi; quindi, per scaldarsi durante la notte, i familiari dormivano tutti assieme nello stesso letto.
Venni fatto accomodare, ed il capofamiglia, o almeno colui che mi sembrava tale data la posizione che occupava nella stanza (proprio dinnanzi alla porta, guardandomi diritto negli occhi), mi si rivolse informandomi che i buchi li fuori erano stati causati da una qualche sorta di calamità che colpiva durante la notte.
Meglio così, almeno potrò riposarmi e prepararmi.
Ero convinto che avrei potuto tranquillamente recuperare dal mio schifosissimo viaggio e rimettermi in forza, avendo tutta la giornata libera, invece, mentre mi apprestavo ad uscire dalla stanza...
Ancora una cosa, giovane ninja.
Si?
Hai tempo fino al tramonto prima che accada qualcosa, quindi impiegherai il tuo tempo lavorando nei campi.
Sul momento sbiancai e stavo per gridare diverse obiezioni.
Tanto per cominciare, io ero un aristocratico, non avevo mai fatto un solo giorno di lavoro in vita mia, salvo in cucina, ma quello era un hobby, e poi il mio lavoro era solo proteggere la fattoria ed i campi, ma in effetti, ero in torto in tutta la linea.
Innanzitutto, l'ordine era di mettermi al servizio dei contadini, il che significava anche spaccarmi la schiena nei campi, purtroppo. In secondo luogo, non ero li come figlio primogenito del clan Himura, ma come genin di Kumo.
Non avevo scampo, dovetti rassegnarmi a lavorare nei campi.
Mi ricacciai in gola le mie obiezioni e mi avviai mestamente fuori dalla porta..
Sigh.. che tocca fare per campare...
Non mi rimaneva che dirigermi in casa e chiedere li maggiori informazioni.
Una volta salutato il vecchio, mi avviai verso la casa dietro di lui.
Non sembrava un granché; era un tipico casolare di campagna, alto 2 piani, con un grosso piano terra utilizzato come stanza comune di giorno e stalla di notte, mentre al piano superiore si trovavono le camere, presumibilmente due, dove dormivano tutti gli abitanti della casa assieme.
Non era insolito che i membri dello stesso ceppo familiare abitassero assieme e dormissero nello stesso letto in campagna. Del resto, il riscaldamento era un lusso troppo spesso sacrificato in quei luoghi remoti, e sospettavo che anche al villaggio lo avessero in pochi; quindi, per scaldarsi durante la notte, i familiari dormivano tutti assieme nello stesso letto.
Venni fatto accomodare, ed il capofamiglia, o almeno colui che mi sembrava tale data la posizione che occupava nella stanza (proprio dinnanzi alla porta, guardandomi diritto negli occhi), mi si rivolse informandomi che i buchi li fuori erano stati causati da una qualche sorta di calamità che colpiva durante la notte.
Meglio così, almeno potrò riposarmi e prepararmi.
Ero convinto che avrei potuto tranquillamente recuperare dal mio schifosissimo viaggio e rimettermi in forza, avendo tutta la giornata libera, invece, mentre mi apprestavo ad uscire dalla stanza...
Ancora una cosa, giovane ninja.
Si?
Hai tempo fino al tramonto prima che accada qualcosa, quindi impiegherai il tuo tempo lavorando nei campi.
Sul momento sbiancai e stavo per gridare diverse obiezioni.
Tanto per cominciare, io ero un aristocratico, non avevo mai fatto un solo giorno di lavoro in vita mia, salvo in cucina, ma quello era un hobby, e poi il mio lavoro era solo proteggere la fattoria ed i campi, ma in effetti, ero in torto in tutta la linea.
Innanzitutto, l'ordine era di mettermi al servizio dei contadini, il che significava anche spaccarmi la schiena nei campi, purtroppo. In secondo luogo, non ero li come figlio primogenito del clan Himura, ma come genin di Kumo.
Non avevo scampo, dovetti rassegnarmi a lavorare nei campi.
Mi ricacciai in gola le mie obiezioni e mi avviai mestamente fuori dalla porta..
Sigh.. che tocca fare per campare...
Rhodeus- Messaggi : 248
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Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
Innanzi tutto, venni comandato di aiutare a passare l'aratro.
Con un cenno del capo, feci cenno di accondiscendenza, dopo aver lanciato uno starnuto enorme.
E che ci vuole? Dopo tutto farà tutto il lavoro il toro.. A me che mi costa?
Dovetti ricredermi velocemente.
Inanzi tutto, non ero io a dover guidare l'aratro, ma dovevo solo spaccare le zolle con la vanga, seconda cosa, quella bestiaccia maledetta lasciava una scia di feci lunga un kilometro ad ogni passo..
Ai contadini stava bene, o almeno non se ne curavano, visto che per loro era concime, ed erano ben adusi al fetore.
Ma io ero cresciuto in un ambiente privilegiato, in una casa ed in una famiglia ricca. L'odore delle feci di toro era decisamente qualcosa cui non ero abituato ed i suoi efluvi mi facevano barcollare.
Per di più, mi ci macchiai spesso il mio costosissimo kimono...
E adesso chi la sente mia madre?
Ma dopo qualche tempo non ci feci più caso.
Mi stavo abituando, e la stanchezza accumulata dal viaggio, dalla notte bagnata e dal lavoro mi fecero facilmente trascurare l'olfatto offeso.
Sfacchinai come uno schiavo per tutta la mattina, convinto che i contadini sapessero bene chi ero e che si stessero prendendo una sorta di "rivincita" nei confronti della classe privilegiata; ma ero probabilmente in torto.
Del resto, come facevano a sapere chi erano i miei genitori? D'accordo che mio padre era famoso, ma solo nel campo delle arti marziali, oltre che al villaggio.
Ed anche tralasciando il ristretto campo d'interesse di mio padre, il mio clan era ricco per il commercio d'armi. Cosa ne potevano sapere dei contadini di mercanti d'armi?
Verso le 10.30, all'incirca, mi volevo fermare per fare uno spuntino, o almeno mi aspettavo di farlo; ma come provai a proporlo, i contadini scoppiarono in una fragorosa risata corale di scherno prendendomi in giro.
Io ero li in ginocchio nel fango, col fiatone dopo nemmeno 2 ore di lavoro, e richiedevo di fare una sosta per uno spuntino, mentre loro ancora non sembravano praticamente aver versato neppure una goccia di sudore, tanto erano ancora energici.
In reazione alle loro risate, il mio ego e la mia boria mi rimisero in piedi a forza.
Scattai in piedi e mi misi di nuovo al lavoro, anche se non c'era un singolo muscolo che non mi facesse male.
Con un cenno del capo, feci cenno di accondiscendenza, dopo aver lanciato uno starnuto enorme.
E che ci vuole? Dopo tutto farà tutto il lavoro il toro.. A me che mi costa?
Dovetti ricredermi velocemente.
Inanzi tutto, non ero io a dover guidare l'aratro, ma dovevo solo spaccare le zolle con la vanga, seconda cosa, quella bestiaccia maledetta lasciava una scia di feci lunga un kilometro ad ogni passo..
Ai contadini stava bene, o almeno non se ne curavano, visto che per loro era concime, ed erano ben adusi al fetore.
Ma io ero cresciuto in un ambiente privilegiato, in una casa ed in una famiglia ricca. L'odore delle feci di toro era decisamente qualcosa cui non ero abituato ed i suoi efluvi mi facevano barcollare.
Per di più, mi ci macchiai spesso il mio costosissimo kimono...
E adesso chi la sente mia madre?
Ma dopo qualche tempo non ci feci più caso.
Mi stavo abituando, e la stanchezza accumulata dal viaggio, dalla notte bagnata e dal lavoro mi fecero facilmente trascurare l'olfatto offeso.
Sfacchinai come uno schiavo per tutta la mattina, convinto che i contadini sapessero bene chi ero e che si stessero prendendo una sorta di "rivincita" nei confronti della classe privilegiata; ma ero probabilmente in torto.
Del resto, come facevano a sapere chi erano i miei genitori? D'accordo che mio padre era famoso, ma solo nel campo delle arti marziali, oltre che al villaggio.
Ed anche tralasciando il ristretto campo d'interesse di mio padre, il mio clan era ricco per il commercio d'armi. Cosa ne potevano sapere dei contadini di mercanti d'armi?
Verso le 10.30, all'incirca, mi volevo fermare per fare uno spuntino, o almeno mi aspettavo di farlo; ma come provai a proporlo, i contadini scoppiarono in una fragorosa risata corale di scherno prendendomi in giro.
Io ero li in ginocchio nel fango, col fiatone dopo nemmeno 2 ore di lavoro, e richiedevo di fare una sosta per uno spuntino, mentre loro ancora non sembravano praticamente aver versato neppure una goccia di sudore, tanto erano ancora energici.
In reazione alle loro risate, il mio ego e la mia boria mi rimisero in piedi a forza.
Scattai in piedi e mi misi di nuovo al lavoro, anche se non c'era un singolo muscolo che non mi facesse male.
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Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
Una volta finito di arare i campi, bisognava preparare il concime...
Quando mi dissero di lavorare al concime, feci cenno di si con la testa, ero sicuro che fosse un lavoro di tutto riposo...
Dio quanto mi sbagliavo.
Ok, magari non era proprio un lavoro complicato o pesante, ma diamine QUANTO PUZZAVA!!
Mi toccò di prendere la m***a di quel dannato toro, oltre che dei maiali e DELLA FAMIGLIA, ed impastarla coi piedi in un tinozzo di legno enorme assieme a terra, erba ed acqua..
ODDIO!! CHE SCHIFO!!
Gridavo ogni 10 minuti in pratica.
Tralasciando il puzzo, che mi faceva venire i conati di vomito in continuazione, ogni tanto emergeva qualche pezzo di cibo non troppo ben digerito che finiva tra i miei piedi..
Stavo male anche solo a ricordarmi dov'ero..
Per non parlare del fatto che il mio kimono era bello che andato.
Altro che lavarlo, a questo punto l'unica era dargli fuoco, e non ero del tutto sicuro che neppure quello potesse risolvere qualcosa.
Ma la cosa peggiore, era che durante questo "delizioso" lavoretto, venne servito il pranzo..
Mi aspettavo di fermarmi e, finalmente, mangiare qualcosa...
1) non potevo fermarmi, dovevo continuare a lavorare comunque.
2) il "qualcosa" che speravo di mangiare era solo un tozzo di pane nero raffermo ed una secchiata d'acqua di pozzo, che sembrava tutt'altro che limpida.
La fame era tanta, ma l'odoraccio e l'istinto di vomitare erano tali che non riuscivo a mangiare nemmeno quel poco di cibo che avevo per pranzo.
Mi fermai per un minuto guardando il tozzo di pane che tenevo in mano, e pensai a quello che mangiavo e cucinavo io..
Quella brava gente che rideva, scherzava e mi trattava come uno di loro, anche se forse la maggior parte delle risate erano rivolte a mio indirizzo, si spaccavano la schiena così tutti i giorni per fornire a gente come me quegli ingredienti prelibati che io usavo per dilettarmi in cucina.
Per fornirmi un kilo di patate, chissà quanti giorni di lavoro servivano. E per le carote? Per i piselli? Per la farina? Per le cipolle?
Migliaia di uomini, donne e ragazzini come loro si spaccavano la schiena ogni giorno dal mattino all'alba per anni, ed il frutto del loro duro lavoro finiva nel mio frigorifero e diventava un brodino, un piatto di pasta, o una vinagrétte.
Era davvero un pensiero deprimente.
Dopo poco mi ridestai e notai che i miei "colleghi" mi stavano guardando.
Vidi che le loro pagnotte non erano così grandi come avrei pensato potessero essere, visto il duro lavoro che facevano e pensai che, probabilmente, la quantità di cibo per il pranzo era limitata.
Si erano tolti letteralmente il pane di bocca per darlo a me, ed io stavo quasi per rifiutarlo per via dei miei "gusti raffinati" e dell'odore.
Avevo di nuovo la nausea, ma stavolta mi veniva guardandomi allo specchio.
Nonostante la giornata nel fango e nello sterco, ero ancora un profumatissimo figlio di papà.
Mi disgustavo.
Ricacciai indietro le lacrime che stavano per scendermi sul volto, guardai in faccia gli altri contadini, sollevai il pane come a brindarci, sorrisi e mangiai.
Nonostante il sapore fosse simile a quello della cenere, era corroborante.
Dopo la fatica del giorno, anche un tozzo di pane raffermo era squisito.
Mangiai e risposi scerzosamente a tutte le battute a mio indirizzo che mi venivano rivolte; spesso aggiungendo anche qualcosa a mio carico.
Fra scherzi e risate, finimmo anche quel lavoro disgustoso.
Quando mi dissero di lavorare al concime, feci cenno di si con la testa, ero sicuro che fosse un lavoro di tutto riposo...
Dio quanto mi sbagliavo.
Ok, magari non era proprio un lavoro complicato o pesante, ma diamine QUANTO PUZZAVA!!
Mi toccò di prendere la m***a di quel dannato toro, oltre che dei maiali e DELLA FAMIGLIA, ed impastarla coi piedi in un tinozzo di legno enorme assieme a terra, erba ed acqua..
ODDIO!! CHE SCHIFO!!
Gridavo ogni 10 minuti in pratica.
Tralasciando il puzzo, che mi faceva venire i conati di vomito in continuazione, ogni tanto emergeva qualche pezzo di cibo non troppo ben digerito che finiva tra i miei piedi..
Stavo male anche solo a ricordarmi dov'ero..
Per non parlare del fatto che il mio kimono era bello che andato.
