Addestramento Genin Armi e Tecniche Personali (Luglio/Agosto/Settembre 2014) ShinraTensei
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Addestramento Genin Armi e Tecniche Personali (Luglio/Agosto/Settembre 2014) ShinraTensei
Benvenuto al tuo addestramento per tecniche e/o armi personali.
In questo tipo di add c'è meno severità nella ruolata (questo non ti autorizza a scrivere male però) è permesso l' utilizzo di spoiler ed al contrario delle missioni o degli esami non è necessario riportare il proprio status ed equipaggiamento in quote, come non sempre si rispetterà l'ordine di turni. In parole povere dovrai limitarti ad eseguire al meglio le istruzioni che ti darò lungo tutta la durata dell' addestramento. Si potrà fare un solo addestramento del genere al mese, e solo nel caso le armi e/o tecniche personali siano state approvate dai Mod. Il grado massimo delle armi e/o tecniche che si potranno avere sarà quello del Ninja. (Se si è genin e viene approvata una tecnica chunin si dovrà attendere il passaggio di grado.)
Detto questo, ruola pure il tuo risveglio, l' arrivo nel luogo dove ti vuoi addestrare e su come apprendi le tecniche o come trovi (o costruisci) le armi. Puoi far si che ci sia un sensei (uno degli PNG del villaggio) che ti addestri.
La richiesta per questo addestramento è un unico post di 100 righe per una sola arma o tecnica e si avrà come esperienza quella che il regolamento prevede per tecniche genin (Valore massimo ma non fisso). Se si avranno più tecniche e armi da ruolare, esse andranno ad aumentare di 50 righe (anche in post diversi) ogni Tecnica o Arma che vorrai aggiungere e che aggiungerà l' esperienza di 25 Exp per ognuna (Valore massimo, non fisso).
- Spoiler:
- Ti ricordo che è opzionale come add, quindi se non si ha voglia di scrivere, si può benissimo interrompere e aggiungersi le tecniche o le armi in scheda.
Re: Addestramento Genin Armi e Tecniche Personali (Luglio/Agosto/Settembre 2014) ShinraTensei
Da un paio di giorni a quella parte non riuscivo a dormire. Ripensavo continuamente allo scontro di cui ero stato partecipe coadiuvato dai miei due compagni di team Kyiosuke e Koji.
Viverne! Esseri mitologici con le fattezze di un drago, zampe posteriori possenti, sottili ali da pipistrello ed un temibile pungiglione da scorpione sulla sommità della lunga coda. Si tratta di un evento più unico che raro che degli esseri umani entrino in diretto contatto con dei mostri che si credeva fossero stati partoriti dalle menti più ingegnose e che appartenessero unicamente ai racconti fantastici. Invece degli sprovveduti qualunque sono stati in grado di evocarle dal loro mondo leggendario, trasferendole qui, sulla terra.
Ero steso sul letto in posizione supina, un braccio sotto la testa e il taccuino poggiato sul petto. La luce accesa mi dava fastidio agli occhi. Rigiravo tra le dita la matita mordicchiandone l’estremità non appuntita e rimuginavo insistentemente sul grande mistero che quelle creature recavano.
E se riuscissi a soggiogare in qualche maniera il loro potere? O se non tutto, perlomeno una piccola parte…
Presi una decisione fulminea ma irrevocabile: sarei tornato da solo sull’altopiano del dragone dov’era situato il tempio che fu scenario della nostra cruenta battaglia e lì avrei raccolto altre informazioni sulle viverne senza il timore che qualcuno potesse insospettirsi dalla mia eccessiva e forse immotivata curiosità nei confronti di quei mostri orribili e terrificanti.
La mattina mi svegliai presto, mi preparai velocemente e misi alcune provviste all’interno di uno zaino visto che, dopotutto, avrei dovuto sostenere la fatica di un lungo tragitto.
Il cammino fu alquanto impervio, costeggiai la foresta in cui aveva avuto luogo il mio scontro con il ragazzo di Kiri. Ripensai con un mix di sentimenti diversi a quel frangente ma non diedi troppo peso al mio stato d’animo e, desideroso di non farmi distrarre da nulla mentre ero in viaggio, tirai dritto dirigendomi a passo svelto a destinazione. Dovetti fermarmi alcune volte per la notte, cercando ripari di fortuna e validi nascondigli: viaggiavo ininterrottamente finchè la luce del giorno rischiarava il mio cammino e dormivo non appena le tenebre rendevano difficoltoso proseguire, svegliandomi sempre poco prima dell’alba.
Quando fui a destinazione non riuscii a trattenere un moto di timore nel dover affrontare di nuovo la vista di quel luogo che pochi giorni addietro aveva suscitato in me sensazioni spiacevoli e preferibilmente irripetibili. Mi avvicinai ai piedi dell’alta ziqqurat sulla cui sommità erano state evocate le viverne e avevano perso la vita i ladri dei rotoli, a breve distanza, giacevano immobili i cadaveri squarciati e putrescenti di quelle creature mitologiche che, così maestose in vita, erano ora null’altro che carne per vermi.
Scacciai un piccolo stormo di neri corvi che banchettavano becchettando i tessuti morti dei draghi, indossai una mascherina da chirurgo sul volto per evitare la contiguità delle mucose orali e nasali con i microrganismi che sicuramente prosperavano nell’ambiente propizio offerto loro dalle carogne delle viverne.
I corvi si appollaiarono sui rami di un vicino albero, pronti a tornare al loro lauto pasto non appena me ne fossi andato; sfregai i guanti di lattice l’uno contro l’altro: in quel momento più che mai necessitavo della loro protezione. Ero ormai a ridosso del primo cadavere, scrutavo attentamente ogni piccolo dettaglio sperando che un’intuizione felice illuminasse il mio cervello ma la puzza e l’apprensione nel trovarmi a stretto contatto con quel ricettacolo di putridume e malattia ottenebravano la mia mente impedendomi di ragionare lucidamente come al solito.
Improvvisamente però, come una lampadina che si accende nella più classica delle gag dei fumetti per bambini, ebbi l’illuminazione che attendevo nonostante disperassi ormai di poter ricavare qualcosa di proficuo da quell’ammasso di tessuti marci.
Il mio sguardo si posò sul terrificante pungiglione posto all’estremità della lunga coda un tempo forte e muscolosa. Notai immediatamente che la decomposizione, in quel punto, risultava incredibilmente minore, quasi come se qualcosa l’avesse arrestata o perlomeno rallentata.
Che sia… Ma si, non ci sono altre spiegazioni!
Dedussi quasi istantaneamente che quel pungiglione era in grado di secernere una sostanza, tale addirittura da impedire la proliferazione di batteri e organismi saprofiti nei suoi tessuti. Rimasi incantato da quella dimostrazione favolosa di potenza chimica e biologica e in un attimo decisi che dovevo renderla mia e padroneggiarla come un’arma. Aiutandomi con le lame affilate di uno shuriken tagliai un bel pezzo di coda e portai con me il pungiglione. Il viaggio di ritorno verso casa, ora che ero alleggerito dall’allegria per la mia nuova scoperta, sembrò molto meno lungo e faticoso di quanto mi era parso all’andata. In pochi giorni fui di nuovo a casa e non appena varcai l’uscio gettai la mia “refurtiva” sul tavolo.
Iruko! Mettiti il camice e un paio di guanti e vieni subito qui.
Arrivo Jointaku!
Pochi minuti dopo sopraggiunse Iruko, vestito come gli avevo richiesto e con gli occhi pieni di curiosità.
Cosa dobbiamo analizzare oggi?
Guarda tu stesso.
Sogghignai assaporando la reazione del ragazzo.
C-C-Che cos’è quello? N-N-Non voglio vederlo, io me ne vado.
Non muoverti di lì! Sei un ninja oppure un bambinetto spaurito?
Iruko trasalì e con gli occhi semichiusi si accostò al pungiglione.