Altro che lavarlo, a questo punto l'unica era dargli fuoco, e non ero del tutto sicuro che neppure quello potesse risolvere qualcosa.
Ma la cosa peggiore, era che durante questo "delizioso" lavoretto, venne servito il pranzo..
Mi aspettavo di fermarmi e, finalmente, mangiare qualcosa...
1) non potevo fermarmi, dovevo continuare a lavorare comunque.
2) il "qualcosa" che speravo di mangiare era solo un tozzo di pane nero raffermo ed una secchiata d'acqua di pozzo, che sembrava tutt'altro che limpida.
La fame era tanta, ma l'odoraccio e l'istinto di vomitare erano tali che non riuscivo a mangiare nemmeno quel poco di cibo che avevo per pranzo.
Mi fermai per un minuto guardando il tozzo di pane che tenevo in mano, e pensai a quello che mangiavo e cucinavo io..
Quella brava gente che rideva, scherzava e mi trattava come uno di loro, anche se forse la maggior parte delle risate erano rivolte a mio indirizzo, si spaccavano la schiena così tutti i giorni per fornire a gente come me quegli ingredienti prelibati che io usavo per dilettarmi in cucina.
Per fornirmi un kilo di patate, chissà quanti giorni di lavoro servivano. E per le carote? Per i piselli? Per la farina? Per le cipolle?
Migliaia di uomini, donne e ragazzini come loro si spaccavano la schiena ogni giorno dal mattino all'alba per anni, ed il frutto del loro duro lavoro finiva nel mio frigorifero e diventava un brodino, un piatto di pasta, o una vinagrétte.
Era davvero un pensiero deprimente.
Dopo poco mi ridestai e notai che i miei "colleghi" mi stavano guardando.
Vidi che le loro pagnotte non erano così grandi come avrei pensato potessero essere, visto il duro lavoro che facevano e pensai che, probabilmente, la quantità di cibo per il pranzo era limitata.
Si erano tolti letteralmente il pane di bocca per darlo a me, ed io stavo quasi per rifiutarlo per via dei miei "gusti raffinati" e dell'odore.
Avevo di nuovo la nausea, ma stavolta mi veniva guardandomi allo specchio.
Nonostante la giornata nel fango e nello sterco, ero ancora un profumatissimo figlio di papà.
Mi disgustavo.
Ricacciai indietro le lacrime che stavano per scendermi sul volto, guardai in faccia gli altri contadini, sollevai il pane come a brindarci, sorrisi e mangiai.
Nonostante il sapore fosse simile a quello della cenere, era corroborante.
Dopo la fatica del giorno, anche un tozzo di pane raffermo era squisito.
Mangiai e risposi scerzosamente a tutte le battute a mio indirizzo che mi venivano rivolte; spesso aggiungendo anche qualcosa a mio carico.
Fra scherzi e risate, finimmo anche quel lavoro disgustoso.
Rhodeus- Messaggi : 248
Data d'iscrizione : 05.06.14
Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
Tra lavoro e risate, la giornata passò in fretta.
Per tutto il pomeriggio dovetti occuparmi di concimare il terreno; altro lavoraccio schifoso e fetido che mi violentò le narici senza decenza..
Il lezzo di letame cui ero oramai aduso, era comunque possente ed io non ero proprio abituato a simili aromi, data la mia posizione sociale.
Ciò nondimeno, riuscii a sopportare per tutto il giorno ed a finire le mie incombenze.
La sera non calò mai abbastanza rapidamente per me, ed al tramonto mi dovevo trascinare per riuscire a tornare alla fattoria a depositare gli attrezzi.
Lungo la via del ritorno un paio di "simpaticoni" mi diedero delle pacche sulle spalle, ed io ero lillì per cadere ogni volta tanto ero stanco.
Mi chiedevo come diamine facessero queste persone a fare un simile lavoro tutti i giorni senza mai fiatare.
Io ero un esperto praticamente di arti marziali ed un ninja, non proprio esperto, ma neppure un novellino; dunque ero ben allenato ed aduso alla fatica fisica, e nonostante ciò non ce la facevo più a tenere gli occhi aperti dalla stanchezza.
Arrivato al ripostiglio per posare gli attrezzi, il capofamiglia mi invitò a cenare con tutti loro.
Non avevo pensato di avere fame, ero troppo stanco per fare caso alla fame, ma appena mi venne nominata la cena il mio appetito si risvegliò.
L'idea di una bella cena casalinga mi attirava davvero.
Appena entrammo in casa, vidi un enorme paiere di rame sul fuoco che borbottava riversando talvolta il suo contenuto; Nonostante però le sue dimensioni, la famiglia era numerosa, e la fame era molta, giacché tutti avevano lavorato molto duramente in quella lunga giornata.
Qualunque cosa ci fosse stata sotto il coperchio, non sarebbe mai bastato per saziare tutti.
Io avevo il mio cibo, ma mi sembrava scortese rifiutare l'invito.
I vari membri della famiglia si riunirono attorno alla tavola: una tavolata di legno grezzo lunga due metri e mezza e larga 70 cm, con panche ad entrambi i lati e 2 sedie alle due estremità più strette, apparecchiata con un semplice cucciaio di legno per ogni commensale ed un misero bicchiere di creta a testa, che era posta al centro della grande sala comune, e recitarono assieme una preghiera di ringraziamento per il duro lavoro della giornata, per la loro famiglia, e per il pasto che di li a poco avrebbero consumato. Io non ne sapevo niente, ma tacetti e chinai il capo in segno di rispetto.
Poi, sulla grande tavolata, venne riversato l'intero contenuto del paiere, rivelando una poltiglia gialla densa e dall'odore invitante.
I bambini ci si fiondarono a pesce coi cucchiai alla mano.
Io ero un po' scettico, e persi tempo ad ammirarla e ad analizzarne la composizione e l'aspetto.
Una volta messa in bocca, scoprii che era sostanzialmente una sorta di "zuppa" di farina di mais molto addensata.
Non era affatto male; si sentiva molto il sapore del mais, ma pensai che sarebbe stata ottimamente migliorabile se usata come base per una salsa.
Magari una salsa di manzo Kobe bollito?
Mi sarei dovuto documentare, una volta finito tutto.
Purtroppo, persi troppo tempo a ragionare sul cibo, e dovetti accontentarmi di una porzione ben più misera di quanto avrei potuto ottenere se solo mi fossi concentrato un po' di più sul mangiare che non sul come preparare o sfruttare il cibo; e dopo una giornata di lavoro pesante come quella, era davvero una condanna..
Tutta la cena era annaffiata da due enormi botticelle di vino rosso che giravano per la sala.
Mai rimpianto così tanto di essere minorenne come in quel momento..
Avevo mangiato poco, ed il vino è comunque energizzante. Inoltre, quella sorta di minestra solida mi lasciava come con la sensazione di un sapore incompleto..
Terminato il pasto, il capo famiglia si alzò in piedi.
Tutta la famiglia tacque, i bambini vennero mandati a dormire velocemente e sentii tutta l'attenzione rivolta su di me...
Probabilmente era arrivato il momento delle cose serie, e finalmente sarei stato messo al corrente del reale motivo della mia convocazione e mi avrebbero spiegato cos'era che creava tanti problemi dal costringere questa onesta e laboriosa famiglia a rivolgersi alla protezione del villaggio segreto della nuvola..
Per tutto il pomeriggio dovetti occuparmi di concimare il terreno; altro lavoraccio schifoso e fetido che mi violentò le narici senza decenza..
Il lezzo di letame cui ero oramai aduso, era comunque possente ed io non ero proprio abituato a simili aromi, data la mia posizione sociale.
Ciò nondimeno, riuscii a sopportare per tutto il giorno ed a finire le mie incombenze.
La sera non calò mai abbastanza rapidamente per me, ed al tramonto mi dovevo trascinare per riuscire a tornare alla fattoria a depositare gli attrezzi.
Lungo la via del ritorno un paio di "simpaticoni" mi diedero delle pacche sulle spalle, ed io ero lillì per cadere ogni volta tanto ero stanco.
Mi chiedevo come diamine facessero queste persone a fare un simile lavoro tutti i giorni senza mai fiatare.
Io ero un esperto praticamente di arti marziali ed un ninja, non proprio esperto, ma neppure un novellino; dunque ero ben allenato ed aduso alla fatica fisica, e nonostante ciò non ce la facevo più a tenere gli occhi aperti dalla stanchezza.
Arrivato al ripostiglio per posare gli attrezzi, il capofamiglia mi invitò a cenare con tutti loro.
Non avevo pensato di avere fame, ero troppo stanco per fare caso alla fame, ma appena mi venne nominata la cena il mio appetito si risvegliò.
L'idea di una bella cena casalinga mi attirava davvero.
Appena entrammo in casa, vidi un enorme paiere di rame sul fuoco che borbottava riversando talvolta il suo contenuto; Nonostante però le sue dimensioni, la famiglia era numerosa, e la fame era molta, giacché tutti avevano lavorato molto duramente in quella lunga giornata.
Qualunque cosa ci fosse stata sotto il coperchio, non sarebbe mai bastato per saziare tutti.
Io avevo il mio cibo, ma mi sembrava scortese rifiutare l'invito.
I vari membri della famiglia si riunirono attorno alla tavola: una tavolata di legno grezzo lunga due metri e mezza e larga 70 cm, con panche ad entrambi i lati e 2 sedie alle due estremità più strette, apparecchiata con un semplice cucciaio di legno per ogni commensale ed un misero bicchiere di creta a testa, che era posta al centro della grande sala comune, e recitarono assieme una preghiera di ringraziamento per il duro lavoro della giornata, per la loro famiglia, e per il pasto che di li a poco avrebbero consumato. Io non ne sapevo niente, ma tacetti e chinai il capo in segno di rispetto.
Poi, sulla grande tavolata, venne riversato l'intero contenuto del paiere, rivelando una poltiglia gialla densa e dall'odore invitante.
I bambini ci si fiondarono a pesce coi cucchiai alla mano.
Io ero un po' scettico, e persi tempo ad ammirarla e ad analizzarne la composizione e l'aspetto.
Una volta messa in bocca, scoprii che era sostanzialmente una sorta di "zuppa" di farina di mais molto addensata.
Non era affatto male; si sentiva molto il sapore del mais, ma pensai che sarebbe stata ottimamente migliorabile se usata come base per una salsa.
Magari una salsa di manzo Kobe bollito?
Mi sarei dovuto documentare, una volta finito tutto.
Purtroppo, persi troppo tempo a ragionare sul cibo, e dovetti accontentarmi di una porzione ben più misera di quanto avrei potuto ottenere se solo mi fossi concentrato un po' di più sul mangiare che non sul come preparare o sfruttare il cibo; e dopo una giornata di lavoro pesante come quella, era davvero una condanna..
Tutta la cena era annaffiata da due enormi botticelle di vino rosso che giravano per la sala.
Mai rimpianto così tanto di essere minorenne come in quel momento..
Avevo mangiato poco, ed il vino è comunque energizzante. Inoltre, quella sorta di minestra solida mi lasciava come con la sensazione di un sapore incompleto..
Terminato il pasto, il capo famiglia si alzò in piedi.
Tutta la famiglia tacque, i bambini vennero mandati a dormire velocemente e sentii tutta l'attenzione rivolta su di me...
Probabilmente era arrivato il momento delle cose serie, e finalmente sarei stato messo al corrente del reale motivo della mia convocazione e mi avrebbero spiegato cos'era che creava tanti problemi dal costringere questa onesta e laboriosa famiglia a rivolgersi alla protezione del villaggio segreto della nuvola..
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Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
- Codice:
Passarono le ore, fino a quando dopo cena quasi tutti se ne andarono a dormire, a parte lo zio ed il nipote, che sembrava avere 20 anni. Cominciarono a parlare alle 11 di sera, fino a quando non cominciarono a bere, arrivando a cantare aggrappati vecchie canzoni, ubriachi, con disappunto del giovane ninja.
Alle due di notte però non era ancora successo niente. Possibile che proprio quella notte la calamità naturale aveva deciso di prendersi una pausa?
- Istruzioni:
- 2 Post: nel primo racconti i discorsi tra i 2 in cui esce fuori questa frase: È calato il sole... Stanotte il "toro" si farà vivo...
Nel secondo racconti la tua notte fino alle 3 di notte in cui non accade praticamente nulla.
Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
La cena era andata avanti per circa un'oretta, 2 al massimo.
Dopo la cena, donne e bambini si ritirarono e rimasimo solo noi uomini.
I contadini bevettero vino come spugne, e ad un certo punto, probabilmente ebbri, cominciarono a cantare canzonacce ricche di turpiloqui e riferimenti più o meno espliciti al sesso.
Non che la cosa mi turbasse, ero il primo ad imprecare spesso e volentieri, ma il discorso dei canti mi dava qualche problemino, sopratutto quando cercarono di coinvolgermi nella cosa...
Era una seccatura, ma dovetti fare buon viso a cattivo gioco.
Nel frattempo, fra una canzone ed un improvvisato balletto sul tavolo, scorsi il vecchio capo-famiglia ed un ragazzo di circa una ventina d'anni, che presumevo fosse suo figlio vista la somiglianza fra i due, si appartarono.
Il ragazzo aveva l'aria agitata; forse anche arrabbiata, e sembrava parlottolare violentemente col padre, come se il vecchio stesse negando qualcosa di importante al figlio, che cercava di far valere la propria persona.
Non riuscivo a cogliere il senso del discorso, ma riuscii ad udire qualche parola.
Da quanto avevo intuito, sembrava che la notte giungesse una sorta di mostro.. Un toro, a giudicare dai gesti; o qualcosa di simile, immagino.
Probabilmente, questo spiegava il perché dei molti segni che avevo visto sui campi la mattina, appena arrivato.
Non ero certo di aver intuito bene tutto, ma pareva che fosse quello il motivo della mia convocazione.
Rimaneva solo da capire come mai esitavano a mettermene al corrente..
Per il resto del tempo, gli argomenti di conversazione erano piuttosto banali. Nulla di davvero interessante, anche se mi feci coinvolgere in qualcuna di queste, tanto per socializzare e cercare di ricevere qualche altra informazione riguardo il lavoro che ero venuto per compiere.
Purtroppo, però, come tiravo in ballo l'argomento, o come anche solo accennavo a farlo, la conversazione moriva di colpo, e gli astanti si giravano, ignorandomi bellinamente, come in risposta ad un ordine preesistente.
Nel giro di un paio d'ore, rimanemmo solo io ed i due uomini che prima si erano ritirati per discutere.
Dopo la cena, donne e bambini si ritirarono e rimasimo solo noi uomini.
I contadini bevettero vino come spugne, e ad un certo punto, probabilmente ebbri, cominciarono a cantare canzonacce ricche di turpiloqui e riferimenti più o meno espliciti al sesso.
Non che la cosa mi turbasse, ero il primo ad imprecare spesso e volentieri, ma il discorso dei canti mi dava qualche problemino, sopratutto quando cercarono di coinvolgermi nella cosa...
Era una seccatura, ma dovetti fare buon viso a cattivo gioco.
Nel frattempo, fra una canzone ed un improvvisato balletto sul tavolo, scorsi il vecchio capo-famiglia ed un ragazzo di circa una ventina d'anni, che presumevo fosse suo figlio vista la somiglianza fra i due, si appartarono.
Il ragazzo aveva l'aria agitata; forse anche arrabbiata, e sembrava parlottolare violentemente col padre, come se il vecchio stesse negando qualcosa di importante al figlio, che cercava di far valere la propria persona.
Non riuscivo a cogliere il senso del discorso, ma riuscii ad udire qualche parola.
Da quanto avevo intuito, sembrava che la notte giungesse una sorta di mostro.. Un toro, a giudicare dai gesti; o qualcosa di simile, immagino.
Probabilmente, questo spiegava il perché dei molti segni che avevo visto sui campi la mattina, appena arrivato.
Non ero certo di aver intuito bene tutto, ma pareva che fosse quello il motivo della mia convocazione.
Rimaneva solo da capire come mai esitavano a mettermene al corrente..
Per il resto del tempo, gli argomenti di conversazione erano piuttosto banali. Nulla di davvero interessante, anche se mi feci coinvolgere in qualcuna di queste, tanto per socializzare e cercare di ricevere qualche altra informazione riguardo il lavoro che ero venuto per compiere.
Purtroppo, però, come tiravo in ballo l'argomento, o come anche solo accennavo a farlo, la conversazione moriva di colpo, e gli astanti si giravano, ignorandomi bellinamente, come in risposta ad un ordine preesistente.
Nel giro di un paio d'ore, rimanemmo solo io ed i due uomini che prima si erano ritirati per discutere.
Rhodeus- Messaggi : 248
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Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
- Codice:
Improvvisamente sente dei rumori nei campi, si precipita lì e trova buche e fuochi appiccati. In lontananza delle sagome.
A causa del buio non puoi vedere chi sono,ma è ovvio che siano delle persone. Decise di avvicinarsi scoprendo che quelle voci sono di una decina di bambini. L'altra invece è del vecchio col quale hai parlato all' inizio che è stato legato e minacciato con un coltello.
- Istruzioni:
- 2 Post; il primo racconti la scena e ti avvicini. Il secondo che in cui cerchi di convincere a finirla con questi soprusi.
Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
Mi allontanai qualche minuto per assolvere ad un bisogno primario dietro un cespuglio; avanzai nell'oscurità muovendomi a tentoni per evitare di cadere in uno dei fossi d'irrigazione o peggio ancora, fino a raggiungere un anfratto riparato dietro al quale potei finalmente liberarmi.
Dopo pochi attimi sentii dei forti rumori provvenire dai campi dinnanzi alla fattoria.
Non riuscivo a distinguere le parole, ma udivo abbastanza da mettermi sull'allarme.
Di certo non avevano ripreso la festa di punto in bianco; dunque era probabilmente accaduto qualcosa, anche se non riuscivo a capire cosa.
Mi ricomposi e mi precipitai verso dove provvenivano i suoni.
A causa del terreno brullo impiegai qualche minuto, giacché, nonostante la luna piena ed il cielo privo di nubi con le stelle che rischiaravano bene, era difficile notare le zolle esposte del terreno ed evitare di inciampare mentre correvo.
Alla fine, arrivai ai campi davanti alla casa e vidi, con mia grande sorpresa, che un gruppo di una decina di figure non troppo alte si ergeva al centro di una sorta di circolo di fuochi accesi in buche scavate nel terreno, ad una distanza di circa una decina di metri l'uno dall'altro, in modo da formare un perimetro di approssimaticamente una ventina di metri quadri d'area, disposti in maniera irregolare fra di loro davano l'idea di non essere molto ben organizzati; alcuni erano riuniti in piccoli gruppetti di 2 o 3 persone e sembravano parlottolare fra di loro, mentre un paiodi loro, sotto la minaccia di lunghi coltelli, o di spade corte, tenevano i miei due padroni di casa legati ed imbavagliati.
Muovendomi fra le ombre e strisciando nei campi ancora dissodati, quindi ricchi di coperture, mi avvicinai al gruppetto e potei meglio identificare gli aggressori.
Erano una banda di ragazzini, nessuno dei quali sembrava essere più vecchio di me.
Probabilmente una banda di giovani mariuoli scapestrati, che profittavano di qualche privilegio familiare per fare i bulletti sui contadini.
La cosa mi faceva imbestialire.
Io ero come loro.
Anch'io appartenevo all'aristocrazia, o almeno alle classi più agiate, ma trattavo le persone di ceto meno elevato con rispetto, e mai mi sarei sognato di approfittare della posizione della mia famiglia per nuocere al prossimo; anzi, spesso mia madre ed io andavamo in campagna a distribuire medicinali, coperte e cibo a lunga conservazione ai disagiati; questi qui, invece, erano il lato oscuro della medaglia.
Tutelati dalla ricchezza e dal prestigio dei loro genitori, si bullavano sui più deboli e sugli indigenti.
Davvero, non riuscivo a tollerarlo.
Ma stavolta avevano fatto il passo più lungo della gamba..
Non potevano di certo sapere che i contadini avevano ingaggiato un ninja, e difficilmente qualche signorotto locale si sarebbe mai permesso di rivaleggiare con la potenza militare di un villaggio ninja, anche se per motivi di sangue.
Al più, avrebbero potuto assumere qualche ninja rivale per vendicarsi a titolo personale, ma questo avrebbe significato far scoppiare una guerra civile, e pochi erano così sciocchi da prendere simili iniziative sconsiderate.
Sorrisi malvagiamente all'idea..
Per una volta, a restare impunito non sarebbero stati loro; e mi divertivo parecchio pensando a quanto sarebbero stati spaventati all'idea.. E probabilmente se la sarebbero data a gambe levate nonappena avessero visto il mio coprifronte.
Ok, forse stavo un po' esagerando in ottimismo, ma ero abbastanza sicuro di avere ben più addestramento di loro al combattimento, e nonostante il loro numero, ero parecchio avvantaggiato al momento.
Non riuscivo a sentire nulla a causa della lontananza, del mio essere sotto-vento, e dello scoppiettare dei fuochi, ma potevo intuire dalle movenze che stavano litigando; probabilmente il vecchio e suo figlio erano usciti per affrontarli senza di me ed erano stati catturati, ma i ragazzini non avevano ottenuto quello che volevano, qualsiasi cosa fosse.
Da quel poco che conoscevo quegli uomini, immagino che ciò che i mariuoli non ebbero erano le loro implorazioni di pietà, ma solo una brusca lavata di capo..
Sorrisi un po' all'idea. Erano proprio il genere di persone che si sarebbe potuta mettere a rimproverare un aggressore armato..
Dopo pochi attimi sentii dei forti rumori provvenire dai campi dinnanzi alla fattoria.
Non riuscivo a distinguere le parole, ma udivo abbastanza da mettermi sull'allarme.
Di certo non avevano ripreso la festa di punto in bianco; dunque era probabilmente accaduto qualcosa, anche se non riuscivo a capire cosa.
Mi ricomposi e mi precipitai verso dove provvenivano i suoni.
A causa del terreno brullo impiegai qualche minuto, giacché, nonostante la luna piena ed il cielo privo di nubi con le stelle che rischiaravano bene, era difficile notare le zolle esposte del terreno ed evitare di inciampare mentre correvo.
Alla fine, arrivai ai campi davanti alla casa e vidi, con mia grande sorpresa, che un gruppo di una decina di figure non troppo alte si ergeva al centro di una sorta di circolo di fuochi accesi in buche scavate nel terreno, ad una distanza di circa una decina di metri l'uno dall'altro, in modo da formare un perimetro di approssimaticamente una ventina di metri quadri d'area, disposti in maniera irregolare fra di loro davano l'idea di non essere molto ben organizzati; alcuni erano riuniti in piccoli gruppetti di 2 o 3 persone e sembravano parlottolare fra di loro, mentre un paiodi loro, sotto la minaccia di lunghi coltelli, o di spade corte, tenevano i miei due padroni di casa legati ed imbavagliati.
Muovendomi fra le ombre e strisciando nei campi ancora dissodati, quindi ricchi di coperture, mi avvicinai al gruppetto e potei meglio identificare gli aggressori.
Erano una banda di ragazzini, nessuno dei quali sembrava essere più vecchio di me.
Probabilmente una banda di giovani mariuoli scapestrati, che profittavano di qualche privilegio familiare per fare i bulletti sui contadini.
La cosa mi faceva imbestialire.
Io ero come loro.
Anch'io appartenevo all'aristocrazia, o almeno alle classi più agiate, ma trattavo le persone di ceto meno elevato con rispetto, e mai mi sarei sognato di approfittare della posizione della mia famiglia per nuocere al prossimo; anzi, spesso mia madre ed io andavamo in campagna a distribuire medicinali, coperte e cibo a lunga conservazione ai disagiati; questi qui, invece, erano il lato oscuro della medaglia.
Tutelati dalla ricchezza e dal prestigio dei loro genitori, si bullavano sui più deboli e sugli indigenti.
Davvero, non riuscivo a tollerarlo.
Ma stavolta avevano fatto il passo più lungo della gamba..
Non potevano di certo sapere che i contadini avevano ingaggiato un ninja, e difficilmente qualche signorotto locale si sarebbe mai permesso di rivaleggiare con la potenza militare di un villaggio ninja, anche se per motivi di sangue.
Al più, avrebbero potuto assumere qualche ninja rivale per vendicarsi a titolo personale, ma questo avrebbe significato far scoppiare una guerra civile, e pochi erano così sciocchi da prendere simili iniziative sconsiderate.
Sorrisi malvagiamente all'idea..
Per una volta, a restare impunito non sarebbero stati loro; e mi divertivo parecchio pensando a quanto sarebbero stati spaventati all'idea.. E probabilmente se la sarebbero data a gambe levate nonappena avessero visto il mio coprifronte.
Ok, forse stavo un po' esagerando in ottimismo, ma ero abbastanza sicuro di avere ben più addestramento di loro al combattimento, e nonostante il loro numero, ero parecchio avvantaggiato al momento.
Non riuscivo a sentire nulla a causa della lontananza, del mio essere sotto-vento, e dello scoppiettare dei fuochi, ma potevo intuire dalle movenze che stavano litigando; probabilmente il vecchio e suo figlio erano usciti per affrontarli senza di me ed erano stati catturati, ma i ragazzini non avevano ottenuto quello che volevano, qualsiasi cosa fosse.
Da quel poco che conoscevo quegli uomini, immagino che ciò che i mariuoli non ebbero erano le loro implorazioni di pietà, ma solo una brusca lavata di capo..
Sorrisi un po' all'idea. Erano proprio il genere di persone che si sarebbe potuta mettere a rimproverare un aggressore armato..
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Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
Dopo aver scoperto l'identità degli assalitori notturni, decisi di mettermi in azione.
Mi mossi quanto più vicino potevo badando bene di non uscire mai dalle tenebre e di non finire mai in vista.
La strategia migliore sarebbe stata quella di prenderli uno ad uno usando furtività e velocità, ma in fin dei conti erano pur sempre dei ragazzini.
Ucciderli uno dopo l'altro, non era in effetti cosa dignitosa; anche se probabilmente se lo sarebbero meritati.
Sbuffai controvoglia e decisi di alzarmi e rivelarmi.
Essendo dei mocciosi, forse anche la mia sola presenza sarebbe stata sufficiente a spaventarli abbastanza da andarsene.
E se così non fosse stato, avevo comunque un altro paio di trucchetti in serbo per loro...
Sorrisi leggermente e mi alzai in piedi dal mio nascondiglio, avanzando lentamente nelle ombre fino a giungere in penombra, in modo che si potessero chiaramente vedere la mia spada ed il mio coprifronte, pur senza mostrare la mia faccia.
Il mio kimono largo avrebbe nascosto il mio aspetto non molto intimidatorio, ed un po' di giochi di volce mi avrebbero dato quell'aria minacciosa che io non possedevo, e restando parzialmente nascosto, avrei avuto vita facile nel compiere i sigilli delle mani senza essere visto.