E’ il pungiglione di una viverna, un dragone mitologico. Non chiedermi come l’ho ottenuto perché non te lo dirò.
Un drago hai detto? Ma è incredibile! Voglio toccarlo!
Iruko toccò il pungiglione per testarne l’affilatezza e si ferì leggermente alla mano.
Dopo un paio di secondi lo vidi stringersi con forza il polso iniziando ad urlare.
Jointaku aiuto! Faccio fatica a muovere il braccio! Oh mio dio, ti prego non amputarmelo!
Interessante! Così dalla punta trasuda del veleno! Mi chiedo quali siano i suoi effetti!
Aiutooooo! Il mio povero braccio!
Afferrai il braccio di Iruko mentre lui correva in tondo per la stanza in preda al panico. Lo osservai e lo tastai a lungo.
Sembra solo intorpidito… Speravo fosse paralizzato o ancora meglio!
Smettila di agitarti Iruko, è un semplice intorpidimento… Se ne andrà tra poco.
Iruko si calmò e si mise seduto su una sedia senza smettere di tenersi stretto il braccio, io nel frattempo avevo ideato un modo per sfruttare quel pungiglione come un’arma. Presi un bracciale di metallo che usavo per gli allenamenti ,con una circonferenza leggermente maggiore del mio braccio e su di esso fissai saldamente il pungiglione facendo sì che la temibile punta sporgesse di qualche centimetro oltre la mano. Decisi di non approfittare di nuovo dell’ingenuità di Iruko e sfruttai il mio stesso corpo come cavia per qualche test. Toccai con un dito la punta della mia nuova arma dopo averla indossata al braccio e non accusai nessun senso di intorpidimento.
Forse la quantità che viene secreta è assai limitata e sufficiente a malapena per una ferita.
Come posso fare per stimolare ulteriormente la secrezione?
Tenni il braccio steso verso il basso sfruttando la forza di gravità e provai anche a scuotere il bracciale con vigore in maniera tale da favorire l’uscita del veleno ma non sembrò funzionare affatto.
E se provassi ad accumulare chakra nel braccio?
Convogliai un flusso di chakra di minima intensità nel braccio armato ed attesi qualche secondo. Di nuovo il pungiglione rimase inerte.
Andiamo! Mostrami le tue potenzialità!
Accumulai una quantità di chakra molto maggiore rispetto a prima ed un grosso spruzzo di veleno fuoriuscì dalla punta imbrattandomi la mano.
Dannazione, brucia!
Sulla mia mano c’era una discreta ustione nel punto in cui il veleno si era depositato. Appurai quindi che era possibile far fuoriuscire veleno dal pungiglione concentrando chakra nei pressi del bracciale sul quale era saldato. Riprovai per la terza volta dosando la quantità di energia e stavolta distinsi chiaramente alcune gocce di veleno percolare dalla punta. Fui momentaneamente tentato di testare nuovamente la sua efficacia su Iruko ma infine decisi di usare me stesso. Mi procurai una piccola ferita con il pungiglione e subito sentii il braccio intorpidito, proprio come aveva detto Iruko poco prima.
Bene, ho appurato che una piccola quantità di chakra non consente la fuoriuscita di veleno ma allo stesso tempo rimane la pura capacità di ferimento del pungiglione. Se invece doso efficacemente la quantità di chakra sono in grado di farne gocciolare un po’ in maniera tale da intorpidire chiunque si ferisca con esso.
Però mi fa riflettere quanto ho potuto notare poco prima… Quando ho esagerato col chakra è fuoriuscito molto veleno ed il suo effetto è stato maggiore, sembrava quasi un ustione da eccessiva acidità…
Decisi che avrei dovuto approfondire quella scoperta inaspettata per cui uscii di casa ed iniziai alcuni tentativi improvvisati. Aumentai notevolmente la dose di chakra da convogliare nel pungiglione e subito esso reagì emettendo un grosso spruzzo di veleno che colò in terra dopo alcuni metri sfrigolando sul terreno.
La scelta migliore sarebbe di modellare lo spruzzo di veleno scegliendo una forma più aerodinamica possibile… Opterei per la sfera che oltre ad essere una forma molto semplice da plasmare è anche quella che si presta meglio ad agire da proiettile.
Stavolta non mi preoccupai in particolar modo della quantità di chakra quanto piuttosto del modo in cui esso andava sagomato. Convogliai energia nel braccio per stimolare le ghiandole velenifere ancora attive nel pungiglione ma le imbrigliai immediatamente aumentando la concentrazione in maniera tale da produrre la specifica forma da me desiderata. Quando mi ritenni soddisfatto espulsi il veleno il quale però era tutt’altro che un proiettile sferico: non aveva una forma ben definita, era una massa di materia informe solo lontanamente simile ad una sfera.
Non ci siamo, ma ora perlomeno mi ci sto avvicinando…
Di nuovo convogliai il chakra nel braccio, chiusi gli occhi e mi concentrai soltanto sul flebile legame che stavo cercando di creare con la mia rudimentale arma. Assoggettai quel pungiglione al mio volere, volevo sentirlo pulsare al ritmo del mio battito. Tentai di immaginare che il mio chakra fluisse in quella zona come se fosse un'appendice del mio organismo. Aprii gli occhi e fui pronto: lasciai fuoriuscire il proiettile e con estrema soddisfazione potei notare che era perfettamente sferoidale, aerodinamico e pericoloso.
Feci qualche altro tentativo nei minuti successivi per testare la gittata massima di quel colpo e stabilii che il veleno non poteva rimanere attivo nell’atmosfera per un tempo superiore a quello necessario al proiettile a percorrere 6 m.
Soddisfatto e appagato per quel successo insperato rientrai in casa per accertarmi che quel gonzo di Iruko non si fosse tagliato il braccio mentre era in preda al panico. Sorrisi e accarezzai la mia nuova arma appuntandone quindi i dettagli sul mio taccuino con una nuova luce negli occhi.
Viverne! Esseri mitologici con le fattezze di un drago, zampe posteriori possenti, sottili ali da pipistrello ed un temibile pungiglione da scorpione sulla sommità della lunga coda. Si tratta di un evento più unico che raro che degli esseri umani entrino in diretto contatto con dei mostri che si credeva fossero stati partoriti dalle menti più ingegnose e che appartenessero unicamente ai racconti fantastici. Invece degli sprovveduti qualunque sono stati in grado di evocarle dal loro mondo leggendario, trasferendole qui, sulla terra.
Ero steso sul letto in posizione supina, un braccio sotto la testa e il taccuino poggiato sul petto. La luce accesa mi dava fastidio agli occhi. Rigiravo tra le dita la matita mordicchiandone l’estremità non appuntita e rimuginavo insistentemente sul grande mistero che quelle creature recavano.
E se riuscissi a soggiogare in qualche maniera il loro potere? O se non tutto, perlomeno una piccola parte…
Presi una decisione fulminea ma irrevocabile: sarei tornato da solo sull’altopiano del dragone dov’era situato il tempio che fu scenario della nostra cruenta battaglia e lì avrei raccolto altre informazioni sulle viverne senza il timore che qualcuno potesse insospettirsi dalla mia eccessiva e forse immotivata curiosità nei confronti di quei mostri orribili e terrificanti.
La mattina mi svegliai presto, mi preparai velocemente e misi alcune provviste all’interno di uno zaino visto che, dopotutto, avrei dovuto sostenere la fatica di un lungo tragitto.
Il cammino fu alquanto impervio, costeggiai la foresta in cui aveva avuto luogo il mio scontro con il ragazzo di Kiri. Ripensai con un mix di sentimenti diversi a quel frangente ma non diedi troppo peso al mio stato d’animo e, desideroso di non farmi distrarre da nulla mentre ero in viaggio, tirai dritto dirigendomi a passo svelto a destinazione. Dovetti fermarmi alcune volte per la notte, cercando ripari di fortuna e validi nascondigli: viaggiavo ininterrottamente finchè la luce del giorno rischiarava il mio cammino e dormivo non appena le tenebre rendevano difficoltoso proseguire, svegliandomi sempre poco prima dell’alba.