Non era proprio il massimo, e ad ogni passo avevo rimpianto di non essermi adoperato come da copione per farli fuori uno alla volta e terrorizzarli, ma oramai era fatta, e dovevo conviverci.
Mi fermai a quasi 4 metri dalla fiamma, ed approssimativamente a 7 metri dal più vicino dei criminali in erba, tenendomi sul fianco sinistro dell'accampamento, in posizione tale che i due prigionieri si trovassero ad oltre 13 metri da me; ben fuori dalla portata dei miei attacchi, in maniera da non correre il rischio di colpirli, si fosse dovuti ricorrere alle armi.
Attesi per qualche minuto che si accorgessero da soli della mia presenza, facendo credere loro che fossi al sicuro, e che magari non fossi neppure li da solo, o che li spiassi da ore...
Insomma, volevo che tutto il vantaggio psicologico fosse dalla mia parte, prima di muovermi.
I ragazzini ci misero quasi un minuto per realizzare tutti la mia presenza, ed una volta che lo fecero si radunarono verso di me, con il loro "capo" in testa al gruppo, dopo essersi fatto strada fra i suoi "soci" a suon di gomitate.
Dunque siete voi i criminali che arrecano tanto disturbo ai contadini del luogo...
Dissi con voce profonda e bassa, nonappena il loro capo arrivò dinnanzi a tutti e mi si parò di fronte.
Nel nome del Daimyo del paese del tuono e del raikage del villaggio di kumogakure-no-sato, vi intimo di deporre le armi e ritirarvi in pace.
Vi avverto sin da subito che sono autorizzato a ricorrere alla forza letale.
Persino io trovai inquietante quanto la mia voce, in questo momento, suonasse simile a quella di mio padre.
Non che nessuno dei presenti potesse conoscerla, ma io la conoscevo bene, e trovavo inquietante la somiglianza.
Non doveva essere poi così strano, a ben pensarci, del resto ero suo figlio, ma comunque ero impressionato da tanta somiglianza..
I ragazzi avevano reazioni varie e differenti.
Alcuni sembravano impressionati, altri sembravano prossimi a ridere, mentre alcuni altri erano quasi prossimi a fuggire immediatamente..
Mi aspettavo che il loro "leader" cercasse di riportare l'ordine fra di loro, e magari che si muovesse per fare lo sbruffone o simili; di certo non poteva mostrarsi intimorito dinnanzi ai suoi sgherri, o avrebbe rischiato di perdere la sua presa su di loro.
Conoscevo bene questo genere di cose, anche se non ne avevo mai fatto parte.
Simili "bande", sono solo un ammasso di codardi che si fanno forti del proprio numero e che rimangono uniti olo grazie alla forza di carattere di uno di loro, spesso il più prepotente e vigliacco di loro, che non si macchia mai le mani direttamente, ma usa gli altri come pedine.
Il mio intento era di mettere in discussione la sua autorità ed il suo valore, sfidandolo in sostanza, a confrontarsi con me per il "controllo" della banda. In questo modo, non avrebbe potuto permettersi di rifiutare, o sarebbe caduto giù dalla sua posizione, e chissà cosa gli sarebbe successo, oltre a perdere la faccia.
Per questo motivo mi ero rivolto direttamente a lui ed avevo aspettato che arrivasse dinnanzi ai suoi uomini; stesso motivo per cui mi ero trattenuto così a lungo ed avevo scelto quella posizione nell'accampamento.
Venire lui da me, significava, a livello inconscio, riconoscere la mia autorità.
Ed il fatto di essere rimasto fermo così a lungo dava l'impressione del mio valore e forza, fisica e di carattere, rendendomi uno sfidante effettivo alla sua leadership.
Mi mossi quanto più vicino potevo badando bene di non uscire mai dalle tenebre e di non finire mai in vista.
La strategia migliore sarebbe stata quella di prenderli uno ad uno usando furtività e velocità, ma in fin dei conti erano pur sempre dei ragazzini.
Ucciderli uno dopo l'altro, non era in effetti cosa dignitosa; anche se probabilmente se lo sarebbero meritati.
Sbuffai controvoglia e decisi di alzarmi e rivelarmi.
Essendo dei mocciosi, forse anche la mia sola presenza sarebbe stata sufficiente a spaventarli abbastanza da andarsene.
E se così non fosse stato, avevo comunque un altro paio di trucchetti in serbo per loro...
Sorrisi leggermente e mi alzai in piedi dal mio nascondiglio, avanzando lentamente nelle ombre fino a giungere in penombra, in modo che si potessero chiaramente vedere la mia spada ed il mio coprifronte, pur senza mostrare la mia faccia.
Il mio kimono largo avrebbe nascosto il mio aspetto non molto intimidatorio, ed un po' di giochi di volce mi avrebbero dato quell'aria minacciosa che io non possedevo, e restando parzialmente nascosto, avrei avuto vita facile nel compiere i sigilli delle mani senza essere visto.
Non era proprio il massimo, e ad ogni passo avevo rimpianto di non essermi adoperato come da copione per farli fuori uno alla volta e terrorizzarli, ma oramai era fatta, e dovevo conviverci.
Mi fermai a quasi 4 metri dalla fiamma, ed approssimativamente a 7 metri dal più vicino dei criminali in erba, tenendomi sul fianco sinistro dell'accampamento, in posizione tale che i due prigionieri si trovassero ad oltre 13 metri da me; ben fuori dalla portata dei miei attacchi, in maniera da non correre il rischio di colpirli, si fosse dovuti ricorrere alle armi.
Attesi per qualche minuto che si accorgessero da soli della mia presenza, facendo credere loro che fossi al sicuro, e che magari non fossi neppure li da solo, o che li spiassi da ore...
Insomma, volevo che tutto il vantaggio psicologico fosse dalla mia parte, prima di muovermi.
I ragazzini ci misero quasi un minuto per realizzare tutti la mia presenza, ed una volta che lo fecero si radunarono verso di me, con il loro "capo" in testa al gruppo, dopo essersi fatto strada fra i suoi "soci" a suon di gomitate.
Dunque siete voi i criminali che arrecano tanto disturbo ai contadini del luogo...
Dissi con voce profonda e bassa, nonappena il loro capo arrivò dinnanzi a tutti e mi si parò di fronte.
Nel nome del Daimyo del paese del tuono e del raikage del villaggio di kumogakure-no-sato, vi intimo di deporre le armi e ritirarvi in pace.
Vi avverto sin da subito che sono autorizzato a ricorrere alla forza letale.
Persino io trovai inquietante quanto la mia voce, in questo momento, suonasse simile a quella di mio padre.
Non che nessuno dei presenti potesse conoscerla, ma io la conoscevo bene, e trovavo inquietante la somiglianza.
Non doveva essere poi così strano, a ben pensarci, del resto ero suo figlio, ma comunque ero impressionato da tanta somiglianza..
I ragazzi avevano reazioni varie e differenti.
Alcuni sembravano impressionati, altri sembravano prossimi a ridere, mentre alcuni altri erano quasi prossimi a fuggire immediatamente..
Mi aspettavo che il loro "leader" cercasse di riportare l'ordine fra di loro, e magari che si muovesse per fare lo sbruffone o simili; di certo non poteva mostrarsi intimorito dinnanzi ai suoi sgherri, o avrebbe rischiato di perdere la sua presa su di loro.
Conoscevo bene questo genere di cose, anche se non ne avevo mai fatto parte.
Simili "bande", sono solo un ammasso di codardi che si fanno forti del proprio numero e che rimangono uniti olo grazie alla forza di carattere di uno di loro, spesso il più prepotente e vigliacco di loro, che non si macchia mai le mani direttamente, ma usa gli altri come pedine.
Il mio intento era di mettere in discussione la sua autorità ed il suo valore, sfidandolo in sostanza, a confrontarsi con me per il "controllo" della banda. In questo modo, non avrebbe potuto permettersi di rifiutare, o sarebbe caduto giù dalla sua posizione, e chissà cosa gli sarebbe successo, oltre a perdere la faccia.
Per questo motivo mi ero rivolto direttamente a lui ed avevo aspettato che arrivasse dinnanzi ai suoi uomini; stesso motivo per cui mi ero trattenuto così a lungo ed avevo scelto quella posizione nell'accampamento.
Venire lui da me, significava, a livello inconscio, riconoscere la mia autorità.
Ed il fatto di essere rimasto fermo così a lungo dava l'impressione del mio valore e forza, fisica e di carattere, rendendomi uno sfidante effettivo alla sua leadership.
Himura Kenshin:
Condizione fisica: Illeso
Condizione mentale: Calmo
Equipaggiamento:
1 Katana della Nuvola
5 Kunai
5 Spiedi
5 Shuriken
1 Mantello
For: 4
Vel: 8
Res: 4
Bonus di grado: F: 20% V: 15% R: 20%
Chakra: 75/75
Rhodeus- Messaggi : 248
Data d'iscrizione : 05.06.14
Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
- Codice:
All'inizio i ragazzini ti guardano impauriti, poi altri escono dalle buche presenti nel terreno (le praticavano grazie alla decapitazione terrestre) e dicono agli altri che non sei solo un genin e che Raku ti darà una bella lezione.
Ala nome di Raku un ragazzo spunta fuori dal terreno dietro di te estraendo un kunai e dicendoti che lui è il ninja più forte del gruppo e che vuole lottare contro di te.
- Istruzioni:
- Un post in cui racconti la scena e provi a carpire cosa li spinge a fare questo. Non provare nemmeno a pensare di rispondere alle tue stesse domande.
Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
Mi sentivo sicuro e tranquillo del mio piano.
Vedevo anche alcuni di loro che cominciavano a mostrare segni di nervosismo e quasi se la davano a gambe..
Tutto stava andando nel verso giusto.
D'improvviso, vidi sbucare da sotto terra un buon numero di altri ragazzi.
Ma che diavolo..?
Da dietro di me uscì un'altra persona; Non riuscivo a vederlo, ovviamente, visto che era dietro la mia schiena, ma aveva una voce profonda.
A momenti sobbalzavo dallo spavento, tanto mi aveva colto alla sprovvista.
La voce dietro di me era quasi eccitata; come se avessi dietro uno squalo che annusa il sapore del sangue in acqua..
Chi mi stava dietro si definì "il ninja più forte del gruppo", e si dichiarò interessato ad una sfida contro di me.
La notizia mi raggelò.
Credevo che fossero dei semplici ragazzini senza arte ne parte; un branco di cafoncelli sbandati intenti a fare i bulli, protetti dal loro status sociale, invece erano, almeno a sentire le sue parole, dei ninja veri e propri..
Me**a...
Questo cambia tutto...
Se erano dei ragazzini qualunque, non erano un problema, ma se erano una squadra di ninja, era tutta un'altra storia.
Per quale diamine di motivo dei ninja dovevano tormentare dei semplici contadini?
Cosa poteva esserci sotto?
Se fossero stati dei ninja regolari, allora sarebbe potuta essere una avanguardia militare...
Magari era la prima mossa di una strategia d'invasione?
Se era così potevano esserci problemi ben più gravi che dei contadini tormentati da strani episodi.
Dovevo a tutti i costi comunicare la scoperta al Raikage.
Poteva esserci una svolta ben più importante che i problemi di una piccola comunità rurale..
In quel momento mi sarei morso pure i gomiti per quanto ero stato idiota ad agire in quel modo. Avrei dovuto prenderli uno per uno senza farmi vedere, invece ero stato così scemo da rivelarmi a tutti come l'ultimo degli idioti, ed ora l'intero paese poteva essere in pericolo, e solo io potevo essere in grado di fare qualcosa..
Dovevo giocare bene le mie carte, cercare di spremere loro informazioni con l'inganno e tentare di salvare capra e cavoli, ma se la situazione fosse degenerata, potevo trovarmi nella condizione di dover scegliere fra salvare la mia vita, e poter quindi informare il villaggio, o salvare i miei clienti... In quel caso, cosa avrei scelto?
Quelle brave persone erano state accoglienti e gentili con me, mi avevano trattato come uno di loro, e non potevo permettere che loro pagassero il prezzo della mia stupida scelta, ma il villaggio era abitato da oltre 7000 persone.. la mia scelta poteva aver messo in pericolo entrambi.
Ero stato un vero idiota.
Ed ora, potevo persino dover scegliere fra chi salvare...
Dio, che casino...
Dunque, tu saresti "il più forte ninja quì"?
Hah!
Non farmi ridere!
Sei solo un moccioso che ancora puzza di latte.
Scommetto che ancora non hai neppure ottenuto il tuo coprifronte.
La mia idea era di fare leva sul suo orgoglio e sualla sua arroganza.
Se solo avessi visto il suo coprifronte ed il simbolo del suo villaggio, avrei avuto qualcosa di concreto da riportare al mio kage.
Conoscere la natura del nemico sarebbe stato un tassello importante..
IO, sono Himura Kenshin, NINJA del villaggio di Kumogakure.
Dissi con voce carica di tutta la boria e l'arroganza che avevo, indicando il coprifronte che portavo allacciato al collo ed il simbolo su di esso.
Rimarcavo bene le parole che sapevo avrebbero potuto premere di più sul suo orgoglio e sulla sua arroganza, in modo da spingerlo a fare ciò che volevo io.
Forse, così facendo, lo avrei spinto a mostrarmi il suo, ed avrei potuto carpire informazioni sul suo villaggio di appartenenza...
Feci 7 passi in avanti, superando i falò ed arrivando al centro del "campo" nemico, dove avevo spazio e visibilità per poter combattere senza difficoltà. Mi misi in modo da avere gli ostaggi sul mio lato sinistro, ad una distanza di circa 10 metri, dove potevo tenerli d'occhio ed evitare che finissero nella linea di tiro.
Ma tante cose potevano andare storte..
Vedevo anche alcuni di loro che cominciavano a mostrare segni di nervosismo e quasi se la davano a gambe..
Tutto stava andando nel verso giusto.
D'improvviso, vidi sbucare da sotto terra un buon numero di altri ragazzi.
Ma che diavolo..?
Da dietro di me uscì un'altra persona; Non riuscivo a vederlo, ovviamente, visto che era dietro la mia schiena, ma aveva una voce profonda.
A momenti sobbalzavo dallo spavento, tanto mi aveva colto alla sprovvista.
La voce dietro di me era quasi eccitata; come se avessi dietro uno squalo che annusa il sapore del sangue in acqua..
Chi mi stava dietro si definì "il ninja più forte del gruppo", e si dichiarò interessato ad una sfida contro di me.
La notizia mi raggelò.
Credevo che fossero dei semplici ragazzini senza arte ne parte; un branco di cafoncelli sbandati intenti a fare i bulli, protetti dal loro status sociale, invece erano, almeno a sentire le sue parole, dei ninja veri e propri..
Me**a...
Questo cambia tutto...
Se erano dei ragazzini qualunque, non erano un problema, ma se erano una squadra di ninja, era tutta un'altra storia.
Per quale diamine di motivo dei ninja dovevano tormentare dei semplici contadini?
Cosa poteva esserci sotto?
Se fossero stati dei ninja regolari, allora sarebbe potuta essere una avanguardia militare...
Magari era la prima mossa di una strategia d'invasione?
Se era così potevano esserci problemi ben più gravi che dei contadini tormentati da strani episodi.
Dovevo a tutti i costi comunicare la scoperta al Raikage.
Poteva esserci una svolta ben più importante che i problemi di una piccola comunità rurale..
In quel momento mi sarei morso pure i gomiti per quanto ero stato idiota ad agire in quel modo. Avrei dovuto prenderli uno per uno senza farmi vedere, invece ero stato così scemo da rivelarmi a tutti come l'ultimo degli idioti, ed ora l'intero paese poteva essere in pericolo, e solo io potevo essere in grado di fare qualcosa..
Dovevo giocare bene le mie carte, cercare di spremere loro informazioni con l'inganno e tentare di salvare capra e cavoli, ma se la situazione fosse degenerata, potevo trovarmi nella condizione di dover scegliere fra salvare la mia vita, e poter quindi informare il villaggio, o salvare i miei clienti... In quel caso, cosa avrei scelto?
Quelle brave persone erano state accoglienti e gentili con me, mi avevano trattato come uno di loro, e non potevo permettere che loro pagassero il prezzo della mia stupida scelta, ma il villaggio era abitato da oltre 7000 persone.. la mia scelta poteva aver messo in pericolo entrambi.
Ero stato un vero idiota.
Ed ora, potevo persino dover scegliere fra chi salvare...
Dio, che casino...
Dunque, tu saresti "il più forte ninja quì"?
Hah!
Non farmi ridere!
Sei solo un moccioso che ancora puzza di latte.
Scommetto che ancora non hai neppure ottenuto il tuo coprifronte.
La mia idea era di fare leva sul suo orgoglio e sualla sua arroganza.
Se solo avessi visto il suo coprifronte ed il simbolo del suo villaggio, avrei avuto qualcosa di concreto da riportare al mio kage.
Conoscere la natura del nemico sarebbe stato un tassello importante..
IO, sono Himura Kenshin, NINJA del villaggio di Kumogakure.
Dissi con voce carica di tutta la boria e l'arroganza che avevo, indicando il coprifronte che portavo allacciato al collo ed il simbolo su di esso.
Rimarcavo bene le parole che sapevo avrebbero potuto premere di più sul suo orgoglio e sulla sua arroganza, in modo da spingerlo a fare ciò che volevo io.
Forse, così facendo, lo avrei spinto a mostrarmi il suo, ed avrei potuto carpire informazioni sul suo villaggio di appartenenza...
Feci 7 passi in avanti, superando i falò ed arrivando al centro del "campo" nemico, dove avevo spazio e visibilità per poter combattere senza difficoltà. Mi misi in modo da avere gli ostaggi sul mio lato sinistro, ad una distanza di circa 10 metri, dove potevo tenerli d'occhio ed evitare che finissero nella linea di tiro.
Ma tante cose potevano andare storte..
Himura Kenshin:
Condizione fisica: Illeso
Condizione mentale: Calmo
Equipaggiamento:
1 Katana della Nuvola
5 Kunai
5 Spiedi
5 Shuriken
1 Mantello
For: 4
Vel: 8
Res: 4
Bonus di grado: F: 20% V: 15% R: 20%
Chakra: 75/75
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Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
- Istruzioni:
- Un bel combattimento da 3 post in cui alla fine mett Ko il tuo avversario. Ha le stesse tue statistiche e chakra Fuoco e acqua. Subisci 2 ferite medio lievi.
Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
Mentre andavo al centro del "circolo" formato dai falò, gli altri compari del mio sfidante fecero ala, spostandosi e lasciandomi 2 metri di spazio per passare.
Mentre avanzavo ed incitavo l'ego del mio avversario, scrutavo i volti dei suoi complici.
Vedevo in alcuni di loro il desiderio di sangue, in altri la paura, in altri ancora leggevo la confusione.
Non sapevo dire se avrebbero potuto costituire una minaccia o meno, nel prossimo futuro.
Diversi di loro avrebbero potuto decidere di intervenire vedendo il loro capo in difficoltà, ed altri avrebbero potuto battere in ritirata.
Non avevo prove o sospetti che alcuno di loro si sarebbe ritirato una volta terminato lo scontro, ma era la mia possibilità migliore.
Inoltre, dovevo stare attento. Non potevo sapere se avrebbe giocato sporco, ed avrebbe deciso di usare gli ostaggi come garanzia di vittoria...
Potevo solo rischiare e giocare le mie carte al meglio; sconfiggere rapidamente il mio avversario, cercando di risparmiare energie e forze per un eventuale tradimento da parte dei suoi associati. E dovevo tenermi anche pronto ad aiutare i miei clienti se le cose si fossero messe male.
La loro salvezza aveva la priorità, per il momento.
Certo, se le mie supposizioni sull'identità dei nemici fossero state esatte, la cosa sarebbe cambiata. Ma fino a prova contraria dovevo anteporre la salvezza dei miei clienti.
Al termine della mia camminata, mi trovavo al centro di uno spiazzo creato dagli sgherri del mio rivale, con attorno a me 7 metri di terra libera in tutte le direzioni.
Estrassi la spada e mi misi in posa: gambe divaricate con la gamba destra più avanzata rispetto alla sinistra; con la mano sinistra impugnavo il fodero della katana sul Sageo, il rivestimento di corda del fodero; la katana era stretta nella mano destra, con la punta rivolta esternamente rispetto al mio corpo, verso il basso, ed il Mane rivolto verso il nemico.
In questa posa, poco adatta per i battojutsu e per la difesa nei duelli di spada, avevo però il vantaggio di poter sfruttare al massimo il taglio della spada e la velocità d'attacco, colpendo dal basso, dove solitamente la difesa nemica è più debole.
Il mio avversario avanzò col sangue che gli ribolliva in volto, ed il desiderio di uccidere scritto chiaramente in volto.
Evidentemente, le mie frecciatine avevano colpito nel segno.
Il mio avversario si fermò a 2 metri da me, una distanza da cui poteva reagire prontamente ai miei attacchi, ma anch'io.
Entrambi sembravamo più portati per il combattimento corpo-a-corpo, visto il nostro armamento, quindi il primo dei due che avesse abbandonato la sua posizione di distanza per avvicinarsi e lanciare un attacco, si sarebbe guadagnato un grosso vantaggio..
Ci scrutammo negli occhi per alcuni istanti.
L'arroganza, la boria e la strafottenza che avevamo sfoderato sino a quel momento erano scomparsi. Ora, entrambi esprimevamo solo una fredda e determinata concentrazione.
I nostri sguardi erano glaciali.
Passò qualche secondo, ma sembravano ore, prima che uno dei due prendesse l'iniziativa.
In quel momento, però, commisi un errore madornale.
Sentendo un rumore sul mio lato destro, la direzione dove erano tenuti gli ostaggi rispetto a me, volsi un secondo lo sguardo.
Pagai caro quello sbaglio.
Nel poco tempo che impiegai per rivolgere nuovamente lo sguardo al mio rivale, lui fece partire la sua tecnica.
Sulla mano sinistra, quella libera dal kunai, si formò velocemente una sfera d'acqua, da cui scaturì una sorta di "raggio", diretto alla mia tempia.
Per mia fortuna riuscii a volgere lo sguardo in tempo e ad evitare il colpo gettandomi di lato.
Purtroppo, però, non fui abbastanza veloce da evitare del tutto il colpo e venni colpito di striscio ad un ciglio.
Il colpo non era molto pericoloso, ma il sangue che scendeva copiosamente dal ciglio mi copriva la vista e mi impediva di vedere nitidamente; di certo andando avanti nella battaglia si sarebbe rivelato un handikap devastante.
Sebbene non avessi riportato ferite gravi, il primo round se lo era guadagnato lui.
Mi rimisi sulle ginocchia e dovetti nuovamente schivare un secondo attacco identico al primo, stavolta mirante alle mie gambe, in modo da rallentarmi.
Il bastardo aveva intuito il modo migliore per battermi.
Io non ero di certo molto forte, a livello fisico, ed essendo uno spadaccino contavo più sulla mia velocità e sul filo della mia spada per vincere gli scontri, piuttosto che sulla forza bruta; quindi se mi avesse rallentato, sarei stato in grossi guai.
Dovetti nuovamente scartare di fianco con una capriola per evitare il nuovo attacco.
La distanza era modesta, 2 metri erano solitamente sufficienti a darmi il tempo di reagire, ma il mio avversario mi aveva preso in un momento di distrazione, e col sangue che mi colava su di un occhio, oltre all'ematoma che cominciava a gonfiarsi ed a chiudermi l'occhio, anche se solo parzialmente, mi rendeva difficile cogliere bene le distanze e reagire di conseguenza.
In quel momento, con il mio rivale che non mi dava tregua e sparava in continuazione raggi d'acqua, non avevo tempo per reagire. Potevo solo scartare di lato con delle capriole veloci per evitare di essere colpito.
Mentre avanzavo ed incitavo l'ego del mio avversario, scrutavo i volti dei suoi complici.
Vedevo in alcuni di loro il desiderio di sangue, in altri la paura, in altri ancora leggevo la confusione.
Non sapevo dire se avrebbero potuto costituire una minaccia o meno, nel prossimo futuro.
Diversi di loro avrebbero potuto decidere di intervenire vedendo il loro capo in difficoltà, ed altri avrebbero potuto battere in ritirata.
Non avevo prove o sospetti che alcuno di loro si sarebbe ritirato una volta terminato lo scontro, ma era la mia possibilità migliore.
Inoltre, dovevo stare attento. Non potevo sapere se avrebbe giocato sporco, ed avrebbe deciso di usare gli ostaggi come garanzia di vittoria...
Potevo solo rischiare e giocare le mie carte al meglio; sconfiggere rapidamente il mio avversario, cercando di risparmiare energie e forze per un eventuale tradimento da parte dei suoi associati. E dovevo tenermi anche pronto ad aiutare i miei clienti se le cose si fossero messe male.
La loro salvezza aveva la priorità, per il momento.
Certo, se le mie supposizioni sull'identità dei nemici fossero state esatte, la cosa sarebbe cambiata. Ma fino a prova contraria dovevo anteporre la salvezza dei miei clienti.
Al termine della mia camminata, mi trovavo al centro di uno spiazzo creato dagli sgherri del mio rivale, con attorno a me 7 metri di terra libera in tutte le direzioni.
Estrassi la spada e mi misi in posa: gambe divaricate con la gamba destra più avanzata rispetto alla sinistra; con la mano sinistra impugnavo il fodero della katana sul Sageo, il rivestimento di corda del fodero; la katana era stretta nella mano destra, con la punta rivolta esternamente rispetto al mio corpo, verso il basso, ed il Mane rivolto verso il nemico.
In questa posa, poco adatta per i battojutsu e per la difesa nei duelli di spada, avevo però il vantaggio di poter sfruttare al massimo il taglio della spada e la velocità d'attacco, colpendo dal basso, dove solitamente la difesa nemica è più debole.
Il mio avversario avanzò col sangue che gli ribolliva in volto, ed il desiderio di uccidere scritto chiaramente in volto.
Evidentemente, le mie frecciatine avevano colpito nel segno.
Il mio avversario si fermò a 2 metri da me, una distanza da cui poteva reagire prontamente ai miei attacchi, ma anch'io.
Entrambi sembravamo più portati per il combattimento corpo-a-corpo, visto il nostro armamento, quindi il primo dei due che avesse abbandonato la sua posizione di distanza per avvicinarsi e lanciare un attacco, si sarebbe guadagnato un grosso vantaggio..
Ci scrutammo negli occhi per alcuni istanti.
L'arroganza, la boria e la strafottenza che avevamo sfoderato sino a quel momento erano scomparsi. Ora, entrambi esprimevamo solo una fredda e determinata concentrazione.
I nostri sguardi erano glaciali.
Passò qualche secondo, ma sembravano ore, prima che uno dei due prendesse l'iniziativa.
In quel momento, però, commisi un errore madornale.