Quando fui a destinazione non riuscii a trattenere un moto di timore nel dover affrontare di nuovo la vista di quel luogo che pochi giorni addietro aveva suscitato in me sensazioni spiacevoli e preferibilmente irripetibili. Mi avvicinai ai piedi dell’alta ziqqurat sulla cui sommità erano state evocate le viverne e avevano perso la vita i ladri dei rotoli, a breve distanza, giacevano immobili i cadaveri squarciati e putrescenti di quelle creature mitologiche che, così maestose in vita, erano ora null’altro che carne per vermi.
Scacciai un piccolo stormo di neri corvi che banchettavano becchettando i tessuti morti dei draghi, indossai una mascherina da chirurgo sul volto per evitare la contiguità delle mucose orali e nasali con i microrganismi che sicuramente prosperavano nell’ambiente propizio offerto loro dalle carogne delle viverne.
I corvi si appollaiarono sui rami di un vicino albero, pronti a tornare al loro lauto pasto non appena me ne fossi andato; sfregai i guanti di lattice l’uno contro l’altro: in quel momento più che mai necessitavo della loro protezione. Ero ormai a ridosso del primo cadavere, scrutavo attentamente ogni piccolo dettaglio sperando che un’intuizione felice illuminasse il mio cervello ma la puzza e l’apprensione nel trovarmi a stretto contatto con quel ricettacolo di putridume e malattia ottenebravano la mia mente impedendomi di ragionare lucidamente come al solito.
Improvvisamente però, come una lampadina che si accende nella più classica delle gag dei fumetti per bambini, ebbi l’illuminazione che attendevo nonostante disperassi ormai di poter ricavare qualcosa di proficuo da quell’ammasso di tessuti marci.
Il mio sguardo si posò sul terrificante pungiglione posto all’estremità della lunga coda un tempo forte e muscolosa. Notai immediatamente che la decomposizione, in quel punto, risultava incredibilmente minore, quasi come se qualcosa l’avesse arrestata o perlomeno rallentata.
Che sia… Ma si, non ci sono altre spiegazioni!
Dedussi quasi istantaneamente che quel pungiglione era in grado di secernere una sostanza, tale addirittura da impedire la proliferazione di batteri e organismi saprofiti nei suoi tessuti. Rimasi incantato da quella dimostrazione favolosa di potenza chimica e biologica e in un attimo decisi che dovevo renderla mia e padroneggiarla come un’arma. Aiutandomi con le lame affilate di uno shuriken tagliai un bel pezzo di coda e portai con me il pungiglione. Il viaggio di ritorno verso casa, ora che ero alleggerito dall’allegria per la mia nuova scoperta, sembrò molto meno lungo e faticoso di quanto mi era parso all’andata. In pochi giorni fui di nuovo a casa e non appena varcai l’uscio gettai la mia “refurtiva” sul tavolo.
Iruko! Mettiti il camice e un paio di guanti e vieni subito qui.
Arrivo Jointaku!
Pochi minuti dopo sopraggiunse Iruko, vestito come gli avevo richiesto e con gli occhi pieni di curiosità.
Cosa dobbiamo analizzare oggi?
Guarda tu stesso.
Sogghignai assaporando la reazione del ragazzo.
C-C-Che cos’è quello? N-N-Non voglio vederlo, io me ne vado.
Non muoverti di lì! Sei un ninja oppure un bambinetto spaurito?
Iruko trasalì e con gli occhi semichiusi si accostò al pungiglione.
E’ il pungiglione di una viverna, un dragone mitologico. Non chiedermi come l’ho ottenuto perché non te lo dirò.
Un drago hai detto? Ma è incredibile! Voglio toccarlo!
Iruko toccò il pungiglione per testarne l’affilatezza e si ferì leggermente alla mano.
Dopo un paio di secondi lo vidi stringersi con forza il polso iniziando ad urlare.
Jointaku aiuto! Faccio fatica a muovere il braccio! Oh mio dio, ti prego non amputarmelo!
Interessante! Così dalla punta trasuda del veleno! Mi chiedo quali siano i suoi effetti!
Aiutooooo! Il mio povero braccio!
Afferrai il braccio di Iruko mentre lui correva in tondo per la stanza in preda al panico. Lo osservai e lo tastai a lungo.
Sembra solo intorpidito… Speravo fosse paralizzato o ancora meglio!
Smettila di agitarti Iruko, è un semplice intorpidimento… Se ne andrà tra poco.
Iruko si calmò e si mise seduto su una sedia senza smettere di tenersi stretto il braccio, io nel frattempo avevo ideato un modo per sfruttare quel pungiglione come un’arma. Presi un bracciale di metallo che usavo per gli allenamenti ,con una circonferenza leggermente maggiore del mio braccio e su di esso fissai saldamente il pungiglione facendo sì che la temibile punta sporgesse di qualche centimetro oltre la mano. Decisi di non approfittare di nuovo dell’ingenuità di Iruko e sfruttai il mio stesso corpo come cavia per qualche test. Toccai con un dito la punta della mia nuova arma dopo averla indossata al braccio e non accusai nessun senso di intorpidimento.
Forse la quantità che viene secreta è assai limitata e sufficiente a malapena per una ferita.
Come posso fare per stimolare ulteriormente la secrezione?
Tenni il braccio steso verso il basso sfruttando la forza di gravità e provai anche a scuotere il bracciale con vigore in maniera tale da favorire l’uscita del veleno ma non sembrò funzionare affatto.
E se provassi ad accumulare chakra nel braccio?
Convogliai un flusso di chakra di minima intensità nel braccio armato ed attesi qualche secondo. Di nuovo il pungiglione rimase inerte.
Andiamo! Mostrami le tue potenzialità!
Accumulai una quantità di chakra molto maggiore rispetto a prima ed un grosso spruzzo di veleno fuoriuscì dalla punta imbrattandomi la mano.
Dannazione, brucia!
Sulla mia mano c’era una discreta ustione nel punto in cui il veleno si era depositato. Appurai quindi che era possibile far fuoriuscire veleno dal pungiglione concentrando chakra nei pressi del bracciale sul quale era saldato. Riprovai per la terza volta dosando la quantità di energia e stavolta distinsi chiaramente alcune gocce di veleno percolare dalla punta. Fui momentaneamente tentato di testare nuovamente la sua efficacia su Iruko ma infine decisi di usare me stesso. Mi procurai una piccola ferita con il pungiglione e subito sentii il braccio intorpidito, proprio come aveva detto Iruko poco prima.
Nome: Pungiglione della Viverna
Limitazione: Personale
Tipo: Arma
Grado:Genin
Chakra: Neutro
Descrizione: Un’arma che trae origine dal pungiglione della viverna affrontata da Jointaku e recuperato dall’altopiano del tempio del dragone qualche giorno più tardi.
Saldato su un bracciale metallico, il pungiglione sporge di circa 18 cm oltre il pugno e infligge danni leggeri ad ogni colpo. Con un ridotto consumo di chakra è possibile, una volta a turno e prima di attaccare, far gocciolare del veleno dalla punta, appena sufficiente per un singolo colpo. Qualora il veleno entrasse in contatto con l’avversario, gli provocherebbe una intorpidimento al punto colpito per la durata di un turno.
Con un ulteriore apporto di chakra è possibile utilizzare una tecnica particolare.
Consumo di Chakra: 5
Bene, ho appurato che una piccola quantità di chakra non consente la fuoriuscita di veleno ma allo stesso tempo rimane la pura capacità di ferimento del pungiglione. Se invece doso efficacemente la quantità di chakra sono in grado di farne gocciolare un po’ in maniera tale da intorpidire chiunque si ferisca con esso.