Sentendo un rumore sul mio lato destro, la direzione dove erano tenuti gli ostaggi rispetto a me, volsi un secondo lo sguardo.
Pagai caro quello sbaglio.
Nel poco tempo che impiegai per rivolgere nuovamente lo sguardo al mio rivale, lui fece partire la sua tecnica.
Sulla mano sinistra, quella libera dal kunai, si formò velocemente una sfera d'acqua, da cui scaturì una sorta di "raggio", diretto alla mia tempia.
Arte dell' acqua: Getto d' acqua - Suiton: Mizu funryu
Limitazione: Kumogakure no Sato
Tipo: Ninjutsu
Grado: Genin
Chakra: Acqua
Sigilli: //
Descrizione: Il ninja concentrando il chakra di tipo acqua nella mano preferita (anche in entrambe) riesce ad elaborare una piccola sfera d' acqua dalla quale scaturirà un raggio d' acqua ad alta pressione capace di causare ferite da contusione con una forza superiore del 20%, viaggiando in linea retta per un massimo di 7 metri.
Consumo chakra: 10 a getto
For: 4
Vel: 9.6 = 10
Per mia fortuna riuscii a volgere lo sguardo in tempo e ad evitare il colpo gettandomi di lato.
Purtroppo, però, non fui abbastanza veloce da evitare del tutto il colpo e venni colpito di striscio ad un ciglio.
Il colpo non era molto pericoloso, ma il sangue che scendeva copiosamente dal ciglio mi copriva la vista e mi impediva di vedere nitidamente; di certo andando avanti nella battaglia si sarebbe rivelato un handikap devastante.
Sebbene non avessi riportato ferite gravi, il primo round se lo era guadagnato lui.
Mi rimisi sulle ginocchia e dovetti nuovamente schivare un secondo attacco identico al primo, stavolta mirante alle mie gambe, in modo da rallentarmi.
Arte dell' acqua: Getto d' acqua - Suiton: Mizu funryu
Limitazione: Kumogakure no Sato
Tipo: Ninjutsu
Grado: Genin
Chakra: Acqua
Sigilli: //
Descrizione: Il ninja concentrando il chakra di tipo acqua nella mano preferita (anche in entrambe) riesce ad elaborare una piccola sfera d' acqua dalla quale scaturirà un raggio d' acqua ad alta pressione capace di causare ferite da contusione con una forza superiore del 20%, viaggiando in linea retta per un massimo di 7 metri.
Consumo chakra: 10 a getto
Il bastardo aveva intuito il modo migliore per battermi.
Io non ero di certo molto forte, a livello fisico, ed essendo uno spadaccino contavo più sulla mia velocità e sul filo della mia spada per vincere gli scontri, piuttosto che sulla forza bruta; quindi se mi avesse rallentato, sarei stato in grossi guai.
Dovetti nuovamente scartare di fianco con una capriola per evitare il nuovo attacco.
La distanza era modesta, 2 metri erano solitamente sufficienti a darmi il tempo di reagire, ma il mio avversario mi aveva preso in un momento di distrazione, e col sangue che mi colava su di un occhio, oltre all'ematoma che cominciava a gonfiarsi ed a chiudermi l'occhio, anche se solo parzialmente, mi rendeva difficile cogliere bene le distanze e reagire di conseguenza.
In quel momento, con il mio rivale che non mi dava tregua e sparava in continuazione raggi d'acqua, non avevo tempo per reagire. Potevo solo scartare di lato con delle capriole veloci per evitare di essere colpito.
Himura Kenshin:
Condizione fisica: ferita lieve al ciglio destro
Condizione mentale: teso
Equipaggiamento:
1 Katana della Nuvola
5 Kunai
5 Spiedi
5 Shuriken
1 Mantello
For: 4
Vel: 8
Res: 4
Bonus di grado: F: 20% V: 15% R: 20%
Chakra: 75/75
Raku:
Condizione fisica: Illeso
Condizione mentale: Eccitato
Equipaggiamento:
5 Kunai
5 Spiedi
5 Shuriken
1 Mantello
For: 4
Vel: 8
Res: 4
Bonus di grado: F: 20% V: 15% R: 20%
Chakra: 75-10-10=55/75
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Data d'iscrizione : 05.06.14
Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
Cominciavo ad essere in seria difficoltà.
Il mio avversario si trovava in una posizione di vantaggio, e stava sfruttando qesto vantaggio alla perfezione.
Io ero costretto a continuare le schivate, mentre lui continuava ad attaccare senza posa.
Stavolta, il mio avversario decise di alzare il ritmo.
Lasciò cadere il kunai e mi attaccò con 2 raggi contemporanei da entrambe le mani, usando sempre la stessa tecnica.
Quando mi rialzai dalla prima capriola, il secondo raggio mi investì in pieno senza darmi tempo di reagire.
Non potei schivare, e venni nuovamente colpito al volto.
Riuscii, per mia fortuna, ad assecondare il colpo, altrimenti avrei rischiato di perdere l'occhio.
Purtroppo, questo mi rendeva comunque cieco da un occhio, anche se solo temporaneamente.
Prima che avessi tempo di riprendermi, un nuovo raggio mi colpì in pieno petto, spezzandomi una costola.
Il colpo mi mandò gambe all'aria.
Non era stato così forte da farmi grossi danni, ma come mi rialzai peggiorai la mia condizione.
Purtroppo, la costola spezzata mi trafisse un polmone, causandomi uno pneumo-torace.
Rialzandomi, tossii sangue, e venni così a conoscienza della mia condizione.
Me*da..
Quando riuscii a rimettermi in piedi, vidi il mio avversario che se ne restava li fermo in attesa, con le due sfere d'acqua sulle mani.
Non voleva attaccare ancora; non voleva vincere lo scontro; voleva umiliarmi.
Ciò che desiderava di più non era sconfiggere il suo avversario, ma appagare il suo ego.
Questo giocava a mio vantaggio..
Sorrisi e mi rialzai a fatica.
Anche se non riuscivo a respirare bene, e non ci vedevo da un occhio, il mio corpo era ancora in grado di reggermi in piedi, e quindi, di attaccare.
Mi rimisi in piedi, tenendomi sulla mia katana, come fosse stata un bastone da passeggio.
Non è che non riuscissi a tenermi in piedi, anche se il petto mi bruciava da morire ed avevo difficoltà a respirare senza tossire sangue, ma non volevo dare a vedere al mio nemico che ero in grado di combattere..
Ansimavo vistosamente, ed avevo il volto tumefatto dai colpi e coperto di sangue per lo spacco sul ciglio, ed il mio avversario ne volle approfittare per farsi bello davanti ai suoi uomini.
Cominciò a fare sfoggio di se, davanti ai suoi uomini, pavoneggiandosi e girando su se stesso.
Povero, patetico, piccolo presuntuoso.
Era convinto che fossi inerme, forse. Ed era convinto di potermi uccidere in qualsiasi momento, immagino.
Ma io non ero stupido come lui; o almeno non di nuovo..
Lui aveva tratto profitto dalla mia distrazione di poco prima, ma adesso era lui quello distratto..
Richiamai il chakra elettrico nelle gambe, e l'effetto energizzante della tecnica mi fece scattare i muscoli delle gambe che si contraevano e si rilassavano.
Sotto il kimono, le mie gambe sembravano essere divenute muscolose quanto quelle di un ciclista, probabilmente. In effetti, non avevo mai visto le mie gambe nude mentre usavo questa tecnica.. Per quanto ne sapevo, poteva benissimo non esserci alcun cambiamento fisico nel mio corpo...
Comunque sia, ero pronto.
Era ora del contrattacco e, come lui, non mi sarei accontentato di spedirlo all'altro mondo subito.
Volevo umiliarlo davanti ai suoi uomini. Mostrare loro che lui non era nessuno, paragonato ad un vero ninja del villaggio di Kumogakure...
Il mio avversario si trovava in una posizione di vantaggio, e stava sfruttando qesto vantaggio alla perfezione.
Io ero costretto a continuare le schivate, mentre lui continuava ad attaccare senza posa.
Stavolta, il mio avversario decise di alzare il ritmo.
Lasciò cadere il kunai e mi attaccò con 2 raggi contemporanei da entrambe le mani, usando sempre la stessa tecnica.
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Grado: Genin
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Descrizione: Il ninja concentrando il chakra di tipo acqua nella mano preferita (anche in entrambe) riesce ad elaborare una piccola sfera d' acqua dalla quale scaturirà un raggio d' acqua ad alta pressione capace di causare ferite da contusione con una forza superiore del 20%, viaggiando in linea retta per un massimo di 7 metri.
Consumo chakra: 10 a getto
For: 4
Vel: 9.6=10
Quando mi rialzai dalla prima capriola, il secondo raggio mi investì in pieno senza darmi tempo di reagire.
Non potei schivare, e venni nuovamente colpito al volto.
Riuscii, per mia fortuna, ad assecondare il colpo, altrimenti avrei rischiato di perdere l'occhio.
Purtroppo, questo mi rendeva comunque cieco da un occhio, anche se solo temporaneamente.
Prima che avessi tempo di riprendermi, un nuovo raggio mi colpì in pieno petto, spezzandomi una costola.
Arte dell' acqua: Getto d' acqua - Suiton: Mizu funryu
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Il colpo mi mandò gambe all'aria.
Non era stato così forte da farmi grossi danni, ma come mi rialzai peggiorai la mia condizione.
Purtroppo, la costola spezzata mi trafisse un polmone, causandomi uno pneumo-torace.
Rialzandomi, tossii sangue, e venni così a conoscienza della mia condizione.
Me*da..
Quando riuscii a rimettermi in piedi, vidi il mio avversario che se ne restava li fermo in attesa, con le due sfere d'acqua sulle mani.
Non voleva attaccare ancora; non voleva vincere lo scontro; voleva umiliarmi.
Ciò che desiderava di più non era sconfiggere il suo avversario, ma appagare il suo ego.
Questo giocava a mio vantaggio..
Sorrisi e mi rialzai a fatica.
Anche se non riuscivo a respirare bene, e non ci vedevo da un occhio, il mio corpo era ancora in grado di reggermi in piedi, e quindi, di attaccare.
Mi rimisi in piedi, tenendomi sulla mia katana, come fosse stata un bastone da passeggio.
Non è che non riuscissi a tenermi in piedi, anche se il petto mi bruciava da morire ed avevo difficoltà a respirare senza tossire sangue, ma non volevo dare a vedere al mio nemico che ero in grado di combattere..
Ansimavo vistosamente, ed avevo il volto tumefatto dai colpi e coperto di sangue per lo spacco sul ciglio, ed il mio avversario ne volle approfittare per farsi bello davanti ai suoi uomini.
Cominciò a fare sfoggio di se, davanti ai suoi uomini, pavoneggiandosi e girando su se stesso.
Povero, patetico, piccolo presuntuoso.
Era convinto che fossi inerme, forse. Ed era convinto di potermi uccidere in qualsiasi momento, immagino.
Ma io non ero stupido come lui; o almeno non di nuovo..
Lui aveva tratto profitto dalla mia distrazione di poco prima, ma adesso era lui quello distratto..
Richiamai il chakra elettrico nelle gambe, e l'effetto energizzante della tecnica mi fece scattare i muscoli delle gambe che si contraevano e si rilassavano.
Sotto il kimono, le mie gambe sembravano essere divenute muscolose quanto quelle di un ciclista, probabilmente. In effetti, non avevo mai visto le mie gambe nude mentre usavo questa tecnica.. Per quanto ne sapevo, poteva benissimo non esserci alcun cambiamento fisico nel mio corpo...
Comunque sia, ero pronto.
Era ora del contrattacco e, come lui, non mi sarei accontentato di spedirlo all'altro mondo subito.
Volevo umiliarlo davanti ai suoi uomini. Mostrare loro che lui non era nessuno, paragonato ad un vero ninja del villaggio di Kumogakure...
Himura Kenshin:
Condizione fisica: Ferita medio-lieve al volto, Ferita medio-lieve al petto.
Condizione mentale: Dolorante ma soddisfatto.
Equipaggiamento:
1 Katana della Nuvola
5 Kunai
5 Spiedi
5 Shuriken
1 Mantello
For: 4
Vel: 8
Res: 4
Bonus di grado: F: 20% V: 15% R: 20%
Chakra: 75/75
Raku:
Condizione fisica: Illeso
Condizione mentale: Esaltato
Equipaggiamento:
5 Kunai
5 Spiedi
5 Shuriken
1 Mantello
For: 4
Vel: 8
Res: 4
Bonus di grado: F: 20% V: 15% R: 20%
Chakra: 55-10-10=35/75
Rhodeus- Messaggi : 248
Data d'iscrizione : 05.06.14
Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
Il mio avversario si dilettava facendo lo spaccone ed incitando i suoi compari.
Si divertiva a fare la voce grossa, si godeva il vantaggio, sicuro che le mie ferite non mi permettessero di reagire prontamente.
Quello che lui non poteva sapere era che la mia strategia era pronta ad essere messa in atto.
Le mie gambe cominciavano a formicolare grazie all'energia elettrica che le pervadeva per grazia della mia tecnica.
Ero pronto a prendermi la mia rivincita.
Rimasi in ginocchio, aspettando il momento giusto.
Dovevo attendere l'ultimo momento utile, aspettare il suo attacco finale per poter reagire.
Dopo qualche minuto di spettacolo, finalmente si decise a lanciare il suo attacco.
Nuovamente, partì un raggio d'acqua dalle sfere che teneva in mano, miranti ai miei organi vitali, palesemente esposti di proposito.
Mi concessi un mezzo sorriso, e rilasciai il chakra, attivando la mia tecnica.
Raiton: Shunkan kasokudo!
Scattai velocemente.
La distanza fra noi due era circa di 3 metri, quindi avevo tempo e modo di reagire, anche se la mia velocità era solo leggermente superiore rispetto a quella del suo attacco, cosa che mi avvantaggiava comunque.
Schivando all'ultimo momento, grazie alla distanza ed alla ridotta differenza di velocità, avrei impedito al nemico di reagire prontamente.
Il colpo nemico mi fischiò vicino al braccio sinistro, perforando il mio kimono, ma lasciandomi illeso.
Arrivai alla sua destra, a nemmeno mezzo metro da lui, impugnai rapidamente la katana con entrambe le mani, portandola sul mio fianco destro, con la lama rivolta verso il basso, vi feci fluire il chakra come avevo imparato da mio padre e...
Kumo ryu... OMOTEGIRI!!
La sciabolata partì forte e veloce, profittando anche della misera distanza fra noi due.
Venni investito da un fiotto caldo e denso, poi, un oggetto dalla forma inconsulta mi passò di fianco alla testa...
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Sentii il suo grido di dolore, mentre il cosiddetto "ninja più forte" si gettava a terra stringendo il moncherino di quello che, una volta, era il suo braccio sinistro, nel vano tentativo di fermare l'emorragia.
I suoi compagni erano increduli.
Vedere il loro capo steso nel fango, con un braccio mozzato e le lacrime agli occhi, doveva essere stato traumatico per loro e per il loro morale.
Una volta accertatomi che il nemico non era più una minaccia, feci un passo avanti e misi il mio piede sulla sua ferita, premendola a terra col tallone.
Non fai più tanto il gradasso ora, éh, bastardo?
Le sue grida di dolore giocavano a mio vantaggio.
Anche se lui era sconfitto, io non stavo messo bene, quindi, se i suoi compagni avessero deciso di aggredirmi tutti assieme, non sarei riuscito a cavarmela.
Dovevo sfruttare il vantaggio psicologico.
Dovevo spaventarli al punto tale da non fare loro neppure considerare la possibilità di aggredirmi assieme.
Dovevo metterli in rotta, così che non avrebbero corso rischi né i miei datori di lavoro, né io. Almeno per un po' di tempo.
Si divertiva a fare la voce grossa, si godeva il vantaggio, sicuro che le mie ferite non mi permettessero di reagire prontamente.
Quello che lui non poteva sapere era che la mia strategia era pronta ad essere messa in atto.
Le mie gambe cominciavano a formicolare grazie all'energia elettrica che le pervadeva per grazia della mia tecnica.
Ero pronto a prendermi la mia rivincita.
Rimasi in ginocchio, aspettando il momento giusto.
Dovevo attendere l'ultimo momento utile, aspettare il suo attacco finale per poter reagire.
Dopo qualche minuto di spettacolo, finalmente si decise a lanciare il suo attacco.
Nuovamente, partì un raggio d'acqua dalle sfere che teneva in mano, miranti ai miei organi vitali, palesemente esposti di proposito.
Arte dell' acqua: Getto d' acqua - Suiton: Mizu funryu
Limitazione: Kumogakure no Sato
Tipo: Ninjutsu
Grado: Genin
Chakra: Acqua
Sigilli: //
Descrizione: Il ninja concentrando il chakra di tipo acqua nella mano preferita (anche in entrambe) riesce ad elaborare una piccola sfera d' acqua dalla quale scaturirà un raggio d' acqua ad alta pressione capace di causare ferite da contusione con una forza superiore del 20%, viaggiando in linea retta per un massimo di 7 metri.
Consumo chakra: 10 a getto
For: 4
Vel: 9.6=10
Mi concessi un mezzo sorriso, e rilasciai il chakra, attivando la mia tecnica.
Raiton: Shunkan kasokudo!
Arte del fulmine: Accelerazione istantanea - Raiton: Shunkan kasokudo
Limitazione: Kumogakure no Sato
Tipo: NinTaijutsu
Grado: Genin
Chakra: Fulmine
Sigilli: //
Descrizione: Lo shinobi accumula chakra di tipo elettrico nella parte inferiore del corpo in modo da permette un aumento della velocità di movimento e degli attacchi corpo a corpo avente le gambe come principale strumento di offesa del 50%. Questa tecnica può durare al massimo per 2 turni, poi si dovrà riposare per almeno un turno prima di attivarla. Il numero massimo di volte per attivarla è 3, oltre si attiverà sempre ma provocando danni alle gambe Medi e un rallentamento del 10% ogni turno in cui viene attivata.
Consumo chakra: 12 + 8 di mantenimento
Vel: 8+4=12
Scattai velocemente.
La distanza fra noi due era circa di 3 metri, quindi avevo tempo e modo di reagire, anche se la mia velocità era solo leggermente superiore rispetto a quella del suo attacco, cosa che mi avvantaggiava comunque.
Schivando all'ultimo momento, grazie alla distanza ed alla ridotta differenza di velocità, avrei impedito al nemico di reagire prontamente.
Il colpo nemico mi fischiò vicino al braccio sinistro, perforando il mio kimono, ma lasciandomi illeso.
Arrivai alla sua destra, a nemmeno mezzo metro da lui, impugnai rapidamente la katana con entrambe le mani, portandola sul mio fianco destro, con la lama rivolta verso il basso, vi feci fluire il chakra come avevo imparato da mio padre e...
Kumo ryu... OMOTEGIRI!!
Stile della nuvola: Taglio frontale - Kumo Ryu: Omotegiri
Tipo: Kenjutsu
Grado: Genin
Chakra: Neutro
Sigilli: //
Descrizione: Il ninja, concentrando il chakra lungo la lama della propria arma, sferra una potente sferzata per generare una potente onda d' urto lunga quanto la lama della katana che si muoverà ad una velocità maggiore del 15% rispetto a quella del ninja per causare tagli all' avversario. Tuttavia, per rendere ancora più efficace questa tecnica, l' utilizzatore potrà usarla per colpire direttamente con la propria katana il corpo dell' avversario per causare così tagli con una forza superiore del 15% rispetto alla propria. In questo modo il colpo sarà anche più facile da eseguire in quanto la sua velocità dipenderà dal grado del ninja utilizzatore.
Consumo Chakra: 8
Vel: 8
For: 4,6=5
Res:4
La sciabolata partì forte e veloce, profittando anche della misera distanza fra noi due.
Venni investito da un fiotto caldo e denso, poi, un oggetto dalla forma inconsulta mi passò di fianco alla testa...
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Sentii il suo grido di dolore, mentre il cosiddetto "ninja più forte" si gettava a terra stringendo il moncherino di quello che, una volta, era il suo braccio sinistro, nel vano tentativo di fermare l'emorragia.
I suoi compagni erano increduli.
Vedere il loro capo steso nel fango, con un braccio mozzato e le lacrime agli occhi, doveva essere stato traumatico per loro e per il loro morale.
Una volta accertatomi che il nemico non era più una minaccia, feci un passo avanti e misi il mio piede sulla sua ferita, premendola a terra col tallone.
Non fai più tanto il gradasso ora, éh, bastardo?
Le sue grida di dolore giocavano a mio vantaggio.
Anche se lui era sconfitto, io non stavo messo bene, quindi, se i suoi compagni avessero deciso di aggredirmi tutti assieme, non sarei riuscito a cavarmela.
Dovevo sfruttare il vantaggio psicologico.
Dovevo spaventarli al punto tale da non fare loro neppure considerare la possibilità di aggredirmi assieme.
Dovevo metterli in rotta, così che non avrebbero corso rischi né i miei datori di lavoro, né io. Almeno per un po' di tempo.
Himura Kenshin:
Condizione fisica: Ferita medio-lieve al petto, ferita medio-leve al volto
Condizione mentale: Agitato
Equipaggiamento:
1 Katana della Nuvola
5 Kunai
5 Spiedi
5 Shuriken
1 Mantello
For: 4
Vel: 8
Res: 4
Bonus di grado: F: 20% V: 15% R: 20%
Chakra: 75-12-8=55/75
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Data d'iscrizione : 05.06.14
Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
- Codice:
I ragazzini che componevano la banda fuggirono appena videro il loro capo battuto. Il giovane ninja lo legò per assicurarlo alla giustizia.
- Istruzioni:
- 2 Post in cui racconti la fuga dei ragazzi e la fine della notte con la famiglia. Nel secondo invece dove tio congedi dalla famiglia il mattino successivo e fai rapporto della missione.
Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
Dopo aver infierito sul mio avversario sconfitto e sul suo moncherino, lanciai uno sguardo truce verso i suoi compagni visibilmente sbandati da quella scena.
L'uomo che esaltavano come "il più forte", era steso per terra, con il braccio ad un metro buono da lui, che piangeva e gridava dal dolore, contorcendosi nel fango, mentre il mio tallone continuava a spingere contro di esso.
Non dico che non provassi nessun piacere nell'infierire contro l'uomo che aveva preso in ostaggio i miei amici, dando loro il tormento per diverso tempo al punto da spingerli a rivolgersi al villaggio di kumogakure per ottenere protezione, e che mi aveva anche pestato a sangue, ma non lo facevo per quello.
Avevo bisogno che tutti vedessero il suo dolore. Avevo bisogno che i suoi compagni si demoralizzassero e fuggissero.
Non potevo sperare di sopraffare il loro numero. Erano in troppi, ed io troppo ferito per combattere ancora.
Potevo sperare solo che il dolore e la paura scatenati in loro dalla vista del loro compagno che versava in quelle condizioni, fossero abbastanza per rompere le righe e fuggire.
E, se volevo che questo accadesse, dovevo massimizzare l'effetto psicologico su di loro.
Non potevo permettermi il lusso di essere tenero e gentile, né di trattenermi in qualche modo.
La tortura era il solo modo per assicurarmi che funzionasse..
Dopo qualche secondo, i più titubanti del gruppo cominciarono a scappare.
Erano gli stessi che si erano nascosti nonappena saputo che fossi un ninja di Kumo, e non mi sorprese vedere loro alla testa dei fuggiaschi.
Altri si trattennero qualche altro minuto, anche se poi cedettero anche loro alla paura.
In totale, dopo 5 minuti, ne rimasero solo 8; dovevano essere i fedelissimi di quell'uomo che giaceva in terra, forse persino suoi parenti o amici intimi..
Sempre troppi perché io potessi sconfiggerli nelle mie condizioni.
Ritiratevi.
Liberate gli ostaggi ed andatevene a casa.
Farò finta di non avervi mai visti.
Ma se vi azzardate a muovere un solo muscolo nella mia direzione, stacco la testa al vostro capo e poi penso a voi.
Vi ho avvertiti..
Si guardarono negli occhi per qualche istante, ed alla fine decisero, per mia fortuna di accettare la mia offerta.
Si ritirarono e si dileguarono nella notte.
Dopo 5 minuti dalla loro partenza, quando fui sicuro che non fossero più nelle vicinanze, crollai per il dolore delle mie ferite, cadendo in ginocchio.
Ero stanco e provato dalle ferite e dal combattimento, e non riuscivo a reggermi in piedi.
Stavo collassando a terra, quando sentii una presa salda e forte sul mio petto e sulle mie spalle.
Dopo pochi secondi, mi ripresi e, legato per ben bene il mio prigioniero,andai assieme ai miei amici, alla casa di famiglia per godermi un po' di meritato riposo.
Quando fui di nuovamente in forze, presi il mio prigioniero legandogli il suo unico braccio rimasto dietro la schiena, alla vita, e mettendogli una corda al collo a 'mo di guinzaglio, e me ne ripartii a notte fonda, lasciando come comiato solo un biglietto di saluti ed un sacchetto di Ryo.
Volevo in qualche modo ripagarli per la loro gentilezza, quindi lasciai loro denaro sufficiente a coprire il mio ingaggio e ad aiutarli a tirare avanti in caso di necessità.
Non mi trattenni a salutare tutti per paura che potessero rifiutare il mio oro per orgoglio, e non potevo permettere loro di perdere una simile occasione solo per questo motivo.
Per quanto fosse scortese da parte mia, questo era il solo modo che avevo per aiutarli senza offendere il loro retaggio fiero.
Muoviti, "braccino corto".
Dissi all'indirizzo del mio prigioniero, tirandogli un calcione nel sedere per farlo correre.
Il viaggio verso Kumo sarebbe stato lungo, e non avevo intenzione di perdere tempo per colpa sua.
L'uomo che esaltavano come "il più forte", era steso per terra, con il braccio ad un metro buono da lui, che piangeva e gridava dal dolore, contorcendosi nel fango, mentre il mio tallone continuava a spingere contro di esso.
Non dico che non provassi nessun piacere nell'infierire contro l'uomo che aveva preso in ostaggio i miei amici, dando loro il tormento per diverso tempo al punto da spingerli a rivolgersi al villaggio di kumogakure per ottenere protezione, e che mi aveva anche pestato a sangue, ma non lo facevo per quello.
Avevo bisogno che tutti vedessero il suo dolore. Avevo bisogno che i suoi compagni si demoralizzassero e fuggissero.
Non potevo sperare di sopraffare il loro numero. Erano in troppi, ed io troppo ferito per combattere ancora.
Potevo sperare solo che il dolore e la paura scatenati in loro dalla vista del loro compagno che versava in quelle condizioni, fossero abbastanza per rompere le righe e fuggire.
E, se volevo che questo accadesse, dovevo massimizzare l'effetto psicologico su di loro.
Non potevo permettermi il lusso di essere tenero e gentile, né di trattenermi in qualche modo.
La tortura era il solo modo per assicurarmi che funzionasse..