Però mi fa riflettere quanto ho potuto notare poco prima… Quando ho esagerato col chakra è fuoriuscito molto veleno ed il suo effetto è stato maggiore, sembrava quasi un ustione da eccessiva acidità…
Decisi che avrei dovuto approfondire quella scoperta inaspettata per cui uscii di casa ed iniziai alcuni tentativi improvvisati. Aumentai notevolmente la dose di chakra da convogliare nel pungiglione e subito esso reagì emettendo un grosso spruzzo di veleno che colò in terra dopo alcuni metri sfrigolando sul terreno.
La scelta migliore sarebbe di modellare lo spruzzo di veleno scegliendo una forma più aerodinamica possibile… Opterei per la sfera che oltre ad essere una forma molto semplice da plasmare è anche quella che si presta meglio ad agire da proiettile.
Stavolta non mi preoccupai in particolar modo della quantità di chakra quanto piuttosto del modo in cui esso andava sagomato. Convogliai energia nel braccio per stimolare le ghiandole velenifere ancora attive nel pungiglione ma le imbrigliai immediatamente aumentando la concentrazione in maniera tale da produrre la specifica forma da me desiderata. Quando mi ritenni soddisfatto espulsi il veleno il quale però era tutt’altro che un proiettile sferico: non aveva una forma ben definita, era una massa di materia informe solo lontanamente simile ad una sfera.
Non ci siamo, ma ora perlomeno mi ci sto avvicinando…
Di nuovo convogliai il chakra nel braccio, chiusi gli occhi e mi concentrai soltanto sul flebile legame che stavo cercando di creare con la mia rudimentale arma. Assoggettai quel pungiglione al mio volere, volevo sentirlo pulsare al ritmo del mio battito. Tentai di immaginare che il mio chakra fluisse in quella zona come se fosse un'appendice del mio organismo. Aprii gli occhi e fui pronto: lasciai fuoriuscire il proiettile e con estrema soddisfazione potei notare che era perfettamente sferoidale, aerodinamico e pericoloso.
Nome: Proiettile Velenoso
Chakra: Neutro
Tipo: Ninjutsu
Grado: Genin
Sigilli: (in descrizione)
Descrizione: Accumulando chakra per la durata di un sigillo, il ninja è in grado di stimolare le ghiandole velenifere secernendo una grande quantità di siero che può essere espulsa sotto forma di proiettile compresso di forma sferica con un diametro non superiore ai 30 cm e che si muoverà a velocità ridotta del 10% rispetto a quella del ninja. Il colpo non causa danni all’impatto ma il contatto del veleno coi tessuti o con la pelle provoca un danno da ustione con forza aumentata del 10%.
La portata massima della tecnica è 6 m, superata la quale il veleno si secca nell’aria e diventa inoffensivo al tocco. Non è assolutamente utilizzabile con il il veleno che intorpidisce il corpo e potrà essere usato una volta ogni 2 turni.
Consumo di Chakra: 12
Feci qualche altro tentativo nei minuti successivi per testare la gittata massima di quel colpo e stabilii che il veleno non poteva rimanere attivo nell’atmosfera per un tempo superiore a quello necessario al proiettile a percorrere 6 m.
Soddisfatto e appagato per quel successo insperato rientrai in casa per accertarmi che quel gonzo di Iruko non si fosse tagliato il braccio mentre era in preda al panico. Sorrisi e accarezzai la mia nuova arma appuntandone quindi i dettagli sul mio taccuino con una nuova luce negli occhi.
ShinraTensei- Messaggi : 668
Data d'iscrizione : 10.03.14
Età : 32
Re: Addestramento Genin Armi e Tecniche Personali (Luglio/Agosto/Settembre 2014) ShinraTensei
Jointaku…. Jointaku svegliati!
Sono già sveglio Iruko… che succede? Spero sia qualcosa di importante…
Vestiti e seguimi, ti spiegherò strada facendo…
Era notte, un’ora prima dell’alba. L’aria era frizzante e il mio corpo si scosse in un brivido. Mi vestii alla svelta e non sapendo nulla su cosa Iruko avesse intenzione di fare afferrai anche alcune armi precipitandomi quindi fuori dall’uscio di casa dove il ragazzo mi stava già aspettando.
Non appena mi intravide nell’oscurità, Iruko iniziò a muoversi a ritmo sostenuto ed io rimasi subito indietro; lo raggiunsi con alcuni passi lunghi e rapidi e disponendomi sulla sua sinistra presi la parola.
Cos’è tutto questo mistero? Vuoi spiegarmi oppure no?
Si, immagino che ora una spiegazione sia necessaria… Vedi Jointaku, come tu ben sai io mi sono prefissato il dovere di aiutarti in ogni modo possibile, affinchè tu possa diventare il più grande Kokage che sia mai esistito, aiutando Oto e proteggendo i suoi abitanti. Beh ora ho deciso di mostrarti una cosa… qualcosa che spero possa esserti utile…
Cosa avrà in mente questo pazzoide? E dove mi sta portando?
Il viaggio non durò molto, abbandonammo la strada maestra e imboccammo un sentiero acciottolato percorrendolo per qualche centinaio di metri finchè non sbucammo di fronte ad un grande cancello in ferro battuto.
Con mio grande stupore Iruko estrasse una grossa chiave d’argento e facendola scattare nella serratura, sbloccò il cancello e lo aprì quindi spingendo con entrambe le mani.
Ma che sta succedendo?
Iruko, vuoi spiegarmi o no?
Non ora Jointaku… Siamo quasi a destinazione!
Proseguimmo su una strada lastricata che serpeggiava tra gli alberi in un giardino incolto. Iruko era stranamente molto silenzioso e si guardava costantemente intorno: sembrava tuttavia conoscere molto bene quel luogo dato che lo vedevo muoversi con sicurezza e disinvoltura.
Arrivammo, dopo un centinaio di metri, di fronte ad una grossa abitazione a tre piani con un infinità di finestre ed un grosso portone in legno.
Iruko, cosa diamine è questo posto? Noi non siamo autorizzati a stare qui, potrebbero arrestarci o peggio ucciderci… stiamo violando una proprietà privata e non so nemmeno perché lo stiamo facendo…
Non preoccuparti… questo edificio è abbandonato da tempo…
E tu come fai a saperlo scusa?
Perché questa è casa mia…
Rimasi basito nell’ascoltare quelle parole ma il mio momentaneo stupore svanì quando Iruko riprese a parlare…
Prima che mia sorella morisse noi due vivevamo da orfani in questa casa… mio padre era un grande scienziato che si occupava dei campi di studio più disparati… dalla fisica delle particelle alla teoria delle stringhe, dalla meccanica quantistica fino alla scienza dei buchi neri… Era anche un appassionato di astronomia, archeologia e mitologia antica.
Ora vorrei che tu dessi un’occhiata al suo laboratorio. Non posso prometterti che ci sarà qualcosa di davvero interessante ma vorrei comunque che tu dessi un’occhiata. Sarebbe un onore per me e anche per mio padre che i suoi studi, interrotti bruscamente dopo la sua morte, possano perpetuarsi e ottenere anche un riscontro pragmatico, aiutandoti nella tua ascesa nel mondo ninja.
Il padre di Iruko era uno scienziato talmente rinomato? Non l’avrei mai immaginato. Sono certo che nel suo laboratorio troveremo qualcosa di interessante!
Iruko, ti sono grato per quello che mi stai offrendo! Non dev’essere stato facile per te rimettere piede in questo luogo che sicuramente rievocherà ricordi dolorosi nella tua mente. Ti assicuro che onorerò la memoria di tuo padre rendendo giustizia al suo genio e alle sue scoperte!
Il volto di Iruko, fino a quel momento cupo e corrucciato, si rasserenò ed un largo sorriso comparve sul suo volto imbronciato.
Ora coraggio! Conducimi a questo famigerato laboratorio! Devo ammettere che hai oltremodo stuzzicato la mia curiosità!