Dopo qualche secondo, i più titubanti del gruppo cominciarono a scappare.
Erano gli stessi che si erano nascosti nonappena saputo che fossi un ninja di Kumo, e non mi sorprese vedere loro alla testa dei fuggiaschi.
Altri si trattennero qualche altro minuto, anche se poi cedettero anche loro alla paura.
In totale, dopo 5 minuti, ne rimasero solo 8; dovevano essere i fedelissimi di quell'uomo che giaceva in terra, forse persino suoi parenti o amici intimi..
Sempre troppi perché io potessi sconfiggerli nelle mie condizioni.
Ritiratevi.
Liberate gli ostaggi ed andatevene a casa.
Farò finta di non avervi mai visti.
Ma se vi azzardate a muovere un solo muscolo nella mia direzione, stacco la testa al vostro capo e poi penso a voi.
Vi ho avvertiti..
Si guardarono negli occhi per qualche istante, ed alla fine decisero, per mia fortuna di accettare la mia offerta.
Si ritirarono e si dileguarono nella notte.
Dopo 5 minuti dalla loro partenza, quando fui sicuro che non fossero più nelle vicinanze, crollai per il dolore delle mie ferite, cadendo in ginocchio.
Ero stanco e provato dalle ferite e dal combattimento, e non riuscivo a reggermi in piedi.
Stavo collassando a terra, quando sentii una presa salda e forte sul mio petto e sulle mie spalle.
Dopo pochi secondi, mi ripresi e, legato per ben bene il mio prigioniero,andai assieme ai miei amici, alla casa di famiglia per godermi un po' di meritato riposo.
Quando fui di nuovamente in forze, presi il mio prigioniero legandogli il suo unico braccio rimasto dietro la schiena, alla vita, e mettendogli una corda al collo a 'mo di guinzaglio, e me ne ripartii a notte fonda, lasciando come comiato solo un biglietto di saluti ed un sacchetto di Ryo.
Volevo in qualche modo ripagarli per la loro gentilezza, quindi lasciai loro denaro sufficiente a coprire il mio ingaggio e ad aiutarli a tirare avanti in caso di necessità.
Non mi trattenni a salutare tutti per paura che potessero rifiutare il mio oro per orgoglio, e non potevo permettere loro di perdere una simile occasione solo per questo motivo.
Per quanto fosse scortese da parte mia, questo era il solo modo che avevo per aiutarli senza offendere il loro retaggio fiero.
Muoviti, "braccino corto".
Dissi all'indirizzo del mio prigioniero, tirandogli un calcione nel sedere per farlo correre.
Il viaggio verso Kumo sarebbe stato lungo, e non avevo intenzione di perdere tempo per colpa sua.
Himura Kenshin:
Condizione fisica: Ferita medio-lieve al volto, Ferita medio-lieve al petto.
Condizione mentale: Stanco
Equipaggiamento:
1 Katana della Nuvola
5 Kunai
5 Spiedi
5 Shuriken
1 Mantello
For: 4
Vel: 8
Res: 4
Bonus di grado: F: 20% V: 15% R: 20%
Chakra: 55-0=55/75
Rhodeus- Messaggi : 248
Data d'iscrizione : 05.06.14
Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
Dopo un giorno di marcia arrivammo, finalmente al villaggio della Nuvola.
Era stato un viaggio molto più stancante di quanto mi aspettassi; le mie ferite non erano guarite, e probabilmente non sarebbero riuscite a guarire senza un intervento chirurgico, ed anche il mio prigioniero abbisognava di attenzioni mediche.. Almeno non correvo il richio che fuggisse mentre dormivo.
Come dicevo, fu un viaggio lungo e disagevole, e per le nostre condizioni fisiche impiegammo una buona mezza giornata in più del necessario.
Arrivammo al villaggio intorno a mezzogiorno, appena arrivato mi diressi senza fermarmi all'ufficio del Raikage per consegnare il prigioniero e per fare rapporto, così da poter andare finalmente dal medico.
Venni nuovamente ricevuto da quell'omino inquietante che avevo incontrato alla mia partenza..
Buongiorno, signorino Himura.
Vedo che ha con lei un prigioniero.. Immagino questo voglia dire che ha concluso adeguatamente la sua missione...
La sua voce stridula mi irritava oltremodo, ed il suo aspetto ridicolmente adeguato al suo nome, era ancor più fastidioso.
Volentieri lo avrei preso a pugni solo per quanto era irritante come persona, ma era, seppur solo sulla carta, un mio superiore, e dovevo trattenermi.
Buongiorno, mr. Boring.
Si, questi è il responsabile delle scorrerie per cui siamo stati chiamati dai contraenti.
La missione ha avuto successo, ma le fornirò tutti i dettagli nel mio rapporto scritto, se desidera.
Abbisogna di cure mediche immediate, gli ho già fornito le prime cure mediche d'emergenza, ma ha perso molto sangue, e non credo sia fuori pericolo.
Molto bene.. Chiamerò subito le guardie perché lo portino immediatamente in cella.
Vedo che anche lei ha i segni della lotta. Devo dedurre che anche lei abbisogna di cure mediche immediate?
Nossignore. Posso tranquillamente assolvere ai miei doveri prima di riceverne.
Era una menzogna, ma non volevo farmi vedere debole al termine della mia prima missione ufficiale. Quindi mi trattenni tutto il tempo necessario per compilare il mio rapporto.
Spiegai con più dettagli possibili quanto avvenuto, raccontando della scoperta di questa banda di "presunti" ninja, dalla provenienza ignota, e del pericolo che gruppi simili rappresentavano per le zone più periferiche del paese.
Allegai anche un mio personale appunto in cui spegavo le mie supposizioni riguardo l'origione di questo gruppo e di altri simili, ero convinto, infatti, che nel paese potessero esserci altri centri di addestramento "clandestini" per shinobi, ma non avevo indizi né idee su dove essi potessero essere locati.
Di certo, la conoscenza del sistema dei gradi ninja che avevano dichiarato di avere i predoni, e la loro capacità di usare il chakra non poteva essere una semplice coincidenza.
Nella migliore delle ipotesi, avevamo davanti un problema di reazione indipendente al potere centrale del villaggio, nella peggiore, una vera e propria guerra civile in procinto di iniziare..
Speravo che quel fastidiosissimo individuo facesse pervenire il mio scritto a chi di dovere, e che le mie considerazioni venissero prese sul serio. Non volevo trascurare alcuna possibilità, e, sopratutto, non volevo farlo al mio primo incarico ufficiale. Se volevo fare carriera ed avvicinarmi sempre più al mio sogno di indipendenza, abbisognavo di mettermi in mostra in modo positivo.
Una volta che ebbi finito di stendere il mio rapporto, potei finalmente recarmi all'ospedale per farmi curare.
Non ero in ottime condizioni, e dovevo ammetterlo, e quindi dovetti rimanere per 4 ore sotto i ferri per liberare il mio polmone.
Il medico mi disse che ero stato fortunato, il danno era solo superficiale, ed anche se mi aveva impedito di muovermi bene, nel giro di un paio di giorni sarei potuto ritornarmene a casa.
Nel giro di qualche giorno, sarebbe stato tutto solo un brutto ricordo.
Chissà cosa ne era stato del mio prigioniero..
Nulla di più facile che gli avessero dovuto amputare un altro pezzo di braccio. Io non ero stato molto preciso o delicato, e forse non c'era rimasta nemmeno pelle a sufficienza per ricucire la ferita..
Ma, in fin dei conti, era un suo problema.
Io mi dovevo solo godere 2 giorni di riposo dopo un lungo viaggio ed una missione più impegnativa di quanto non avessi immaginato..
Era stato un viaggio molto più stancante di quanto mi aspettassi; le mie ferite non erano guarite, e probabilmente non sarebbero riuscite a guarire senza un intervento chirurgico, ed anche il mio prigioniero abbisognava di attenzioni mediche.. Almeno non correvo il richio che fuggisse mentre dormivo.
Come dicevo, fu un viaggio lungo e disagevole, e per le nostre condizioni fisiche impiegammo una buona mezza giornata in più del necessario.
Arrivammo al villaggio intorno a mezzogiorno, appena arrivato mi diressi senza fermarmi all'ufficio del Raikage per consegnare il prigioniero e per fare rapporto, così da poter andare finalmente dal medico.
Venni nuovamente ricevuto da quell'omino inquietante che avevo incontrato alla mia partenza..
Buongiorno, signorino Himura.
Vedo che ha con lei un prigioniero.. Immagino questo voglia dire che ha concluso adeguatamente la sua missione...
La sua voce stridula mi irritava oltremodo, ed il suo aspetto ridicolmente adeguato al suo nome, era ancor più fastidioso.
Volentieri lo avrei preso a pugni solo per quanto era irritante come persona, ma era, seppur solo sulla carta, un mio superiore, e dovevo trattenermi.
Buongiorno, mr. Boring.
Si, questi è il responsabile delle scorrerie per cui siamo stati chiamati dai contraenti.
La missione ha avuto successo, ma le fornirò tutti i dettagli nel mio rapporto scritto, se desidera.
Abbisogna di cure mediche immediate, gli ho già fornito le prime cure mediche d'emergenza, ma ha perso molto sangue, e non credo sia fuori pericolo.
Molto bene.. Chiamerò subito le guardie perché lo portino immediatamente in cella.
Vedo che anche lei ha i segni della lotta. Devo dedurre che anche lei abbisogna di cure mediche immediate?
Nossignore. Posso tranquillamente assolvere ai miei doveri prima di riceverne.
Era una menzogna, ma non volevo farmi vedere debole al termine della mia prima missione ufficiale. Quindi mi trattenni tutto il tempo necessario per compilare il mio rapporto.
Spiegai con più dettagli possibili quanto avvenuto, raccontando della scoperta di questa banda di "presunti" ninja, dalla provenienza ignota, e del pericolo che gruppi simili rappresentavano per le zone più periferiche del paese.
Allegai anche un mio personale appunto in cui spegavo le mie supposizioni riguardo l'origione di questo gruppo e di altri simili, ero convinto, infatti, che nel paese potessero esserci altri centri di addestramento "clandestini" per shinobi, ma non avevo indizi né idee su dove essi potessero essere locati.
Di certo, la conoscenza del sistema dei gradi ninja che avevano dichiarato di avere i predoni, e la loro capacità di usare il chakra non poteva essere una semplice coincidenza.
Nella migliore delle ipotesi, avevamo davanti un problema di reazione indipendente al potere centrale del villaggio, nella peggiore, una vera e propria guerra civile in procinto di iniziare..
Speravo che quel fastidiosissimo individuo facesse pervenire il mio scritto a chi di dovere, e che le mie considerazioni venissero prese sul serio. Non volevo trascurare alcuna possibilità, e, sopratutto, non volevo farlo al mio primo incarico ufficiale. Se volevo fare carriera ed avvicinarmi sempre più al mio sogno di indipendenza, abbisognavo di mettermi in mostra in modo positivo.
Una volta che ebbi finito di stendere il mio rapporto, potei finalmente recarmi all'ospedale per farmi curare.
Non ero in ottime condizioni, e dovevo ammetterlo, e quindi dovetti rimanere per 4 ore sotto i ferri per liberare il mio polmone.
Il medico mi disse che ero stato fortunato, il danno era solo superficiale, ed anche se mi aveva impedito di muovermi bene, nel giro di un paio di giorni sarei potuto ritornarmene a casa.
Nel giro di qualche giorno, sarebbe stato tutto solo un brutto ricordo.
Chissà cosa ne era stato del mio prigioniero..
Nulla di più facile che gli avessero dovuto amputare un altro pezzo di braccio. Io non ero stato molto preciso o delicato, e forse non c'era rimasta nemmeno pelle a sufficienza per ricucire la ferita..
Ma, in fin dei conti, era un suo problema.
Io mi dovevo solo godere 2 giorni di riposo dopo un lungo viaggio ed una missione più impegnativa di quanto non avessi immaginato..
Himura Kenshin:
Condizione fisica: Ferita medio-lieve al volto, ferita medio-lieve al petto
Condizione mentale: Calmo
Equipaggiamento:
1 Katana della Nuvola
5 Kunai
5 Spiedi
5 Shuriken
1 Mantello
For: 4
Vel: 8
Res: 4
Bonus di grado: F: 20% V: 15% R: 20%
Chakra: 55-0=55/75
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Re: Missione Liv D: Problemi in campagna (Rhodeus)
- Valutazione:
- Decisamente migliore della prima. Ma con grosse pecche lo stesso. Scrivi benissimo, sei coinvolgente, ma ti fai trasportare troppo e tendi ad esagerare. Ti becchi 15 EXP +140 ryo.
Vado nel dettaglio:
3) Ti ho detto di non descrivere, e tu lo hai fatto.
Fino al nono post sono stati dimenticati i Quote finali!!!
10) Ok, ma non ti ho detto di far uscire il Capo.
12) Tecnica a Velocità 10 e tu 8, lanciata a 2 metri,è pressoché impossibile da schivare.
Se ti colpisce al sopracciglio, perchè metti nel quote illeso?
13) Le ferite che riporti non sono medio-lievi. LA formula è (F-R)/Rx100 --> (4-4)/4 x 100 che fa 0%, ferita leggera.
14) Sbagli la forza della tua tecnica. c'è il 10% della tecnica Genin + il 15% della descrizione: 4+10%=4,4+15%=5,06. Ora il risultato non cambia ma in futuro sicuramente ti cambia. Prendi forza 10, con il tuo calcolo fa 12 con il mio,fa 13.
Il solito esagerato, staccare un braccio... vabbè
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