Aggirammo l’intero edificio e ci spostammo sul retro dello stabile; a quel punto Iruko si diresse con decisione verso una sezione del prato che sembrava identica in tutto e per tutto al resto del giardino.
Incredibilmente, osservai il ragazzo scostare alcune foglie secche e sollevare una zolla di terra finta che sembrava fatta apposta per quello scopo. Al di sotto di quella zolla era sapientemente celata una botola metallica che Iruko aprì con grande clangore rivelando una buia scalinata che sembrava voler condurre fino alle viscere della terra. I gradini in realtà non erano molti e in pochi secondi sbucammo in un ambiente immenso completamente compresso entro pareti di metallo; a perdita d’occhio si osservavano tavoli da laboratorio, arnesi comuni e altri sconosciuti, grossi macchinari coperti da teli impolverati e un’infinità di fogliacci e post-it a tappezzare le pareti.
Sono arrivato a Shangri-La per caso? Questo è il paradiso! Non saprei neppure da dove cominciare!
Intenzionato a non toccare nulla che potesse essere potenzialmente pericoloso iniziai semplicemente ad osservare la zona, lasciando che un ragionamento significativo fluisse inconsciamente nella mia testa.
Se quello attraverso il quale siamo appena passati era l’ingresso principale, vuol dire che le prime scoperte del padre di Iruko in ordine cronologico sono disposte su questi primi tavolini; si sarà allargato in direzione opposta all’ingresso man mano che iniziò a necessitare di più spazio!
Credo possa considerarsi una scelta più meticolosa e metodica iniziare da qui!
Mi avvicinai al primo tavolino e subito la mia attenzione venne attratta da una piccola lamina metallica poggiata proprio al centro del bancone da lavoro.
Ehi Iruko, passami un kunai!
Non ho alcuna intenzione di rischiare di perdere un dito con questi marchingegni sconosciuti!
Afferrai l’arma che il ragazzo mi stava porgendo ed iniziai a picchiettare con la punta quello strano arnese quando, improvvisamente, una forza sconosciuta sbalzò il kunai via dalla mia mano, facendolo schizzare a pochi centimetri dalla testa di Iruko
Diamine Jointaku! Fai più attenzione!! Stavi per mozzarmi un orecchio!
Non… Non sono stato io! E’ stato… E’stato questo oggettino
Un ghigno comparve sul mio volto mentre afferravo la piccola lamina infilandola in un sacco di tela e depositando il tutto sul fondo di una delle tasche del camice.
Iruko andiamo! Qui abbiamo terminato per ora… ma sono dell’idea che questa sia una vera miniera d’oro, te l’assicuro!
Tornammo a casa e la mattina seguente mi alzai all’alba, curioso di sperimentare le potenzialità di quella placca di metallo che avevo preso dal laboratorio del padre di Iruko. Alcuni esperimenti mi dimostrarono che l’oggetto aveva in effetti delle caratteristiche incredibili; per la precisione, la conduttività elettrica di quel metallo era straordinaria e ciò gli conferiva delle proprietà magnetiche uniche nel suo genere: era in grado di respingere qualsiasi tipo di metallo purchè, ovviamente, di massa non eccessiva.
Ho già in mente come sfruttare queste potenzialità: le userò per proteggermi da piccole armi da lancio che mi vengono scagliate contro. Credo che inserirò questa lamina in una striscia di cuoio e la renderò, in soldoni, la fibbia della mia cintura, in maniera tale che sia al centro del mio corpo e che non ostacoli eccessivamente i movimenti.
Tutto ciò che rimane da fare è apprendere come farla funzionare al meglio, dopotutto se la indossassi senza perfezionarla rischierei di non poter più portare con me delle armi di qualsiasi tipo…
Iruko, ti aspetto in cortile, sbrigati a raggiungermi!
Scesi in giardino e qualche istante dopo Iruko mi raggiunse tutto trafelato.
Molto bene, ho bisogno del tuo aiuto per testare questa nuova arma: prendi questi scarti metallici, sono piccoli e di forma variabile, dovrai lanciarli contro di me senza timore di farmi del male… preferisco iniziare con questi piuttosto che con i kunai…
Mi allontanai di 5 m da Iruko e mi posizionai di fronte a lui con le braccia lungo il corpo, con un cenno lo invitai a lanciare il primo oggetto. Un pezzo di tubo mi raggiunse alla spalla senza deviare minimamente la sua traiettoria.
Che succede… perché non funziona? Forse nel laboratorio ha reagito con il mio chakra… vale la pena di tentare!
Vai col secondo Iruko!
Mi rimisi in posizione e stavolta convogliai del chakra nella zona basso-addominale, precisamente verso la fibbia, sperando che in quel modo si attivasse.
Nel frattempo Iruko aveva lanciato un altro scarto di lavorazione e stavolta ne osservai con attenzione la traiettoria; il pezzo di metallo sembrò deviare leggermente dalla linea retta che stava seguendo ma non abbastanza da evitare di colpirmi al petto.
Ha… Ha funzionato, devo solo aumentare il chakra che immetto!
Accrebbi la quantità di chakra nel momento esatto in cui Iruko scagliava il terzo pezzo di metallo ma la reazione fu incredibile: il grosso dado anziché rallentare aumentò la propria velocità e mi colpì con forza al ventre.
Maledizione… troppo chakra altera le proprietà della fibbia, anziché respingere attira i metalli… direi proprio che non ho bisogno di una cosa del genere quindi dovrò regolare alla perfezione l’afflusso di chakra.
Mi concentrai maggiormente ed invitai Iruko a lanciare quello che sembrava un grosso bullone: il ragazzo obbedì ed io chiusi gli occhi e mi concentrai unicamente sul chakra che fluiva nel mio corpo.
Quando li riaprii notai chiaramente il bullone che variava sensibilmente la propria traiettoria e perdeva la propria inerzia senza colpirmi minimamente.
Ci sono riuscito! Il padre di Iruko era un vero genio!
Continuai ad allenarmi con Iruko per tutta la mattinata, lui lanciava kunai e shuriken ed io li deviavo con la semplice immissione di chakra nella mia cintura. Appresi anche che il numero massimo di armi che potevo deviare contemporaneamente era 2, dopodichè la cintura richiedeva una pausa prima di poter essere riattivata nuovamente.
Migliorerò sempre di più il mio arsenale di armi e tecniche ed in breve tempo diventerò un’elite tra gli shinobi!
Sono già sveglio Iruko… che succede? Spero sia qualcosa di importante…
Vestiti e seguimi, ti spiegherò strada facendo…
Era notte, un’ora prima dell’alba. L’aria era frizzante e il mio corpo si scosse in un brivido. Mi vestii alla svelta e non sapendo nulla su cosa Iruko avesse intenzione di fare afferrai anche alcune armi precipitandomi quindi fuori dall’uscio di casa dove il ragazzo mi stava già aspettando.
Non appena mi intravide nell’oscurità, Iruko iniziò a muoversi a ritmo sostenuto ed io rimasi subito indietro; lo raggiunsi con alcuni passi lunghi e rapidi e disponendomi sulla sua sinistra presi la parola.
Cos’è tutto questo mistero? Vuoi spiegarmi oppure no?
Si, immagino che ora una spiegazione sia necessaria… Vedi Jointaku, come tu ben sai io mi sono prefissato il dovere di aiutarti in ogni modo possibile, affinchè tu possa diventare il più grande Kokage che sia mai esistito, aiutando Oto e proteggendo i suoi abitanti. Beh ora ho deciso di mostrarti una cosa… qualcosa che spero possa esserti utile…
Cosa avrà in mente questo pazzoide? E dove mi sta portando?
Il viaggio non durò molto, abbandonammo la strada maestra e imboccammo un sentiero acciottolato percorrendolo per qualche centinaio di metri finchè non sbucammo di fronte ad un grande cancello in ferro battuto.
Con mio grande stupore Iruko estrasse una grossa chiave d’argento e facendola scattare nella serratura, sbloccò il cancello e lo aprì quindi spingendo con entrambe le mani.
Ma che sta succedendo?
Iruko, vuoi spiegarmi o no?
Non ora Jointaku… Siamo quasi a destinazione!
Proseguimmo su una strada lastricata che serpeggiava tra gli alberi in un giardino incolto. Iruko era stranamente molto silenzioso e si guardava costantemente intorno: sembrava tuttavia conoscere molto bene quel luogo dato che lo vedevo muoversi con sicurezza e disinvoltura.
Arrivammo, dopo un centinaio di metri, di fronte ad una grossa abitazione a tre piani con un infinità di finestre ed un grosso portone in legno.
Iruko, cosa diamine è questo posto? Noi non siamo autorizzati a stare qui, potrebbero arrestarci o peggio ucciderci… stiamo violando una proprietà privata e non so nemmeno perché lo stiamo facendo…
Non preoccuparti… questo edificio è abbandonato da tempo…
E tu come fai a saperlo scusa?
Perché questa è casa mia…
Rimasi basito nell’ascoltare quelle parole ma il mio momentaneo stupore svanì quando Iruko riprese a parlare…
Prima che mia sorella morisse noi due vivevamo da orfani in questa casa… mio padre era un grande scienziato che si occupava dei campi di studio più disparati… dalla fisica delle particelle alla teoria delle stringhe, dalla meccanica quantistica fino alla scienza dei buchi neri… Era anche un appassionato di astronomia, archeologia e mitologia antica.
Ora vorrei che tu dessi un’occhiata al suo laboratorio. Non posso prometterti che ci sarà qualcosa di davvero interessante ma vorrei comunque che tu dessi un’occhiata. Sarebbe un onore per me e anche per mio padre che i suoi studi, interrotti bruscamente dopo la sua morte, possano perpetuarsi e ottenere anche un riscontro pragmatico, aiutandoti nella tua ascesa nel mondo ninja.
Il padre di Iruko era uno scienziato talmente rinomato? Non l’avrei mai immaginato. Sono certo che nel suo laboratorio troveremo qualcosa di interessante!
Iruko, ti sono grato per quello che mi stai offrendo! Non dev’essere stato facile per te rimettere piede in questo luogo che sicuramente rievocherà ricordi dolorosi nella tua mente. Ti assicuro che onorerò la memoria di tuo padre rendendo giustizia al suo genio e alle sue scoperte!
Il volto di Iruko, fino a quel momento cupo e corrucciato, si rasserenò ed un largo sorriso comparve sul suo volto imbronciato.
Ora coraggio! Conducimi a questo famigerato laboratorio! Devo ammettere che hai oltremodo stuzzicato la mia curiosità!
Aggirammo l’intero edificio e ci spostammo sul retro dello stabile; a quel punto Iruko si diresse con decisione verso una sezione del prato che sembrava identica in tutto e per tutto al resto del giardino.
Incredibilmente, osservai il ragazzo scostare alcune foglie secche e sollevare una zolla di terra finta che sembrava fatta apposta per quello scopo. Al di sotto di quella zolla era sapientemente celata una botola metallica che Iruko aprì con grande clangore rivelando una buia scalinata che sembrava voler condurre fino alle viscere della terra. I gradini in realtà non erano molti e in pochi secondi sbucammo in un ambiente immenso completamente compresso entro pareti di metallo; a perdita d’occhio si osservavano tavoli da laboratorio, arnesi comuni e altri sconosciuti, grossi macchinari coperti da teli impolverati e un’infinità di fogliacci e post-it a tappezzare le pareti.
Sono arrivato a Shangri-La per caso? Questo è il paradiso! Non saprei neppure da dove cominciare!
Intenzionato a non toccare nulla che potesse essere potenzialmente pericoloso iniziai semplicemente ad osservare la zona, lasciando che un ragionamento significativo fluisse inconsciamente nella mia testa.
Se quello attraverso il quale siamo appena passati era l’ingresso principale, vuol dire che le prime scoperte del padre di Iruko in ordine cronologico sono disposte su questi primi tavolini; si sarà allargato in direzione opposta all’ingresso man mano che iniziò a necessitare di più spazio!
Credo possa considerarsi una scelta più meticolosa e metodica iniziare da qui!
Mi avvicinai al primo tavolino e subito la mia attenzione venne attratta da una piccola lamina metallica poggiata proprio al centro del bancone da lavoro.
Ehi Iruko, passami un kunai!
Non ho alcuna intenzione di rischiare di perdere un dito con questi marchingegni sconosciuti!
Afferrai l’arma che il ragazzo mi stava porgendo ed iniziai a picchiettare con la punta quello strano arnese quando, improvvisamente, una forza sconosciuta sbalzò il kunai via dalla mia mano, facendolo schizzare a pochi centimetri dalla testa di Iruko
Diamine Jointaku! Fai più attenzione!! Stavi per mozzarmi un orecchio!
Non… Non sono stato io! E’ stato… E’stato questo oggettino
Un ghigno comparve sul mio volto mentre afferravo la piccola lamina infilandola in un sacco di tela e depositando il tutto sul fondo di una delle tasche del camice.
Iruko andiamo! Qui abbiamo terminato per ora… ma sono dell’idea che questa sia una vera miniera d’oro, te l’assicuro!
Tornammo a casa e la mattina seguente mi alzai all’alba, curioso di sperimentare le potenzialità di quella placca di metallo che avevo preso dal laboratorio del padre di Iruko. Alcuni esperimenti mi dimostrarono che l’oggetto aveva in effetti delle caratteristiche incredibili; per la precisione, la conduttività elettrica di quel metallo era straordinaria e ciò gli conferiva delle proprietà magnetiche uniche nel suo genere: era in grado di respingere qualsiasi tipo di metallo purchè, ovviamente, di massa non eccessiva.
Ho già in mente come sfruttare queste potenzialità: le userò per proteggermi da piccole armi da lancio che mi vengono scagliate contro. Credo che inserirò questa lamina in una striscia di cuoio e la renderò, in soldoni, la fibbia della mia cintura, in maniera tale che sia al centro del mio corpo e che non ostacoli eccessivamente i movimenti.
Tutto ciò che rimane da fare è apprendere come farla funzionare al meglio, dopotutto se la indossassi senza perfezionarla rischierei di non poter più portare con me delle armi di qualsiasi tipo…
Iruko, ti aspetto in cortile, sbrigati a raggiungermi!
Scesi in giardino e qualche istante dopo Iruko mi raggiunse tutto trafelato.
Molto bene, ho bisogno del tuo aiuto per testare questa nuova arma: prendi questi scarti metallici, sono piccoli e di forma variabile, dovrai lanciarli contro di me senza timore di farmi del male… preferisco iniziare con questi piuttosto che con i kunai…
Mi allontanai di 5 m da Iruko e mi posizionai di fronte a lui con le braccia lungo il corpo, con un cenno lo invitai a lanciare il primo oggetto. Un pezzo di tubo mi raggiunse alla spalla senza deviare minimamente la sua traiettoria.
Che succede… perché non funziona? Forse nel laboratorio ha reagito con il mio chakra… vale la pena di tentare!
Vai col secondo Iruko!
Mi rimisi in posizione e stavolta convogliai del chakra nella zona basso-addominale, precisamente verso la fibbia, sperando che in quel modo si attivasse.
Nel frattempo Iruko aveva lanciato un altro scarto di lavorazione e stavolta ne osservai con attenzione la traiettoria; il pezzo di metallo sembrò deviare leggermente dalla linea retta che stava seguendo ma non abbastanza da evitare di colpirmi al petto.
Ha… Ha funzionato, devo solo aumentare il chakra che immetto!
Accrebbi la quantità di chakra nel momento esatto in cui Iruko scagliava il terzo pezzo di metallo ma la reazione fu incredibile: il grosso dado anziché rallentare aumentò la propria velocità e mi colpì con forza al ventre.
Maledizione… troppo chakra altera le proprietà della fibbia, anziché respingere attira i metalli… direi proprio che non ho bisogno di una cosa del genere quindi dovrò regolare alla perfezione l’afflusso di chakra.
Mi concentrai maggiormente ed invitai Iruko a lanciare quello che sembrava un grosso bullone: il ragazzo obbedì ed io chiusi gli occhi e mi concentrai unicamente sul chakra che fluiva nel mio corpo.
Quando li riaprii notai chiaramente il bullone che variava sensibilmente la propria traiettoria e perdeva la propria inerzia senza colpirmi minimamente.
Nome: Cintura magnetica
Tipo: Arma
Chakra: Neutro]
Grado: Genin
Descrizione: Questa semplice cintura di pelle nera all’ apparenza può sembrare un semplice accessorio di abbigliamento ma la sua particolare capacità risiede nella grossa fibbia argentea in materiale ferromagnetico che è in grado di generare un campo magnetico non eccessivamente potente ma che si rivela comunque utile in battaglia.
Attivando la cintura, il ninja sarà in grado di generare un campo magnetico di forma sferica che si disporrà intorno al ninja sporgendo di 50 cm oltre il suo corpo. Il beneficio che questa difesa comporta è la possibilità di neutralizzare un numero massimo di piccole armi da lancio di grado massimo genin pari a 2 purché queste non siano caricate di chakra spendendo una piccola quantità di chakra. La barriera può essere attivata una volta ogni due turni.
Consumo chakra: 5 per bloccare le armi
Ci sono riuscito! Il padre di Iruko era un vero genio!
Continuai ad allenarmi con Iruko per tutta la mattinata, lui lanciava kunai e shuriken ed io li deviavo con la semplice immissione di chakra nella mia cintura. Appresi anche che il numero massimo di armi che potevo deviare contemporaneamente era 2, dopodichè la cintura richiedeva una pausa prima di poter essere riattivata nuovamente.
Migliorerò sempre di più il mio arsenale di armi e tecniche ed in breve tempo diventerò un’elite tra gli shinobi!
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Re: Addestramento Genin Armi e Tecniche Personali (Luglio/Agosto/Settembre 2014) ShinraTensei
Avevo recentemente ampliato il mio armamentario con due novità assolute sviluppate grazie alla mia inventiva con l’aiuto indispensabile di Iruko. Il pungiglione della viverna faceva bella mostra di sé sul tavolo della mia camera mentre la cintura magnetica riposava all’interno dell’armadio.
Ripensando ai recenti accadimenti, dovetti ammettere a me stesso che l’aver scoperto che il padre di Iruko, prima di morire, era stato un geniale scienziato nonché avveniristico inventore, aveva risvegliato un’infinità di interrogativi e curiosità nella mia mente: ero impaziente di poter tornare di nuovo nel laboratorio per girovagare ancora un po’ tra i tavoli alla scoperta di sensazionali progressi della scienza.
Dall’altro lato, tuttavia, ero ben conscio del fatto che il repertorio delle mie tecniche, accresciuto grazie ai rotoli presi dall’archivio dopo la mia promozione a genin, non era vasto come avrei desiderato e soprattutto era rimasto tale e quale a quel giorno.
Mi costrinsi pertanto a rimandare il viaggio al laboratorio che preventivavo già da lungo tempo, per concentrarmi invece sulla creazione di una nuova tecnica che catalizzasse a pieno le mie abilità.
Sono in grado di utilizzare con sufficiente abilità sia il chakra Raiton che quello Suiton e devo ammettere che già da parecchio tempo sono alquanto tentato di provare a combinarli insieme per creare un jutsu di potenza sempre più devastante. Come potrei muovermi?
Mmmm… So bene che l’acqua è un ottimo conduttore di elettricità quindi i miei due chakra non avrebbero eccessivi problemi a combinarsi insieme dopotutto… Il primo potrebbe potenziare l’altro se solo riuscissi a capire come fare…
Mentre ragionavo continuavo a far fluire nel mio corpo il chakra, cercando di distinguere con chiarezza i due elementi, non tanto per allenamento quanto piuttosto perché speravo che così facendo prima o poi un’idea sarebbe balenata nella mia mente. Attesi a lungo, mentre il mio cervello vorticava freneticamente alla ricerca di una soluzione al dilemma che mi ero posto.
L’acqua conduce il fulmine meglio di altri elementi, sicuramente meglio dell’aria stessa quindi dovrei fare in modo che sia proprio il liquido a veicolare il flusso di elettricità… Ma come posso fare a mettere in pratica questa mezza intuizione? Dovrei sviluppare un ambiente adatto al movimento del mio fulmine ma attualmente non credo di essere in grado di creare una quantità d’acqua incredibilmente elevata, neppure servendomi di una fonte d’acqua… Non sono quindi in grado di ricoprire una sezione molto ampia del campo di battaglia con la mia acqua…
Mi alzai in piedi di scatto, come se fossi stato morso da una tarantola.
Ma certo…forse c’è un modo per ovviare a questo problema! La nebulizzazione! Mi basterà espellere acqua dalla bocca chiudendo le labbra il più possibile in maniera tale che la pressione aumenti vertiginosamente e l’acqua che ne uscirà sarà nebulizzata e mi consentirà di aumentare il mio raggio d’azione fino ad un’ampiezza accettabile. Mettiamoci al lavoro!
Uscii in giardino e mi disposi in uno spiazzo privo di alberi dove ero solito allenarmi nel perfezionamento dei jutsu a lungo raggio. Eseguii una serie di sigilli e convogliai chakra suiton nella gola dopodichè lo espulsi nella maniera che avevo escogitato ma il raggio di terreno che riuscii a ricoprire era inferiore ai 3 metri.
Non è abbastanza, devo aumentare la quantità d’acqua.
Accrebbi l’afflusso di chakra e non appena ritenni sufficiente la quantità immagazzinata, spruzzai il getto portando il collo all’indietro. Come conseguenza notai immediatamente che l’acqua non era sufficientemente nebulizzata e non ero in grado di aumentare il mio raggio d’azione.
Non credo di poter convogliare più chakra di così… devo aumentare la pressione all’interno della mia bocca, così l’acqua che si disperderà nell’atmosfera potrà depositarsi fino a distanze maggiori.
Convogliai nella mia gola la medesima quantità di chakra accumulata in precedenza ma stavolta attesi un attimo di più prima di espellere il getto: chiusi le labbra e solo a quel punto rilasciai l’acqua la quale, sottoposta a grande pressione, si nebulizzò e andò a ricoprire una superficie circolare di circa 5 m di raggio.
Si perfetto… questo credo sia il massimo consentito dalle mie attuali capacità… E’ comunque una distanza accettabile entro la quale sferrare un colpo! Ora passiamo al rilascio del raiton!
Mi esercitai per altre tre volte nell’emettere il getto d’acqua dopodichè decisi di iniziare a rilasciare chakra elettrico nell’atmosfera.
Convogliai chakra raiton nella mano destra ed immediatamente lo rilasciai entro lo spazio delimitato dall’acqua nebulizzata in caduta; la scintilla era troppo debole e si spense senza muoversi neppure di un centimetro.
Aumentai allora l’afflusso di chakra e non appena fui pronto lo rilasciai ma l’effetto fu deludente: la scintilla stavolta era troppo potente e iniziò a saettare senza controllo da una gocciolina d’acqua all’altra.
Impossibile controllarne il movimento in questo modo… devo ancora una volta regolare l’impeto del mio chakra.
Inspirai profondamente, e mentre rilasciavo il getto d’acqua iniziai a lasciar fluire chakra raiton nella mia mano sinistra, in quantità che ritenevo né troppo bassa né eccessiva. Non appena scagliai il jutsu potei notare immediatamente il piccolo lampo che si muoveva in linea retta e a velocità molto maggiore di quanto avrei mai potuto fare con un attacco elettrico normale non catalizzato dall’acqua.
Rilasciai di nuovo l’attacco con le medesime modalità del precedente, per accertarmi che la riuscita non fosse stato un caso più unico che raro. Ebbi però pieno successo e riuscii addirittura a deviare la traiettoria rettilinea del mio jutsu, semplicemente concentrandomi.
Bene, ora che anche il mio parco tecniche consta di un nuovo jutsu mi sento più sollevato… a breve tornerò nel laboratorio, credo di aver notato qualcosa che potrebbe stuzzicare la mia attenzione.
Ripensando ai recenti accadimenti, dovetti ammettere a me stesso che l’aver scoperto che il padre di Iruko, prima di morire, era stato un geniale scienziato nonché avveniristico inventore, aveva risvegliato un’infinità di interrogativi e curiosità nella mia mente: ero impaziente di poter tornare di nuovo nel laboratorio per girovagare ancora un po’ tra i tavoli alla scoperta di sensazionali progressi della scienza.
Dall’altro lato, tuttavia, ero ben conscio del fatto che il repertorio delle mie tecniche, accresciuto grazie ai rotoli presi dall’archivio dopo la mia promozione a genin, non era vasto come avrei desiderato e soprattutto era rimasto tale e quale a quel giorno.
Mi costrinsi pertanto a rimandare il viaggio al laboratorio che preventivavo già da lungo tempo, per concentrarmi invece sulla creazione di una nuova tecnica che catalizzasse a pieno le mie abilità.
Sono in grado di utilizzare con sufficiente abilità sia il chakra Raiton che quello Suiton e devo ammettere che già da parecchio tempo sono alquanto tentato di provare a combinarli insieme per creare un jutsu di potenza sempre più devastante. Come potrei muovermi?
Mmmm… So bene che l’acqua è un ottimo conduttore di elettricità quindi i miei due chakra non avrebbero eccessivi problemi a combinarsi insieme dopotutto… Il primo potrebbe potenziare l’altro se solo riuscissi a capire come fare…
Mentre ragionavo continuavo a far fluire nel mio corpo il chakra, cercando di distinguere con chiarezza i due elementi, non tanto per allenamento quanto piuttosto perché speravo che così facendo prima o poi un’idea sarebbe balenata nella mia mente. Attesi a lungo, mentre il mio cervello vorticava freneticamente alla ricerca di una soluzione al dilemma che mi ero posto.
L’acqua conduce il fulmine meglio di altri elementi, sicuramente meglio dell’aria stessa quindi dovrei fare in modo che sia proprio il liquido a veicolare il flusso di elettricità… Ma come posso fare a mettere in pratica questa mezza intuizione? Dovrei sviluppare un ambiente adatto al movimento del mio fulmine ma attualmente non credo di essere in grado di creare una quantità d’acqua incredibilmente elevata, neppure servendomi di una fonte d’acqua… Non sono quindi in grado di ricoprire una sezione molto ampia del campo di battaglia con la mia acqua…
Mi alzai in piedi di scatto, come se fossi stato morso da una tarantola.
Ma certo…forse c’è un modo per ovviare a questo problema! La nebulizzazione! Mi basterà espellere acqua dalla bocca chiudendo le labbra il più possibile in maniera tale che la pressione aumenti vertiginosamente e l’acqua che ne uscirà sarà nebulizzata e mi consentirà di aumentare il mio raggio d’azione fino ad un’ampiezza accettabile. Mettiamoci al lavoro!
Uscii in giardino e mi disposi in uno spiazzo privo di alberi dove ero solito allenarmi nel perfezionamento dei jutsu a lungo raggio. Eseguii una serie di sigilli e convogliai chakra suiton nella gola dopodichè lo espulsi nella maniera che avevo escogitato ma il raggio di terreno che riuscii a ricoprire era inferiore ai 3 metri.
Non è abbastanza, devo aumentare la quantità d’acqua.
Accrebbi l’afflusso di chakra e non appena ritenni sufficiente la quantità immagazzinata, spruzzai il getto portando il collo all’indietro. Come conseguenza notai immediatamente che l’acqua non era sufficientemente nebulizzata e non ero in grado di aumentare il mio raggio d’azione.
Non credo di poter convogliare più chakra di così… devo aumentare la pressione all’interno della mia bocca, così l’acqua che si disperderà nell’atmosfera potrà depositarsi fino a distanze maggiori.
Convogliai nella mia gola la medesima quantità di chakra accumulata in precedenza ma stavolta attesi un attimo di più prima di espellere il getto: chiusi le labbra e solo a quel punto rilasciai l’acqua la quale, sottoposta a grande pressione, si nebulizzò e andò a ricoprire una superficie circolare di circa 5 m di raggio.
Si perfetto… questo credo sia il massimo consentito dalle mie attuali capacità… E’ comunque una distanza accettabile entro la quale sferrare un colpo! Ora passiamo al rilascio del raiton!
Mi esercitai per altre tre volte nell’emettere il getto d’acqua dopodichè decisi di iniziare a rilasciare chakra elettrico nell’atmosfera.
Convogliai chakra raiton nella mano destra ed immediatamente lo rilasciai entro lo spazio delimitato dall’acqua nebulizzata in caduta; la scintilla era troppo debole e si spense senza muoversi neppure di un centimetro.
Aumentai allora l’afflusso di chakra e non appena fui pronto lo rilasciai ma l’effetto fu deludente: la scintilla stavolta era troppo potente e iniziò a saettare senza controllo da una gocciolina d’acqua all’altra.
Impossibile controllarne il movimento in questo modo… devo ancora una volta regolare l’impeto del mio chakra.
Inspirai profondamente, e mentre rilasciavo il getto d’acqua iniziai a lasciar fluire chakra raiton nella mia mano sinistra, in quantità che ritenevo né troppo bassa né eccessiva. Non appena scagliai il jutsu potei notare immediatamente il piccolo lampo che si muoveva in linea retta e a velocità molto maggiore di quanto avrei mai potuto fare con un attacco elettrico normale non catalizzato dall’acqua.
Rilasciai di nuovo l’attacco con le medesime modalità del precedente, per accertarmi che la riuscita non fosse stato un caso più unico che raro. Ebbi però pieno successo e riuscii addirittura a deviare la traiettoria rettilinea del mio jutsu, semplicemente concentrandomi.
Nome: Scintilla inseguitrice
Chakra: Acqua/Fulmine
Tipo: Ninjutsu
Grado: Genin
Sigilli: 3
Descrizione: Il ninja esegue 3 sigilli ed accumula chakra suiton nella gola e chakra raiton in una mano dopodiché spruzzerà un getto d’acqua nebulizzata che ricoprirà tutto su una superficie semicircolare di 5 m di raggio con l’utilizzatore al centro. L’acqua non causerà danni ma ogni gocciolina rimarrà sospesa in aria per tutta la durata della tecnica.
Istantaneamente (cioè con intervallo di tempo quasi nullo tra l’emissione dell’acqua e quella dell’elettricità) il ninja libererà quindi l’elettricità accumulata nella mano sotto-forma di scarica bluastra larga pochi cm che si muoverà da una gocciolina fluttuante all’ altra sotto il controllo del ninja, risentendo però di un BONUS sulla velocità del 15%. Se colpisce causa un danno da ustione con forza diminuita del 10%.
Consumo di chakra: 10
Bene, ora che anche il mio parco tecniche consta di un nuovo jutsu mi sento più sollevato… a breve tornerò nel laboratorio, credo di aver notato qualcosa che potrebbe stuzzicare la mia attenzione.
ShinraTensei- Messaggi : 668
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Re: Addestramento Genin Armi e Tecniche Personali (Luglio/Agosto/Settembre 2014) ShinraTensei
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